Carlos Alcaraz: campione o dominatore?

Carlos Alcaraz, anni 18, ha conquistato al Miami Open il suo primo (e sicuramente non ultimo) titolo Masters 1000. Tra addetti ai lavori e appassionati sono iniziate infinite discussioni su quello che sarà il futuro dello spagnolo e del circuito ATP. ‘Carlitos’ dominerà in lungo e in largo? Vincerà meno di quanto pronosticate in questi giorni? Quanti sono i suoi margini di miglioramento e quali potranno essere gli avversari più insidiosi?

In questi casi l’unico obiettivo possibile, per un osservatore del tennis, è cercare di rimanere lucido. Non bisogna farsi prendere dall’eccessivo entusiasmo, dalle vittorie (o dalle future sconfitte) per giudicare le potenzialità di Alcaraz. E allora proviamo a studiare la situazione nel dettaglio.

Partiamo dall’ultima domanda, che di fatto può essere utile per rispondere anche alle altre: quali potranno gli avversari più insidiosi? Sfido anche i talent scout più esperti ad aver scritto, 5/6 anni fa, che Alcaraz sarebbe entrato a questa età e con tale prepotenza nel circuito maggiore. Era un grande prospetto, un probabile campione, ma ciò che abbiamo visto era difficilmente pronosticabile nelle stagioni passate. E allora come è possibile, a prescindere dal livello attuale espresso da Carlos, stabilire che non arriveranno, tra le annate 2004 e 2015, giocatori in grado di mettere in campo un tennis ancor più incisivo dello spagnolo? È semplicemente impossibile prevedere il futuro.

Possiamo intanto analizzare ciò che è accaduto nel passato e che potrebbe verificarsi nell’immediato futuro. In passato Roger Federer sembrava destinato a un numero di Slam fuori dal comune, mentre Nadal e Djokovic giocavano ancora le competizioni juniores. Altro che 20 Slam… Senza Djokovic e Nadal probabilmente Roger sarebbe arrivato almeno a 30. Federer, però, quando sono arrivati gli altri due fenomeni, ha capito che avrebbe assolutamente dovuto fare qualcosa di più: migliorare il proprio bagaglio tecnico-tattico-fisico-mentale. E così è stato. Senza possibilità di smentita. Anzi, sono stati proprio i Fab4 (mettiamoci anche Murray) a dichiarare a più riprese che la crescita singola di ognuno di loro sia giunta grazie alla presenza degli altri tre.

Ed è quello che accadrà anche a Medvedev, Zverev, Tsitsipas, Thiem (quando e se rientrerà ad alto livello), Berrettini (sperando di limitare gli infortuni) e ai più giovani Auger-Aliassime, Sinner ed altri che, appunto, arriveranno. Non consideriamo ovviamente Djokovic e Nadal che, finché saranno presenti nel circuito, sapranno sempre come mettere in difficoltà i più giovani avversari (quando non sarà più così smetteranno).

Altro dettaglio da analizzare: i giocatori presenti oggi nel circuito stanno studiando i pregi e i difetti (perché ci sono anche quelli, anche se non sembra, credetemi) di Carlos Alcaraz. E nelle prossime sfide, a turno, cercheranno di porre nuove insidie tattiche e tecniche allo spagnolo. È successo anche a Sinner, che all’inizio ha sorpreso molti big del circuito salvo poi essere un po’ ‘normalizzato’, passatemi il termine, dalla voglia di rivalsa dei vari Zverev e Tsitsipas, all’inizio battuti da Jannik e in seguito vincenti negli scontri diretti. Ora è Sinner, ovviamente, che sta studiando per migliorarsi e tornare a battere (o farlo per la prima volta) gli attuali Top-5 ATP.

Questo studio minuzioso, dettaglio dopo dettaglio, sta avvenendo (ve lo diamo per certo) in ogni team dei migliori tennisti ATP.

