Atp Newport, tra magia e tradizione…

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di Lorenzo Cialdani

Si sa, dove si può giocare a tennis su di un verde manto d’erba finemente curato, spesso si può trovare un’enorme dose di storia capace di raccontare i protagonisti che hanno varcato quei campi, le personalità che hanno reso possibile quello specifico evento e tutti i segni del tempo, che passando ha potuto regalare l’immortalità a quegli immacolati campi da gioco.

La settimana che vede allontanarsi da dietro l’angolo la finale di Wimbledon resta forse la più malinconica dell’anno per molti, perché in quel di Church Road si riescono a vivere emozioni che spesso sono invece tendenti allo standard in diversi scenari nel corso della stagione; non per sminuire questo o quel torneo, ma semplicemente per sottolineare l’importanza di quello che a furor di popolo è definito come il sacro tempio del tennis, tra tradizione ed incredibile modernità, tra il rispetto e lo spettacolo a 360°.

Certo, di storia a Wimbledon ne sanno eccome, eppure per dare l’arrivederci ai courts in erba il compito spetta al “Hall of Fame Tennis Championships”, torneo che risulta oramai un’istituzione tra gli addetti ai lavori ed i più appassionati: il torneo di scena a Newport, Rhode Island, prese il via come rassegna prettamente femminile (esordio nel 1971, con una lunga sospensione di 7 anni dal 1975 al 1982) fino a diventare combined dal 1976, anche se il doppio maschile ha dovuto attendere un ulteriore stagione prima di entrare correntemente in programma.

Per quanto riguarda il circuito ATP ricordiamo soprattutto le edizioni più recenti del torneo, visto il definitivo addio al circuito femminile nel 1990 in seguito alla inaspettata vittoria della spagnola Arantxa Sanchez Vicario ai danni della britannica Jo Durie, dopo ben 7 anni di derby in finale tra sole giocatrici statunitensi.

Nonostante il record di vittorie del torneo appartenga al britannico Greg Rusedski ed all’indiano Vijay Amritraj, entrambi a quota 3, nell’ultimo decennio hanno iscritto il loro nome nell’albo d’oro il francese Fabrice Santoro, due volte John Isner, Mardy Fish, Rajeev Ram e Nicolas Mahut, con il campione uscente Lleyton Hewitt che ha centrato la vittoria nel 2014 contro Ivo Karlovic dopo due sconfitte consecutive in finale. Se poi si vuole andare a cercare un pizzico di Italia nei “Records” del torneo statunitense, l’unica gioia per i colori azzurri è stata rappresentata dal successo in doppio di Gianluca Pozzi in coppia con l’australiano Brett Steven nel lontano 1991.

La suggestiva location del “Newport Casino” costruita nel 1880, ormai 135 anni fa, è ufficialmente entrata a far parte delle “National History Landmarks” statunitensi nel 1987, visto l’effettivo valore architettonico e storico della struttura oltre al lustro che lo stesso “Casino” ha dato al mondo del tennis americano grazie al torneo indigeno. Nonostante il nome che potrebbe risultare fuorviante, il tennis club di Newport non è mai stato un casinò (“Casino” deriva infatti dal termine italiano “cascina”, intesa come “piccola casa estiva”), anche se la vera curiosità proviene direttamente da una sorta di scommessa: fu James Gordon Bennett, editore dell’influente New York Herald, a sfidare l’ex capitano della Marina Henry Candy, in una domenica pomeriggio nel gentlemen club “Newport Reading Room”, a montare in sella al suo cavallo fin dentro alla regale veranda del club. Il Capitano Candy non ci mise molto ad accogliere la sfida di Bennett, creando un discreto trambusto e portando Bennett ad essere allontanato dal club.

Fu proprio in quel momento che Bennett decise di creare un club tutto suo, dando il là per quello che oggi è un punto cardine del tennis americano, con la sua grande tradizione e la sempre massiva partecipazione nel corso di tutto l’anno dei membri della “Hall of Fame”.

Il 31 agosto 1881, al “Casino” ebbe luogo quello che fu il primo torneo di tennis di singolare maschile nel tennis a stelle e striscie, con un tabellone composto da 25 partecipanti e con il tutto accompagnato da un quartetto d’archi. Dick Sears si è laureato primo campione del paese, andando poi a vincere le prime sette edizioni del torneo (1881-1887) prima di ritirarsi imbattuto. Nel 1914 l’evento aveva raggiunto livelli di seguito davvero troppo grandi per Newport, tanto da costringere il presidente del USNLTA di trasferire i campionati al West Side Tennis Club di Forest Hills, New York. Il torneo si è evoluto negli anni per diventare uno dei quattro tornei più importanti di sempre, ovvero gli U.S. Open.

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E’ stato uno dei più importanti presidenti del “Newport Casino”, quel Jimmy Van Alen che da anche il nome alla attuale “Van Alen Cup”, a gettare le basi per la creazione di quella che oggi è la “National Lawn Tennis Hall of Fame and Museum”, che fu in seguito anche riconosciuta dalla Federazione Internazionale di Tennis nel 1986.

Con una storia così anche l’arrivederci a Wimbledon saprà risultare sicuramente più dolce, sia per il grande spettacolo che i protagonisti in campo sono in grado di offrire, sia per la splendida cornice che quasi riporta giocatori e spettatori a quei tempi che furono, a quando il tennis era nobiltà allo stato puro, con vittorie e trofei che sapranno restare immortali nonostante lo scorrere del tempo.

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