Younes El Aynaoui: “Vi racconto mio figlio Neil, la Roma e i miei ricordi a New York. Sinner-Alcaraz? Il tennis è in buone mani”

Lapo Castrichella
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Younes El Aynaoui - Foto Spazio Tennis

Miglior tennista marocchino di sempre, padre del nuovo acquisto della Roma Neil El Aynaoui e oggi allenatore del tennista Hugo Gaston (numero 125 ATP). Con Younes El Aynaoui abbiamo rivissuto alcuni dei momenti più emozionanti della sua carriera, come i quarti di finale agli US Open raggiunti battendo Carlos Moyà e Jiri Novak, senza dimenticare la storica maratona persa 21-19 al quinto set contro Andy Roddick agli Australian Open del 2003 e ovviamente alcune curiosità sul figlio in vista della Serie A 2025/2026. Da giocatore è stato capace di arrivare al numero 14 del mondo e di conquistare cinque titoli ATP, diventando il volto più importante del tennis marocchino.
Oggi, a distanza di anni, lo ritroviamo con lo stesso entusiasmo, ma in una veste diversa: quella di allenatore di Gaston e di padre orgoglioso. Perché oltre al tennis, c’è anche il calcio, con suo figlio Neil, nuovo acquisto della Roma, pronto a inseguire i suoi sogni allo Stadio Olimpico. Con lui abbiamo ripercorso il passato, guardato al presente e al futuro: i ricordi di New York, i nuovi fenomeni come Sinner e Alcaraz, la crescita del tennis italiano e, naturalmente, le emozioni di un padre che ora vede suo figlio vivere la magia del calcio nella Capitale.

Quante volte sei venuto qui allo US Open, sia da giocatore che da allenatore? Com’è tornare tante volte nello stesso torneo e nella stessa città?
“Se mi metto a pensare a quanti anni sono passati, mi sento molto vecchio (ride). Il primo anno che sono venuto qui è stato il 1991, per le qualificazioni. Dopo il ritiro nel 2007, per tanti anni non sono più tornato. Ho tanti ricordi in questo luogo: è bello tornare, il posto è cambiato tanto e ogni anno costruiscono nuove strutture che lo rendono sempre più affascinante.”

Che ricordi hai dello US Open da giocatore? Nel 2003 battesti un giovanissimo Rafael Nadal al suo secondo Slam e in seguito arrivasti due volte ai quarti battendo top 10 come Carlos Moya e Jiri Novak.
Nadal non era ancora quello che tutti conosciamo, ma già si vedeva che sarebbe potuto diventare un grande giocatore. Vincere contro di lui è stata una grande soddisfazione. Ricordo ancora il tie-break al quinto set con Jiri Novak: un momento indimenticabile, e vincere in quella situazione, con quel risultato 7-6(1) 5-7 3-6 6-3 7-6(5), ha reso tutto ancora più speciale. Un rimpianto che ho ancora oggi è che, in entrambe le volte in cui sono arrivato ai quarti di finale, ero molto stanco fisicamente e non sono riuscito a esprimere il mio tennis al massimo.”

Da quanti anni alleni Hugo Gaston e come sta andando il vostro lavoro insieme?
“Abbiamo iniziato due anni fa a Marrakech. Hugo è un giocatore che ha fatto molto bene fin da subito: è stato numero due del mondo junior e, quando ha iniziato a giocare Futures e Challenger, ha scalato molto velocemente il ranking fino ad arrivare alla posizione numero 50. Adesso sta avendo un po’ più di difficoltà a mantenere la classifica: gli avversari conoscono meglio il suo gioco, hanno individuato i suoi punti deboli e quindi per lui è diventato più complicato. Ma sai, nel circuito le partite spesso si decidono su pochi punti, e lì la fiducia fa davvero la differenza. L’anno scorso ha giocato bene, mentre quest’anno è stato un po’ più difficile: è uscito dai primi 100, quindi ripartiremo dai Challenger per cercare di rientrarci prima possibile”.

