Il cielo d’Irlanda: una stella di nome James McGee


Il cielo d’Irlanda, secondo Fiorella Mannoia ormai un paio di decenni or sono, si poteva ammirare come un oceano di nuvole e luce, un tappeto che corre veloce. Che si voglia credere a queste dolci metafore, o essere al contrario cinici osservatori, poco importa: la certezza è che in quel cielo, sportivamente parlando, da qualche giorno brilla una stella in più, la stella di James McGee. Fresco vincitore del Challenger giocatosi a Cary, Carolina del Nord, il tennista irlandese è infatti riuscito in un’impresa che pareva ormai stregata per lui, almeno avendo fiducia in numeri e statistiche. Ormai ventinovenne, James inseguiva questo primo trionfo da più di una decina d’anni, avendo all’attivo già 75 partecipazioni in tornei di questo livello e due finali perdute.
Una settimana come tantissime altre, almeno all’apparenza, era quella che si profilava davanti agli occhi castani e spesso pensosamente socchiusi di James McGee. Dall’alto della sua non vantaggiosa posizione al di fuori dei primi 250 tennisti al mondo, l’irlandese si vedeva costretto ad iniziare la propria avventura sui campi veloci di Cary già dal sabato, per giocare le qualificazioni dell’evento. Con buone probabilità, nemmeno lo stesso James avrebbe creduto, sette giorni e sette vittorie di fila dopo, di ritrovarsi a giocare per il titolo, dopo aver battuto anche due giocatori meglio piazzati in classifica di lui (per la precisione King e Novikov). Eppure, la possibilità di regalare al suo paese natìo una vittoria insperata, andava a materializzarsi tutta in un colpo proprio di domenica mattina, davanti agli occhi di James McGee.
Perdendo solamente due set durante l’intero cammino dalle qualificazioni alla finale, per il nativo del piccolo borgo di Castleknock la sfida con l’idolo di casa Ernesto Escobedo nascondeva parecchie insidie ma certo non lo poneva in una netta posizione di sfavorito. Lo stato di forma mostrato è dei migliori e la maggiore esperienza contro il giovane avversario è un fattore importante: dopo un primo set deludente, McGee riordina le idee, rimonta e chiude 1-6,6-1-6-4 per la gioia dei pochi ma buoni sparuti tifosi, o semplici simpatizzanti, al suo seguito. L’Irlanda, paese non certo famoso per la propria storia tennistica, si ritrova quasi casualmente a festeggiare un titolo insperato, che mancava da quasi sei anni, ovvero dalla settimana del trionfo di Conor Niland in quel di Salisburgo.
Sono pochi, tra le centinaia di migliaia di amanti del tennis, a conoscere qualcosa di James McGee più che la semplice nazionalità d’appartenenza. La faccenda non deve stupire e si spiega facilmente: James McGee non ha nulla di speciale rispetto al giocatore di tennis medio. Non è né particolarmente alto né eccessivamente basso, non ha particolare potenza fisica ma imprime comunque buona spinta ai suoi colpi, non ha prestanza atletica degna di nota, non ha un gioco di volo sorprendente ma sa destreggiarsi nei pressi della rete, non ha un dritto fulminante né un rovescio ad una mano da favola, bensì onesti colpi precisi e puntuali durante gli scambi. Non ha nulla che lo renda migliore degli altri, eppure, facendo di necessità virtù, vince e sorprende avversari ben più quotati di lui, più che di rado.
Queste, in linea di massima, sono le ragioni per cui un tennista come James, che pure è il miglior tennista irlandese da anni a questa parte, non abbia mai sfondato nel tennis che conta, vantando un career high alla posizione 146 ed un attuale ranking di numero 194 al mondo. Nonostante tali caratteristiche, James si è tolto numerose soddisfazioni in una carriera che, alla soglia dei 30 anni, sembra proprio in questi giorni prendere una direzione nuova, insperata, ancor più ricca di piccoli successi.
Ciò che però risalta e poco deve stupire di questo tennista così vicino ai canoni medi, è il patriottismo, l’amore per il proprio mestiere, l’entusiasmo con cui affronta ogni match, ogni sfida. McGee, vera e propria icona di uno sport assai poco conosciuto e praticato nel suo paese, conduce un blog il cui nome suona, in italiano, come “La vita da tennista professionista irlandese”. Con spirito di osservazione unico e interessanti spunti critici, James si propone, con buon successo, di promuovere e diffondere quanto più possibile gli aspetti legati al tennis e alla vita di un tennista di seconda fascia proveniente da una nazione tra le meno avvezze a successi in questo sport. Assieme all’attività di scrittura, numerose sono le occasioni in cui James ha rappresentato la propria nazione in Coppa Davis, si è reso disponibile a incontrare enti, parlare in pubblico, sostenere circoli e progetti legati a questo sport che da sempre porta nel cuore.
E’ difficile dire, volendo azzardare una previsione, dove un tennista come James McGee possa arrivare nei prossimi anni in un universo tennistico come quello odierno, sempre più evoluto verso giocatori prestanti fisicamente e potenti nel gioco. Alla fatidica soglia dei trenta anni di età, l’irlandese ha finalmente sfatato un tabù non indifferente, grazie al titolo conquistato a Cary qualche giorno fa. L’obiettivo di replicare un cammino così trionfale potrebbe non essere fuori portata, così come una rincorsa ad un nuovo best ranking, magari l’anno prossimo. Se anche gli anni migliori della carriera di un tennista sembrano ormai alle spalle di un ragazzo come James, i risultati degli ultimi mesi brillano come la più bella delle contraddizioni. Nulla è precluso a chi lotta con tutte le proprie forze, e James, calmo nello sguardo ma forte del tipico temperamento irlandese, fa fede a tale descrizione.
La musica è sempre la stessa, le nuvole continuano a biancheggiare, sdraiate sul tappeto azzurro che il cielo d’Irlanda offre loro. A spezzare questa dolcissima monotonia, da non molto tempo, c’è una stella assai brillante: i tramonti si tingono ora dei colori della bandiera irlandese, mentre di tanto in tanto, il nome di un ragazzo un po’ più felice di prima fa capolino tra quelli dei vincitori. Con grande orgoglio ed un primo trofeo in mano, la stella di James McGee ha iniziato a brillare, da qualche giorno a questa parte.

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