ATP Finals: Raonic a lezione da Federer

federer raonic

di Alessandro Mastroluca

La vendetta del campione. Dopo la sconfitta a Bercy, contro il più giovane degli otto al Masters, Federer dimostra che il maestro è ancora lui. Lo svizzero, alla 13ma partecipazione di fila alle Finals, record all time, è il giocatore che ha vinto di più nel 2014, questa è la 69ma vittoria, la 53ma sul duro come non gli capitava dal 2006.

Grazie al 248mo successo indoor, si conferma il tennista in attività con la miglior percentuale di vittorie al coperto, destinato a diventare il più anziano di sempre a finire una stagione in top-2.

Non bastano a Raonic i 10 ace, che portano a 1103 il suo totale stagionale (è la seconda volta che raggiunge la quarta cifra), ancora lontano comunque dal record di Ivanisevic che ne mise a segno 1477 nel 1996. Per la sua cinquantesima vittoria in carriera, Raonic dovrà aspettare almeno la prossima sfida a Andy Murray.

Il messaggio di Federer è chiaro fin dall’inizio. Break alla prima occasione, nel secondo game, con un magnifico passante di rovescio sulla palla break. Nel suo primo turno di battuta Raonic, che in stagione ha tenuto il 91% dei game di servizio (è secondo nel circuito ATP dietro Karlovic) stampa due prime a 138 e 141 mph, e perde il punto in entrambe le occasioni: più chiaro di così…

Federer continua a dare spettacolo anche dalla parte del rovescio e il canadese deve estrarre un ace a 145 mph per ottenere il primo game della sua partita. Sarà l’unico del primo set, giocato su scambi rapidissimi. Raonic gioca come a Bercy, cerca sistematicamente il rovescio dello svizzero e si aggrappa alla prima. Ma le condizioni sono diverse e la tattica che ha funzionato a Parigi, a Londra fallisce miseramente. Fallisce anche il dritto di Milos che cede il break del 5-1, preludio al 6-1 in meno di mezz’ora.

Il secondo set parte nello stesso modo, con Raonic che nel terzo game consegna una palla break dagli effetti potenzialmente devastanti, complice un gratuito e un doppio fallo, ma si salva con due ace e gradualmente entra in partita.

Legge meglio i servizi di Federer che, nel quarto gioco, si fa rimontare da 40-0 e deve salvare le prime due palle break del match prima del 2-2. Raonic si prende un po’ più tempo tra un servizio l’altro, risponde meglio, e sceglie meglio cosa fare nelle differenti situazioni di gioco. Certo, Federer lo aiuta a tornare nel match: di nuovo, nel sesto gioco, si fa portare ai vantaggi da 40-0, bello soprattutto il lungolinea di rovescio per il 40-30, si complica la vita con il doppio fallo del 40 pari ma estrae un servizio in kick per cancellare una palla break che frustra le ambizioni di sorpasso del canadese.

Raonic, unico giocatore insieme a Federer e Ferrer ad aver raggiunto i quarti in sette Masters 1000 nel 2014, continua a rischiare tanto per tenere gli scambi corti, si fa applaudire per un vincente in contropiede, non così facile contro lo svizzero. Continua a cercare sistematicamente la rete, benché non sia un volleatore naturale. Federer, che abbassa un po’ la percentuale di prime ma estrae seconde robustissime dal suo infinito bagaglio tecnico per tenere in difesa un Raonic aggressivo in risposta, cancella un’altra palla break e allunga al tiebreak.

E qui la strategia di Raonic smette di pagare. Federer non gli lascia nemmeno un punto e si prepara così ad affrontare Nishikori.

“Sono molto contento di come ho giocato” ha detto a caldo, “ringrazio al pubblico per l’ovazione che mi ha riservato quando sono entrato in campo. Il secondo set è stato molto più duro, è stato importante vincere in due set. Milos non ha giocato un grande tiebreak, credo. Comunque per me era fondamentale iniziare bene visto che il girone è difficile” ha concluso Federer, che nelle 12 precedenti partecipazioni ha mancato la qualificazione alla semifinale solo nel 2008.

Nel match serale di doppio, che ha chiuso la prima giornata del gruppo B, Ivan Dodig e Marcelo Melo hanno sconfitto Daniel Nestor e Nenad Zimonjic, che giocano insieme per l’ultima volta questa settimana, 63 75 in 77 minuti.

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