Elias Ymer: “Il mio primo idolo? Andre Agassi”

Elias Ymer al TC Garden di Roma
da Roma (Tc Garden)Alessandro Mastroluca

La rinascita del tennis svedese è iniziata a Skara, paese  di 20.000 abitanti a 150 chilometri da Goteborg. Qui si è rifugiato Wondwosen Ymer, mezzofondista specializzato nei 10 mila, nato in Etiopia e scappato nel 1987 dalla guerra con l’Eritrea. A Skara sono nati Mikael e Elias Ymer, fiore all’occhiello della Good to Great Academy. Il padre, che ora è ingegnere (mamma Kelemework è medico) ha perso subito le speranze di vedere i figli seguire le sue orme. Ymer e Mikael hanno mostrato da subito grande passione per il tennis, che papà guardava in tv, soprattutto i match di Agassi e Chang. E quando Magnus Norman è arrivato al Tennis Club di Skara è cambiato tutto. Abbiamo incontrato Elias Ymer al Tc Garden di Roma e abbiamo cercato di conoscerlo un po’ meglio.

E’ la tua prima volta a Roma?
Sì, è la prima volta. Sono stato a Milano, in Sardegna prima, mi piace l’Italia.

Quali sono i tuoi obiettivi, cosa vuoi raggiungere?
Ho giocato bene a Barcellona, voglio continuare così, migliorare ancora il mio tennis.

Ti stai adattando bene, direi, alla terra rossa, ma qual è la tua superficie preferita?
Sì, sto giocando bene in queste ultime settimane, anche se credo di esprimere il mio miglior tennis sul duro.

Come hai iniziato a giocare a tennis?
Ho iniziato con mio padre, lui era un atleta, correva sulle lunghe distanze, e gli piaceva molto guardare il tennis in tv.

Ti ricordi la prima partita che hai visto e che ti ha fatto pensare: “Voglio diventare un tennista”?
Veramente no, mi spiace.

Chi è stato il tuo primo idolo?
Ehm… forse Andre Agassi.

Qual è l’episodio più divertente che ti è capitato durante una partita?
Una volta stavo giocando con mio fratello, mio padre è entrato in campo per filmare un po’, ma stavo vincendo io e mio fratello si è arrabbiato moltissimo con lui, tanto che gli ha chiesto di andarsene dal campo.

Un’ultima domanda: Elias Ymer è…
Un ragazzo felice, simpatico, anche se a volte un po’ instabile.

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