Daniele Bernardi: “Mattia è un ragazzo sorprendente”

Mattia Bernardi

di Salvatore Petrillo

Per la rubrica “Tennis Genitori & Figli” abbiamo raggiunto Daniele Bernardi, habitué del nostro sito nonché padre di Mattia Bernardi, che tanti buoni risultati sta ottenendo in questi ultimi tornei. Daniele si dimostra, una volta di più, un grande esperto del tennis a livello giovanile, come ho potuto personalmente imparare dai suoi commenti, sempre puntuali e precisi, che hanno permesso, a me in particolare, una migliore conoscenza del circuito Tennis Europe.

Allora Daniele, innanzitutto grazie della tua disponibilità. Parlaci un po’ di te e del tuo rapporto con lo sport.

Mi presto di buon grado a questa intervista perchè mi sento di casa qui a Spazio Tennis, ormai conosco e dialogo con alcuni di voi giornalisti, con altri lettori, genitori ecc.. Il web mi ha dato modo di coltivare in modo più diretto e approfondito quella che una mia passione da sempre: il tennis. Tutto qui. Condivido la nostra esperienza a beneficio di altri, sottolineo senza secondi fini ne supponenza alcuna, come sa chi mi conosce bene. Io sono molto sportivo, pratico principi sportivi nei fatti, ed ho trasmesso le mie passioni ai figli. Sono maestro di sci da quanto avevo 18 anni (non esercito), gareggio ancora in competizioni amatoriali nello sci a livello nazionale ed internazionale. Nel tennis attualmente sono un 3.5 senza troppe pretese. Tutta la mia famiglia gioca a tennis agonisticamente, compresa moglie e mia figlia Sveva del 2004 che comincia a dare soddisfazioni dopo i trascorsi nel pattinaggio artistico.

La domanda più scomoda ma anche più attesa riguarda tuo figlio Mattia: come lo vedi in questo momento? I risultati sono di buon livello, ma vorremmo sapere da te qualcosa in più su di lui, anche in relazione ai suoi coetanei.

Personalmente l’ho sempre visto bene. Da quando ha cominciato a circa 5 anni fino ad oggi che ne ha 13 appena compiuti (il 18 marzo), ha sempre mantenuto un livello ottimo e, per me, talvolta sorprendente. Ricordo il suo esordio agonistico FIT al Torneo delle Viole (Manifestazione di rilievo nazionale allora) del 2010, ad 8 anni appena compiuti, giocando contro bambini di 2 anni più grandi. Fu in quell’occasione che realizzai che aveva delle doti superiori alla media in quanto passò il girone agevolmente come primo e poi 2 turni del tabellone fra lo stupore di molti ma non dei suoi maestri che l’avevano già inquadrato. Quest’anno Mattia sta giocando bene, è cresciuto ancora di livello, sta ottenendo buoni risultati sia a livello nazionale (è 3.3, ha già battuto dei 3.1 adulti) che a livello internazionale, nel circuito Tennis Europe, dove al momento ha raggiunto la 160esima posizione circa nel ranking Under 14, scalando la classifica, al primo anno di categoria. Recentemente al grade 1 di Porto ha impegnato con un buon match lo spagnolo Alvarez Varona (2001), n. 6 delle classifiche internazionali, mostrandomi un livello di cui francamente non lo ritenevo in possesso. Il suo tipo di gioco è (molto, fin troppo) aggressivo, baseliner principalmente, destro con rovescio bimane, ma non disdegna discese a rete. Se difetta in qualche azione è soprattutto in quella difensiva e questo gli costa ancora qualche match. E’ nato e cresciuto sul play it, gioca un po’ troppo piatto per la terra. Mattia mi sorprende ancora di più nei risultati odierni in quanto è ancora in tutto e per tutto un bambino non sviluppato, 160 cm di altezza per 50 Kg scarsi e si trova spesso a fronteggiare degli uomini fatti, anche nell’ambito della sua annata, con un gap notevole in fisicità.

