E una Davis con Harrison e Giannessi?


di Sergio Pastena
Ripartiamo da una boutade, sparata quasi un anno fa: all’epoca eravamo reduci dalla dolorosa sconfitta con la Svezia e il sottoscritto, in un articolo (Link) sostenne la necessità di cambiare il format buttando lì la proposta di quattro singolaristi diversi. Ora che il torneo dell’insalatiera ci ha regalato un quarto di finale scontatissimo tra Serbia e Svezia (gli svedesi han fatto anche troppo conquistando il doppio e due set in singolare) e un altro irritante tra Argentina e Kazakistan (o per meglio dire Russia B), forse è arrivata l’ora di sparare un’altra boutade: una all’anno si può fare. Chiacchiere da bar, si intende, tanto difficilmente cambierà qualcosa, ma uno scambio di opinioni può essere sempre costruttivo.
I difetti della Davis sono arcinoti e li conosciamo tutti:
– Basta un solo singolarista di valore per tenere a galla una squadra

– I big partecipano a corrente alternata, spesso solo in chiave olimpica

– I giovani vengono al massimo chiamati a giocare i singolari inutili
E sono solo alcuni, ad esempio abbiamo trascurato la questione dei calendari. Bene, senza dilungarmi troppo sparo lì quello che mi è venuto in mente. Si schierano tre singolaristi liberi (senza limiti di età), un under 21 e un doppio, con le seguenti specifiche.
Rientrano tra gli Under 21 solo quelli che hanno 20 anni o meno alla partenza della Davis (che potranno completare, come succede per le Under 21 calcistiche)
I quattro singolaristi dovranno essere diversi (se si convoca un Under 21 come “libero”, ne va scelto comunque un altro per l’incontro “junior”)
I giocatori si sfidano in ordine di classifica (1° vs 1°, 2° vs 2° etc)
Le “nomination” per il doppio restano ovviamente libere
Il primo giorno giocano i primi singolaristi “liberi” e i juniores
I convocati totali passano da quattro a sei
I tennisti al rientro da un infortunio possono scegliere di avvalersi di un ranking protetto
Chi gioca una volta come “junior” in una squadra può giocare per un’altra solo tra i singolaristi “liberi” una volta compiuti 21 anni
Prima di analizzare il senso di questa proposta, permettetemi di proporvi due piccoli schemi. Partiamo dal primo, quello delle ipotetiche squadre che scenderebbero in campo con questa formula. Il criterio è puramente di classifica (aggiornata al 4 luglio) senza tenere conto di defezioni (es. Seppi è considerato convocato) e possibili scelte differenti, con qualche eccezione solo per i casi davvero clamorosi (es. Gonzalez col Cile). Per gli under 21 abbiamo preso come criterio arbitrario il miglior ranking Atp e abbiamo escluso il doppio, sul quale non ha senso fare considerazioni di classifica (due big affiatati possono battere chiunque anche se non hanno un buon ranking). Ovviamente non c’è nessuna pretesa di “scientificità”, l’unico intento è quello di fornire uno scenario verosimile, riferito alle 36 squadre prese in considerazione nell’articolo dell’anno scorso.

A partire da queste ipotetiche squadre abbiamo stilato un doppio ranking con un metodo abbastanza semplice. Per ogni singolare abbiamo fatto una classifica in ordine di classifica assegnando alla squadra dei punti pari alla posizione: ovviamente quelle col punteggio più basso erano le migliori e viceversa. Abbiamo considerato sia la situazione attuale che quella che si verrebbe a creare con questo metodo, coi risultati che vedete a sinistra. Interpretiamo questi risultati.
Le squadre con solo uno o due giocatori di valore vengono penalizzate. La Svizzera perde ben dieci posizioni e passa dal numero 3 al numero 13, stessa sorte tocca alla Gran Bretagna che ne perde nove. Si salva la Svezia, che vanta un Under 21 di buona fattura come Lindell, ma resta una squadra squilibrata
Hanno problemi anche le squadre che non lavorano sul settore juniores. Il Kazakistan si trova a schierare lo sconosciuto Yessenbekov e parte praticamente dallo 0-1, perdendo otto posizioni in graduatoria
Vengono premiate le squadre omogenee che rappresentano la crescita di un movimento. Italia e Belgio (che vanta l’ottimo ventenne Goffin) salgono, ma migliorano anche realtà meno blasonate come Giappone, Colombia, Portogallo e Polonia. Particolarmente interessanti gli ultimi due casi: si tratta di nazioni che fino al secolo scorso erano tennisticamente inesistenti (negli anni 80/90 i migliori furono rispettivamente Cunha Silva e Kowalski, due onesti mestieranti) e che sono cresciute tanto in questi anni. I polacchi, potendo vantare due singolaristi come Kubot e Przysiezny (uno nei Top 100, l’altro che che era tra i cento fino a pochi mesi fa), un terzo come Gawron, buon giocatore di Challenger, un under 21 molto forte come Janowicz e un doppio competitivo come Fyrstenberg-Matkowski, potrebbero tranquillamente dar fastidio alla Svizzera e partirebbero favoriti contro la Svezia
A guardare le due classifiche paiono esserci alcuni vantaggi:
Le graduatorie stilate col metodo dei “quattro singolaristi” rispecchiano in maniera più fedele lo stato di salute dei vari movimenti
La presenza di un solo big, o persino di due, non garantisce a una nazione di restare a galla se dietro di loro c’è il vuoto assoluto
I giovani fanno un’esperienza preziosa e vengono responsabilizzati, giocando punti potenzialmente decisivi
–  I big potrebbero essere maggiormente invogliati a giocare la Davis: una sola partita di venerdì spaventa meno di un potenziale doppio impegno in tre giorni
Viene depotenziato l’effetto “tennis-mercato” di nazionali come quella kazaka
Ci sono meno partite “scontate” e ne guadagna lo spettacolo
Possibili “contro” potrebbero essere:
Maggiori difficoltà nel convocare sei giocatori invece di quattro
Forfait definitivi di qualche big demotivato (difficilmente Murray giocherebbe ancora spesso con la Gran Bretagna)
Polarizzazione dei risultati a favore dei movimenti più grandi (anche se, a ben guardare, una squadra come la Serbia resterebbe tra i top team tranquillamente)
Cosa ne pensate?

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