Secondo te Jannik Sinner e Carlos Alcaraz saranno i protagonisti indiscussi anche di questo Us Open e come li vedi in futuro?
“Molti temevano che, dopo Federer e Nadal, il tennis potesse perdere fascino. Invece con Sinner e Alcaraz sono arrivati due protagonisti capaci di raccoglierne l’eredità: la partita che hanno giocato al Roland Garros è stata indimenticabile. Sono giovanissimi e rappresentano un modello per la nuova generazione: per i ragazzi che li guardano è un piacere vederli giocare. Il tennis è in buone mani. In più hanno caratteristiche diverse, anche fisicamente: uno è alto, l’altro più compatto. Questo rende la loro rivalità ancora più interessante. Hanno tutto ciò che serve per regalarci finali straordinarie per molti anni.”

Cosa pensi del movimento del tennis italiano di questi ultimi anni?
“È incredibile quello che sta succedendo. Io sono nato nel ’70 e, quando giocavo, il tennis italiano rispetto ad altri paesi come Francia o Spagna era un po’ indietro. Oggi invece è bellissimo vedere così tanti giocatori non solo in alto nel ranking, ma anche con stili di gioco interessanti e diversi tra loro. Ognuno ha qualcosa di unico, sono tutti molto professionali e fisicamente molto preparati.
È una grande soddisfazione, perché in Italia la passione per il tennis c’è sempre stata: lo si vede al Foro Italico. Mancavano i campioni, adesso invece ci sono: Sinner, Musetti, Cobolli, Sonego e tanti altri. Tutti ragazzi che è davvero un piacere guardare giocare.”

Che emozione hai provato nel vedere tuo figlio firmare con la Roma?
“Siamo davvero molto felici. Non è stato semplice, perché al momento della sua firma c’erano due giocatori in ballo: Rios e mio figlio. Mi è sembrato che i tifosi preferissero Rios e per Neil non è stato facile leggere certi commenti. Ma lui è innamorato del calcio da quando era bambino: vive per questo sport, è la sua vita. Dedica tutto se stesso per crescere e diventare il miglior calciatore possibile. Sono convinto che alla Roma farà bene, ha la mentalità e la passione giusta. Adesso speriamo che anche i tifosi possano riconoscerlo e sostenerlo, perché con il loro appoggio potrà davvero andare lontano.”

Neil El Aynaoui - Gino Mancini/IPA Sport
Neil El Aynaoui – Gino Mancini/IPA Sport

Neil ha giocato solo a calcio o ha provato anche il tennis?
“In realtà gioca molto bene anche a tennis. Noi abitavamo a Barcellona, io lavoravo nel tennis quindi lui, essendo cresciuto in quell’ambiente, ha giocato per diversi anni. Il suo vero amore però è sempre stato il calcio e così a 12 anni ha scelto di seguire il suo sogno di diventare un calciatore.”

Come si sta trovando con la nuova squadra e col nuovo allenatore?
“Si sta ambientando molto bene. Ha trovato una bella casa a Casal Palocco, dunque sia vicino a Trigoria che al mare; è davvero a suo agio anche fuori dal campo. Con Gasperini si sta integrando bene: gli allenamenti sono intensi, ma li affronta con entusiasmo. Gli piacciono i compagni di squadra e tutte le persone del club lo hanno accolto benissimo. Si sente bene, motivato e pronto: è carico per vivere una grande stagione con la Roma.”

Sei mai stato allo Stadio Olimpico? Andrai quest’anno a vedere le partite della Roma?
“Sì, ho avuto la possibilità di andare allo Stadio Olimpico qualche anno fa, durante gli Internazionali d’Italia: a volte capitava che ci fosse una partita, ricordo di essere stato anche a vedere Houssine Kharja, un connazionale marocchino che ha giocato nella Roma. La prima partita di mio figlio, contro il Bologna, la seguirò in TV, ma in futuro farò davvero l’impossibile per essere allo Stadio Olimpico. Sarebbe un’emozione unica vederlo lì, con quella maglia, davanti a tutti i tifosi.”

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