Mattia Bernardi e Alvarez Varona

Puoi dirci qualcosa sul percorso fatto finora da Mattia e su quelli che possono essere, invece, i suoi piani per il futuro più immediato?

Un po’ del percorso fatto tennisticamente da Mattia l’ho già accennato. Dopo un passaggio a Lavarone nel minitennis del Maestro Luca Bottazzi, che ne ha subito individuato la predisposizione, è nato e cresciuto nell’ambito della scuola tennis dell’Ata Battisti Trento, sotto lo direzione dell’headcoach agonistica Maestro Massimo Labrocca e dei suoi collaboratori che ora sono il Maestro Alessandro Accardo e l’Istruttore Marlon Sterni, ed ha fatto il percorso comune a tanti altri ragazzini di valore. Pia Cup, Macroarea, Coppa Province, Belardinelli e tornei locali. Abbiamo coltivato presto una certa attitudine ai tornei internazionali della Tennis Europe che Mattia ha cominciato a frequentare ad ancora 10 anni appena compiuti quando era un under 10 con risultati incoraggianti (vinse delle partite e addirittura una semifinale in doppio nell’under 12 di Kufstein con un compagno di squadra del 2001 contro giocatori del 2000; a Padova lo stesso anno conquistò una delle 4 WC per le quali TE vincendo il suo spot nel torneo che le assegnava; Da under 10 raggiunse la semi under 12 nel torneo di Macroarea, sempre a Padova). La precocità di Mattia era ai tempi sorprendente, indice di talento naturale. Poi negli anni successivi è stato raggiunto, ed anche sorpassato a volte, da altri bravissimi ragazzini che hanno nel tempo maturato qualità altrettanto fulgide. Chi mi ha letto su queste pagine sa che ho sempre sostenuto che l’annata del 2002 ha prodotto una bella fucina di ottimi giocatori e il titolo della Summer Cup 2014 è stata l’ennesima conferma del valore assoluto di alcuni di questi ragazzi. Purtroppo Mattia non era di quella partita ma il tifo era tutto per i suoi amici. Mi trovo bene nel mio circolo tennis e viviamo una realtà provinciale, per adesso non penso a fughe in avanti anche perchè non sarebbero coperte economicamente.

Se e come la FIT ha aiutato Mattia? L’argomento “Federazione” è sempre al centro di tante polemiche e discussioni, tu come ti poni, da diretto interessato, nei suoi confronti?

La FIT ha sempre seguito Mattia fin dai tempi in cui era piccolo, sia a livello locale che a livello nazionale. Ha partecipato ad innumerevoli raduni, anche a livello nazionale presso Tirrenia ed è stato convocato in manifestazioni internazionali di spessore come i tornei tennis Europe under 12 di Parigi, di Bressuire e la Nation Cup di Salò. Frequenta il CPA nei week end dallo scorso anno, prima a Rovereto (maestro Martin Pereyra) e poi a Bressanone (maestro Marco Girardini). Adesso però è il momento più duro, dove chi ha ambizioni di livello va supportato. Spero continuino a farlo perchè per fare attività internazionale ci vogliono ingenti risorse economiche e le mie sono, come per tanti altri, limitate. Secondo me è giusto tenere la forbice aperta, come fanno altrove, e non puntare su pochissimi, pur bravi, soggetti perché sappiamo tutti quali sono le percentuali di realizzazione nel nostro sport. La Federazione dovrebbe tenere conto di un fattore fondamentale secondo me, oltre a quelli tecnici e fisici: la motivazione familiare, l’humus vissuto dall’atleta, l’importanza che si da allo sport in famiglia. Certi tecnici la intuiscono empaticamente e ne tengono conto, altri no.

Molti genitori seguono i propri figli anche tecnicamente, almeno fino a una certa età. Tu non hai mai pensato di farlo? E perché?

