Walter Trusendi e gli allenamenti con Sinner durante la sospensione: “Migliorava giorno dopo giorno…”

“Sei allenato, si?”. Una semplice domanda, postagli da Simone Vagnozzi, ha dato il via a una quattro giorni che senz’altro Walter Trusendi avrà modo di ricordare a lungo. È l’inizio di aprile, Jannik Sinner è alle prese con l’ultimo mese di sospensione e cerca uno sparring con cui allenarsi in privato. Allora il fido coach ascolano contatta il 40enne toscano, già numero 299 ATP nel 2011, che dal 7 al 10 dello scorse mese si fa trovare pronto per qualche sessione di lavoro con il numero uno al mondo.

“Non lo conoscevo personalmente – ha raccontato Trusendi in un’intervista al Corriere dello Sport -. L’aspetto più bello è che sin dal primo momento, in cui mi ha salutato, ha fatto di tutto affinché fossi a mio agio. In campo sa alternare la serietà al momento più spensierato e rilassante. Ha la maturità di un quarantenne. Il dettaglio più interessante però è un altro: ogni volta che parla dà la sensazione di una persona sicurissima di sé in ogni contesto”.

Con una finale raggiunta subito al rientro a Roma e un percorso finora immacolato a Parigi, lo stop sembra ormai già molto lontano per l’altoatesino. Ma fino a qualche settimana fa la situazione era certamente più delicata: “Sinner aveva qualche vescica alla mano che il fisioterapista continuava a curare, ma è normale quando ci si ferma per un po’. Al netto di un po’ di ruggine tecnica, però, ho trovato che migliorasse giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento – afferma ancora il classe ’85 di Forte dei Marmi -. All’inizio abbiamo lavorato sulla continuità con scambi a ritmo abbastanza alto, per poi lavorare su miei cambi di ritmo che dovevano essere propedeutici a metterlo in difficoltà. Inoltre alcune esercitazioni terminavano con dei punti. Nel pomeriggio, poi, si spostava in palestra”.

Un’esperienza senza dubbio indimenticabile per Trusendi, ora maestro nazionale al Centro Sportivo Taddei di Marina di Pietrasanta a sei anni dall’addio all’attività internazionale: “La pesantezza di palla è incredibile. Dalla tv apparentemente i suoi colpi possono sembrare piuttosto tesi e rapidi, ma la realtà è che la sua palla gira tantissimo nonostante vada molto forte. Diritto e rovescio sono praticamente due colpi identici, non ha punti deboli. La palla all’inizio girava talmente tanto che mi saltava addosso e non gestivo il timing; poi piano piano ho trovato le misure”.

Ma si sa, Sinner colpisce per il suo tennis, ma anche per una testa da numero uno incontrastato: “Un aspetto che ho rivisto, giocandoci, solamente con Rafael Nadal. Quando Jannik e Rafa sbagliano un paio di colpi facili non si lamentano. Altri si arrabbierebbero, loro non vanno in paranoia. Mantengono sempre il controllo. È la sicurezza del campione”.

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