Il mondo del tennis piange la scomparsa di Nikola Pilic, ex tennista jugoslavo che si è spento all’età di 86 anni. Nonostante vanti dei traguardi importanti come un best ranking di numero 6 del mondo e una finale al Roland Garros nel 1973, il campione di Spalato è ricordato principalmente per altri motivi.
Quando si parla di Pilic, immediatamente lo si associa al boicottaggio più celebre del tennis: quello di Wimbledon nel 1973. Ma anche alla Coppa Davis, competizione in cui ha stabilito un particolare primato, e ai due migliori tennisti che i Balcani abbiano prodotto negli ultimi cinquant’anni: Goran Ivanisevic e Novak Djokovic.
Il boicottaggio del 1973
Tutto cominciò quando Pilic fu sospeso dalla Federtennis jugoslava, che gli contestò il rifiuto di giocare la sfida di Coppa Davis contro la Nuova Zelanda. Nikola – soprannominato ‘Nikki’ – preferì infatti volare a Montreal per disputare un ricco torneo di doppio, avvisando però con largo anticipo. Il problema è che anche l’ITF appoggiò questa sospensione, escludendolo così dai principali tornei tennistici.
A Roma e Parigi riuscì a giocare comunque, mentre a Wimbledon gli ufficiali di gara furono inflessibili nonostante si fosse trovato un escamotage. Vale a dire una squalifica che sarebbe terminata il 1° luglio, pochi giorni dopo l’inizio del torneo, e gli avrebbe consentito di prendere parte all’evento. Neppure l’appello all’alta corte di Giustizia di Londra salvò Pilic, il quale fu anzi costretto a pagare 11.000 sterline.
In segno di solidarietà, ben 79 giocatori – compresi gli italiani Adriano Panatta e Paolo Bertolucci – decisero di ritirarsi dallo Slam londinese dopo essersi riuniti in un albergo della città. Alla fine, tra qualificati ripescati e un tabellone stravolto, trionfò Jan Kodes e il torneo fu comunque un successo. Ma ancora oggi viene ricordato soprattutto per il boicottaggio.
Eroe della Coppa Davis
Dopo il ritiro, Pilic divenne il primo uomo di sempre a vincere, da capitano, la Coppa Davis con due nazionali differenti. Ci riuscì con la Germania tre volte (1988, 1989 e 1993) e poi con la Croazia (nel 2005). A dirla tutta ci riuscì anche con la Serbia nel 2010, tuttavia in quel caso non ricopriva il ruolo di capitano bensì di semplice consulente tecnico.
E proprio in Coppa Davis ebbe modo di consolidare il proprio rapporto con Goran Ivanisevic e Novak Djokovic, entrambi passati dalla sua accademia di Monaco di Baviera.
Il ricordo di Nole e Goran
L’apporto al mondo del tennis di Pilic non è stato infatti limitato a quanto narrano né il suo palmarés né le statistiche. Ha invece forgiato, seppur per breve tempo, due leggende balcaniche del calibro di Djokovic e Ivanisevic. “Ne abbiamo passate tante insieme, riso e pianto insieme, litigato un po’, ma so che senza di te non avrei mai fatto le cose che ho fatto” ha scritto sui social il croato, piangendo la morte di Nikki.
Qualche tempo fa era stato invece Nole – che, dopo aver cominciato a giocare a tennis sotto la guida di Jelena Gencic, a 12 anni si era trasferito presso la sua accademia – a spendere parole al miele nei suoi confronti: “Ha avuto un’influenza su di me sotto tanti punti di vista, non solo come allenatore ma anche come uomo. È stata una vera ispirazione per me, al punto che lo considero il migliore di sempre“.
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