Confesso di essere intervenuto in passato nella costruzione tennistica dei miei figli, talvolta a sproposito (venendo richiamato dal maestro che mi sgamava), talvolta con successo. Diciamo che c’è del mio un po’ in entrambi in piccoli particolari ma che il merito tecnico va attribuito alla scuola tennis dell’Ata Battisti che li ha sempre seguiti con impegno e dedizione. Sono uno sportivo, osservatore maniacale, colgo particolari anche minimi nei giocatori che altri non colgono e ne parlo con Mattia. Lui in questo è simile a me. Io credo alla qualità ma anche alla quantità del lavoro, devono coesistere entrambe. Adesso non ho la pretesa di poterlo seguire in quanto non ho le competenze tecniche per farlo ne tantomeno il tempo, se poi facciamo match mi batte agevolmente quindi meglio lasciar perdere. Mi consolo con il fatto che per un po’ di anni potrò giocare con Sveva con la quale adesso mi diverto. Sono conscio invece che per far maturare Mattia appieno come giocatore devo fare un passo indietro come genitore ma è difficile. Il legame che ci unisce è molto forte, a volte conflittuale, ma forte. Quando acquisirà più maturità dovrò farmi da parte.

Quali prospettive credi siano le più realistiche per Mattia? Quantomeno per quanto riguarda i tornei da frequentare nel futuro più immediato, TE, ITF, Slam Junior…

Come dicevo Mattia ha solo 13 anni. I prossimi 3 o 4 anni saranno fondamentali per capire che giocatore è e potrà diventare. Lui avrà uno sviluppo fisico tardivo come il mio. In prima Liceo io ero 160 cm ed ero ancora bimbo. Lui è più avanti in quanto quell’altezza ce l’ha in seconda media. Quindi inutile ipotizzare picchi assoluti, per il momento, non ha il fisico. Per me fa già miracoli così. Confido in una classifica Tennis Europe nei primi 50 il prossimo anno per garantirgli l’accesso ai tornei più importanti e con essi esperienze di livello assoluto come Les Petits As e gli altri grade 1. Ma rimaniamo con i piedi per terra. Passo dopo passo. Mattia mi ha sempre sorpreso in positivo in passato e anche quest’anno lo sta facendo. L’importante è vedere miglioramenti costanti.

Infine, visto che vedi da vicino il mondo del tennis giovanile azzurro, quali possono essere i miglioramenti da fare in Italia per creare un movimento di successo?

Domanda difficile in quanto non sono in possesso di molti elementi. Mi sembra che La FIT si stia muovendo nella direzione Francese e di altre federazioni, con l’istituzione di college permanenti periferici per gli over 14 (corso scolastico superiore). Questa è una buona cosa. Però si deve comprendere che per un 14 enne, soprattutto maschio, lasciare casa e autogestirsi tennisticamente e scolasticamente non è per niente facile, anzi. A ciò si aggiunge un elemento di sradicamento dai propri legami, dai propri affetti, dal proprio contesto. Per alcuni può avere successo per altri può essere un incubo. Quei centri vanno curati e sviluppati al massimo nei particolari di contorno, un po’ alla college americano, non tralasciando nessuno aspetto, quello logistico, quello scolastico per quanto possibile, quello alimentare, ecc. Devono diventare una seconda casa per quelli che sono a tutti gli effetti ancora dei ragazzini che non possono vivere in autogestione. Così potranno essere effettivamente attrattivi. Chi non vi aderisce, ed è considerato di valore, dovrebbe comunque avere delle occasioni, essere convocato saltuariamente per stage settimanali di confronto con gli altri partecipanti. Penso si debba dare la possibilità poi, se il valore dell’atleta è confermato negli anni, di aderire anche in un secondo tempo alla convocazione. Forse questo accade già e io non lo so. A volte sarebbe bello che la Federazione, rappresentata dai CPA e dai CP permanenti, venisse nel tuo circolo per condividere in quello scenario momenti di allenamento congiunti. Mi pare che in FVG facciano così, CPA itinerante basato su più circoli e stanno avendo risultati. La forbice, ribadisco, meglio tenerla ben aperta perché alla fine magari arriverà in alto proprio il giocatore che non ti aspettavi.

 

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