Schiavone: Non stupiamoci più


di Sergio Pastena
Dove eravamo rimasti? Al Roland Garros 2009, anzi a New Haven, ultimo torneo di preparazione prima degli Us Open. Quello è stato il momento nel quale un po’ tutti gli avvoltoi si sono scatenati: Francesca Schiavone, dopo la clamorosa vittoria in terra francese, obiettivamente non ne aveva beccata più una: fuori subito con la Cirstea a Eastbourne, eliminazione immediata anche a Wimbledon contro la Dushevina, per vedere la leonessa vincere una partita era servito il torneo di Istanbul, dove pure si era fatta fermare al secondo turno dall’abbordabilissima Baltacha dopo aver battuto la Keothavong. Cincinnati? Fuori con la Vesnina, un sussulto d’orgoglio a Montreal (quarti di finale, ma dopo aver faticato contro la Makarova e aver superato il cadavere della Safina). Quindi, a New Haven, l’impresa: eliminata subito dalla Safina stessa. A quel punto tutti o quasi dicevano la stessa cosa, ovvero che Francesca aveva compiuto l’impresa della vita e poi si era sgonfiata, che non avrebbe ottenuto più risultati di rilievo, che era appagata ma andava bene così. Si mette nel mazzo anche il sottoscritto, che infatti è rimasto di stucco quando ha visto la Schiavone disintegrare la Pavlyuchenkova negli ottavi degli Us Open per poi cedere onorevolmente a Venus Williams.
Non dovrei stupirmi quindi ora che la Schiavone ha centrato un altro quarto di finale Slam a Melbourne ed ha raggiunto la quarta posizione mondiale, che occuperà dalla prossima settimana. Non dovrei, eppure mi stupisco, perché Francesca è davvero una fonte inesauribile di sorprese. Lo ammetto, alla vigilia della sfida con la Kuznetsova pensavo (ed ero in buona compagnia) che la corsa della tennista milanese fosse destinata a fermarsi lì: lo diceva la cabala, lo dicevano le prestazioni brillanti della Kuznetsova, lo dicevano le incertezze di Francesca contro l’abbordabilissima Niculescu. E invece 16-14 al terzo, una specie di Mahut-Isner in gonnella: sei match point annullati, come seppe fare l’anno scorso la Pennetta contro la Zvonareva (Flavia, a conferma di un movimento femminile in grande salute, stanotte si giocherà l’accesso ai quarti contro la Kvitova). Un’altra grande vittoria, ma non c’è solo quello: ormai è chiaro che la Schiavone è maturata, quanto sta accadendo non è frutto di tabelloni fortunati o esplosioni estemporanee. Francesca riesce a gestire i match, non crolla più nei momenti decisivi, porta a casa incontri che una volta avrebbe perso e, soprattutto, ha capito di poter competere con le migliori. Non ha la potenza di Serena, non ha la difesa asfissiante della Wozniacki, ma ha un arsenale di colpi completissimo che riesce a mandare in tilt il gioco delle avversarie.
Non possiamo sapere quanto durerà: la Schiavone va per i 31 anche se (Date docet) il tennis femminile è passato dall’epoca delle teenager a quella attuale, con una longevità agonistica decisamente maggiore. Quello che mi sento di dire è che se Francesca avesse vent’anni mi preparerei ad un decennio di grandi soddisfazioni, esattamente quelle soddisfazioni che la leonessa continua a darci. Non stupiamoci più però, Francesca ormai è una campionessa matura: speriamo che duri a lungo, e ora sotto con la Wozniacki!

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