Vittoria, Mager

Giocare senza pressione, senza pensieri e senza la necessità primaria di ottenere grandi risultati aiuta lo sportivo a mettere in campo una prestazione migliore. È logico, di qualunque disciplina si tratti. Vedere questa teoria applicata da un professionista, però, fa sempre un certo effetto.

Gianluca Mager si è presentato al Gran Canaria Challenger targato MEF Tennis Events un mese dopo l’ultima partita disputata, l’esordio nell’ATP 250 di Pune perso al tie-break del terzo set contro Joao Sousa (poi vincitore del torneo). Nessun infortunio, nessuna pausa di riflessione: il 16 febbraio è nata Vittoria, primogenita del tennista e della fidanzata Valentine Confalonieri (ex numero 401 WTA) e chiaramente il sanremese classe ’94 ha dedicato all’evento il tempo e le energie che meritava. Si è allenato poco, è stato tanto a casa e solo la settimana prima di volare in Spagna si è riattivato dal punto di vista tecnico e atletico.

Lo stop agonistico ha portato Mager fuori dalla top 100 ATP, quindi l’obbligo di far bene per riconquistare punti utili ad accedere al prossimo Roland Garros direttamente dal tabellone principale c’era. Sbagliato quindi definire leggera la trasferta dell’azzurro, accreditato anche della testa di serie numero 2 e quindi tra i primissimi favoriti del main draw. Eppure in campo e fuori si è notato uno spirito esemplare.

Gianluca ha fatto le cose perbene: dalla prevenzione al defaticamento, dall’alimentazione al riposo, nulla è stato lasciato al caso. Tutto, però, con il sorriso e la chiara volontà di restare in contatto costante con la sua famiglia. Quando gli chiedi “Com’è essere papà?” si ferma, quasi commosso, prende il telefono e ti mostra le foto della piccola: “È così”. Il primo match vinto da padre, l’umiltà con cui, senza dire una parola, si è adattato al vento e alle condizioni non semplici dell’isola. Contro avversari scomodi, a tratti veri e propri muri da terra rossa. Punto dopo punto, game dopo game, è salito il livello, sino a capire di avere davanti il Mager vero, quello 62 ATP, quello che negli Slam deve partire in tabellone per costruirsi la chance di abbattere nuovi limiti.

È finita, poi, come meglio non sarebbe potuta. Match point: servizio, rovescio, vittoria. E poi, dopo l’abbraccio al suo team, la videochiamata a casa. Vittoria.

E adesso?

Adesso no, non vado a Indian Wells. Voglio stare a casa e godermi le mie donne”.

Lo sport è vita, ma la vita sa esser più preziosa dello sport.

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