Potenza e controllo: al Foro Italico brilla Gianmarco Ferrari

Sei anni fa Diego Nargiso si trovava a Prato insieme a Gianluca Mager. L’ex davisman aveva bisogno di uno sparring per far allenare il suo allievo dell’epoca. Gli fu proposto un giovane ragazzo mancino, già alto e potente. Il suo nome era Gianmarco Ferrari.

A fine allenamento ho voluto incontrare i suoi genitori – mi ha raccontato oggi Diego al Foro Italico – perché avevo visto qualcosa di davvero interessante. Da quel giorno ho iniziato ad allenarlo e da alcuni mesi, dopo alcune vicissitudini, sta esprimendo un grande tennis“.

Nargiso me lo aveva segnalato a inizio stagione. Eravamo fuori dagli studi di Supertennis TV e Diego si limitò a dirmi, parlando dei vari giocatori italiani in ascesa, “guardati Ferrari, non ti dico altro“.

Così avevo fatto. ‘Jimbo’ aveva battuto tre ottimi avversari nel challenger di Forlì sul veloce indoor: Matteo Viola, Marius Copil e Damir Dzumhur. Si era poi arreso a un certo Jack Draper, giocatore ormai esploso negli ultimi mesi.

Veniamo a oggi. Nel terzo turno delle Pre-qualificazioni degli Internazionali BNL d’Italia Gianmarco Ferrari, detto ‘Jimbo’, ha sconfitto contro pronostico Gian Marco Moroni, detto anch’egli ‘Jimbo’, in due set. Moroni, recente finalista al challenger del Garden, non era al meglio e a fine match ha anche riportato un infortunio agli addominali, ma il tennis espresso da Ferrari ha impressionato per potenza e precisione.

Diego Nargiso e Gianmarco Ferrari - Foto Nizegorodcew
Diego Nargiso e Gianmarco Ferrari – Foto Nizegorodcew

Mancino, ottimo servizio, rovescio bimane e drittone sia pesante che potente, Ferrari sembra pronto al salto di qualità. è migliorato tanto negli spostamenti destra-sinistra e sta crescendo anche nella corsa in avanti; arriva sempre meglio sulla palla e, se gioca con i piedi ben piantati in terra, sulla quella terra fa i buchi. Quando decide di accelerare lascia l’avversario fermo. Anche sulla terra. “Penso che in futuro il veloce possa essere il suo habitat – mi spiega ancora Diego -; mi piacerebbe fosse un mix tra Delbonis e Verdasco, ma sempre orientato alla ricerca del punto in maniera aggressiva“.

Classe 2000, numero 707 ATP. Molti potrebbero pensare che sia in tremendo ritardo. Ma i percorsi per arrivare in alto in questo sport sono infiniti e variegati. “Jimbo ha perso due anni: uno per una relazione sentimentale che lo ha mandato fuori strada, e il secondo per ritrovarsi tennisticamente. Ma la cosa non mi preoccupa, il ragazzo ha qualità. Anche Sanguinetti arrivò molto dopo di me ma in classifica raggiunse un ranking più alto“.

L’impressione di chi scrive, dopo averlo ammirato in streaming a Forlì, è prima di tutto di un bravissimo ragazzo, umile (nel senso positivo del termine), che sta capendo pian piano le proprie potenzialità. Parola chiave: consapevolezza. Non basta essere forti, bisogna comprenderlo, saperlo, interiorizzarlo. E il processo è in atto, a suon di sassate.

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