DA PECHINO
“È stato un match duro. Abbiamo giocato contro a Cincinnati, quindi sapevamo cosa aspettarci. Non sono entrato come volevo nel match ma sono contento di essere nei quarti di finale“. Queste le dichiarazioni di Jannik Sinner, intervenuto in conferenza stampa dopo il successo in tre set ai danni di Terence Atmane nel secondo turno dell’ATP 500 di Pechino 2025.
“C’è sempre preoccupazione se perdi il secondo set perché nel terzo può succedere che le cose vadano in ogni modo. Specialmente contro chi serve molto bene. Io ho giocato un ottimo primo game per brekkarlo e quello mi ha dato fiducia. Poi dopo il secondo break c’era un’atmosfera diversa – ha aggiunto l’azzurro, per poi rispondere laconico alla domanda su un possibile problema alla caviglia dopo la scivolata nel terzo set – Niente, nessun problema fisico“.
Tra Marozsan e golf
Sinner ha quindi parlato del prossimo avversario, l’ungherese Fabian Marozsan: “L’ho affrontato ad Halle più di un anno fa. Sta giocando bene, ho visto i suoi due match qui. Il suo picco è molto molto alto, è un grande colpitore e ha una grande mano“. Infine, una battuta sul golf: “Non sono ancora dove vorrei, ma sono migliorato, anche perché peggio non si può fare. Però non sto giocando tanto. Gioco per divertirmi un po’ con mio padre: lo faccio più per stare in bella compagnia che per competere“.
Sperimentare, ma senza snaturarsi
Per Sinner è stato poi il momento della parte della conferenza in italiano, inaugurata con un’interessante analisi sul suo gioco e sulle novità apportate dopo la finale dello US Open: “Sto pensando tanto, ne stavamo parlando dopo la partita. Sto spendendo molta forza mentale e devo stare attento a non farlo troppo. Non dobbiamo stravolgere la mia identità e il giocatore che sono. In questo momento sto provando a fare un 20% diverso e a restare me stesso per l’80%. Però magari serve il 95% di quello che sono io e sperimentare per il 5%, ma farlo nei momenti più tranquilli“.
“Sto pensando soprattutto al servizio con le rotazioni. Poi tutto il resto, dalla smorzata provata al serve and volley. Ci sono tante cose positive. Devo stare un po’ attento a non perdere quello che sono, ma fa tutto parte del processo – ha proseguito il numero 2 al mondo – Onestamente dobbiamo vedere un po’ di match. E non è che da un giorno all’altro faremo solo serve and volley. Devo essere un po’ imprevedibile e ottimizzare tutto questo processo“.
“Vagnozzi sa quanto è difficile cambiare”
Infine, sull’importanza del suo staff: “Mi serve anche la forza e la convinzione del mio team. Simone (Vagnozzi, ndr) è stato giocatore e sa quanto è difficile cambiare delle cose, soprattutto in partita. Siamo una squadra e, anche se in campo ci vado io, in realtà gioco per tutto il team. Mi caricano e mi capiscono. E sanno anche quante volte abbiamo sbagliato in allenamento. Magari faccio un bel colpo, poi il punto lo vince l’avversario. È importante, mi danno la carica“.