Alcuni big, peraltro, per caratteristiche, hanno già armi importanti per infastidire Alcaraz. Non è un caso che Zverev e Medvedev, seppur nei mesi passati (contro un Carlitos meno completo e consapevole), lo abbiamo sconfitto agevolmente. Oggi non sarebbe così, ma difficilmente vincerebbe Alcaraz con agio. Anzi. Chi serve molto bene, ad esempio, a oggi può essere pericoloso per l’allievo di Juan Carlos Ferrer. Carlos palesa ancora qualche difficoltà nel trovare continuità in risposta e, al servizio, non ha ancora la capacità di vincere tanti game consecutivi senza concedere occasioni agli avversari.

Carlos Alcaraz - Foto Ray Giubilo
Carlos Alcaraz – Foto Ray Giubilo

Veniamo però ora a ciò che impressiona (e son tante cose) di Carlos Alcaraz: la velocità di crociera e il tempo sulla palla sono fuori dall’umana concezione. La potenza generata, soprattutto col dritto, è clamorosa. Non decelera praticamente mai. Non pensiate che altri giocatori non possano tirare così forte, ma un conto è giocare un colpo al massimo della potenza, altro è tenerlo regolarmente in campo. Il servizio ha ancora margini di miglioramento (nonostante l’altezza di Carlos), e in alcuni momenti va e viene, ma può già portare una buona serie di punti diretti. Anche la risposta va ad alti e bassi, ma soprattutto contro prime di livello fa ancora fatica. E questo accade soprattutto per un discorso di abitudine: Alcaraz ha disputato nel circuito maggiore solamente una settantina di partite; anche a un fenomeno come Carlitos serve tempo per conoscere i propri avversari (molti li ha affrontati una sola volta e, per quanto ci si possa allenare insieme, il match è un’altra storia), studiarne il servizio e la tattica in generale. Fa dunque ancora più impressione la capacità di leggere un avversario in così poco tempo per scardinarne le armi. Come detto, però, c’è l’altra faccia della medaglia: tutti studieranno il modo di mettere in difficoltà Alcaraz.

Fisicamente è impressionante. Poco da dire. Esplosivo, resistente, reattivo, veloce.

Per quanto concerne l’aspetto mentale bisogna invece considerare due aspetti: la capacità di lottare, di dimenticare gli errori, il rifiuto della sconfitta, sono a livelli altissimi. Un po’ come accade per Jannik Sinner, però, deve crescere nella gestione dei momenti. È normale sia così (vedi sopra al numero di partite giocate a livello ATP).

Tutto questo lungo articolo per dire cosa, dunque? Difficilmente Carlos Alcaraz non sarà un campione di questo sport. Vincerà probabilmente molto e bene (in termini di qualità dei tornei conquistati: Slam e 1000), ma non è affatto certo che possa dominare il circuito. Pensare ad Alcaraz come fosse un nuovo Djokovic/Nadal/Federer è sinceramente prematuro, sia per le qualità dello spagnolo sia per un’impossibile capacità di prevedere il livello del tennis mondiale da qui a 15/20 anni.

C’è un ultimo aspetto che potrebbe mettere in difficoltà Alcaraz. È vero, nei prossimi anni non ci saranno Djokovic e Nadal ad affrontarlo, ma saranno sicuramente presenti tanti giocatori che, in giornata di grazia, possono essere pericolosi. Alcuni li abbiamo già citati, ma altri esistono ed esisteranno. E, quindi, un po’ come accade nel circuito WTA attualmente, per vincere uno Slam si dovranno affrontare probabilmente almeno 4 partite complicatissime. Pensate a un torneo nel quale (prendendo il ranking odierno), dagli ottavi alla finale, si vadano ad affrontare: Auger-Aliassime, Tsitsipas, Zverev e Medvedev. Non sarà mai banale vincere uno Slam. Il fatto che Alcaraz potrà vincere molti Slam non può toglierci lucidità eliminando i suoi avversari presenti e futuri. Ribadisco e chiudo: vincere uno Slam non sarà mai banale, vincerne 15/20 ancor meno. Bisogna analizzare in maniera attenta, senza farsi abbagliare dall’ultimo mese di Alcaraz e cercando di capire dove andrà a parare nelle prossime stagioni il circuito ATP.

Tanti punti di domande, poche certezze, tranne una: Carlos Alcaraz è un tennista spettacolare e ci farà divertire per tanti tanti anni.

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