Hewitt e Tomic, due «aussie» agli antipodi

di Marco Mazzoni

La giornata di ieri a Miami sulla carta non era così ricca di match davvero stuzzicanti, una partenza un po’ lenta rispetto ai fuochi d’artificio di Indian Wells. Ottima conferma per la Pennetta, che pare tutt’altro che scarica dopo l’immenso successo californiano; e bene anche la Errani, che deve elevare non poco i giri motori del suo tennis per provare a difendere i tantissimi punti da qua a Parigi.

Alla fine i riflettori sono stati puntati sul tennis australiano, per due fatti diametralmente opposti. Da un lato il ruggito n.600 di “Rusty” Hewitt, leone indomabile che strappa l’ennesima vittoria di una carriera lunga e tormentata, unendosi al duo Federer – Nadal per maggior numero di match vinti tra i giocatori ancora in attività. Dall’altro lato il record bizzarro ed estremamente negativo segnato da Bernard Tomic, che rientrato in gara dopo il ritiro agli Australian Open ha perso contro Nieminen per 6-1 6-0. Dove sta il record? Nell’incredibile durata dell’incontro: 28 minuti e 20 secondi! Un match così corto che supera di una manciata di secondi i 29 minuti e spiccioli del successo di Rusedski su Carsten Arriens a Sydney 18 anni fa.

Anche nel dopo partita, umori e frasi agli antipodi tra i due “canguri”. Hewitt è stato festeggiato con torte, photo sessions, tante interviste per ascoltare le sensazioni di questo campione che non si arrende all’età ed agli infortuni devastanti che dal 2005 l’hanno di fatto “pensionato” per l’altissimo livello. Eppure lui a smettere non ci pensa proprio. Si diverte ancora molto a giocare ringhiando su ogni palla, facendo scorrazzare per le lounge di tutto il mondo la sua biondissima e simpatica famigliola, e raccogliendo qua e la ancora qualche buon risultato. Il tutto con estrema sportività e la giusta dimensione, sapendo benissimo che i suoi colpi sono meno profondi ed intensi di quando divenne un n.1 giovanissimo, alzando due Slam e tanto altro ancora. Nel primo torneo dell’anno a Brisbane s’è tolto la soddisfazione di aver sconfitto di nuovo Federer in finale, tanto per dirne una. Adesso per “Rusty” a Miami ci sarà Nadal. Un match quasi impossibile, ma lui dice sorridendo “La palla è rotonda, vedremo”, con quell’occhio così vivace e azzurrissimo che sprizza energia positiva e contagiosa. Lo si può amare o odiare per il suo tennis un po’ robotico ed aggressivo, condito da atteggiamenti spesso sopra le righe, come i suoi C’mon sparati al massimo dei decibel; ma Hewitt è stato ed è ancora un tennista esemplare per come sta in campo, per l’applicazione che mette nella sua vita sportiva e per l’amore per il tennis e la competizione che dimostra in ogni torneo.

Il contrasto con Tomic qua si fa stridente, quasi scioccante. Quello che doveva essere il nuovo messia del tennis australiano da tempo si è arenato, impantanato in una palude infida da cui pare non essere in grado di tirarsi fuori da solo. E peggio ancora, pare non rendersi conto del talento che sta bruciando, in modo spesso sprezzante. Tanto che down under in molti iniziano a voltare pagina, già guardando con rinnovato interesse alla crescita di Kyrogios e Kokkinakis, due ragazzi ancora giovani che paiono avere qualità tecniche e soprattutto mentali ed umane nettamente superiori a quelle di Bernand.

Al rientro dopo un infortunio, una sconfitta anche netta ci può stare. Ma l’atteggiamento in campo di Tomic è stato così remissivo e scontante da rasentare l’irritazione tra il pubblico. Il tutto rincarato dalle parole sconcertanti del post gara, quando moltissimi l’hanno stuzzicato su questo record in negativo. Con occhio stanco e faccia inespressiva, Bernand ha fatto finta di nulla, sciorinando frasi tipo “Ho dato il meglio di quello che oggi potevo dare. Sono contento di esser rientrato sul circuito, anche se ho perso. Spero di poter dare il 100% prima possibile, non è facile, ma sto lavorando bene”. Non oso pensare cosa sarebbe potuto accadere nello spogliatoio se mai il buon Hewitt fosse stato il suo coach….

La cosa ancor più grave è che di episodi del genere Tomic ne ha già vissuti altri. E non parlo di problemi extra tennistici, che stanno animando da mesi e mesi i tabloid australiani, tra feste ad altissimo tasso alcolico, risse e pugni, ecc. Lo sconcerto e la rabbia sportiva vengono da tante prestazioni davvero misere se rapportate al suo potenziale tennistico. Ricordo per esempio il match allo scorso US Open contro Albert Ramos. Alla fine Tomic portò a casa la partita per il crollo del rivale ed una sua minima reazione, ma per buona parte del match l’australiano fu l’esempio di come non si sta su in campo. Le qualità del suo tennis sono mortificate da un atteggiamento passivo, remissivo, scostante. Impossibile produrre buon gioco e vincere anche contro un Ramos qualsiasi trascinandosi per il campo stancamente. La lentezza delle sue gambe a volte diventa atavica, irrimediabile, abbinata a zero lucidità. Sempre da quel match contro Ramos (ma si potrebbe dire di molti altri incontri): il buon mancino iberico servì 9 palle su 10 da sinistra slice ad uscire. Dopo 2 ore di gioco Tomic continuava a farsi sorprendere dalla curva esterna, con tante risposte fuori o così docili da regalare di fatto il punto al rivale. Fatto ancor più grave perché proprio il rovescio è il colpo potenzialmente più forte, sensibile e versatile di Tomic. L’aussie eppure ne avrebbe di qualità, potrebbe essere un potenziale “crack”. La sua tecnica molto particolare intriga, lascia spazio a possibili meraviglie, così lontana dai canoni del tennis “moderno”, dominato da eccessi di rotazione e anchilosato sulla spinta a tutta col dritto. Tomic è tutt’altro. E’ un ragazzone che di rovescio sa disegnare il campo, usando il back in modo perfido per il rivale. Porta il dritto in modo assolutamente personale, con una apertura minima ed un tempo sulla palla così buono da permettergli di accelerare in un “amen”, sfruttando ogni minima energia della palla incidente e trovando angoli balisticamente misteriosi. E la sua miglior qualità è il modo in cui cambia il ritmo, un po’ come fa il Murray doc, capace di addormentare uno scambio ed uscirne all’improvviso con una accelerazione improvvisa. In un tour dominato da giocatori fatti con lo stampino, l’arrivo di Tomic nel tennis che conta sarebbe una manna, per il potenziale di spettacolo che potrebbe portare; e anche per il paese da cui viene, forse quello percentualmente a maggior passione tennistica al mondo. Invece i tanti tifosi di tennis down under continuano ad attaccarsi a Rusty, aspettando gli altri giovani.

Quanto avrebbe da imparare Tomic da Hewitt… Se Bernard potrebbe diventare qualcuno se avesse l’umiltà di mettersi in gioco azzerando tutto, e riuscisse a carpire anche solo una piccola percentuale del fuoco, della lucidità tattica, della grinta e della passione che ha animato Lleyton nella sua carriera, facendogli superare mille ostacoli e battere tennisti tecnicamente molto più attrezzati. Tomic è ancora molto giovane, ma serve una svolta totale, e in fretta. Altrimenti passerà alla storia solo per questo record negativo di durata, o chissà per quale altra amenità al contrario…

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