ATP Challenger Tour Finals: ad ognuno il suo Master

Simone Bolelli

di Andrea Martina

Archiviate le ATP World Tour Finals di Londra, che passeranno alla storia come “l’edizione dei 6/1”, il circo del tennis si sposta a Lille per l’ultimo atto della stagione, la finale di Coppa Davis tra Francia e Svizzera. Tra questi due eventi che mai come quest’anno saranno totalmente assorbiti dal pubblico (complice la presenza di Roger Federer in entrambe le situazioni) prendono spazio le ATP Challenger Finals, torneo figlio dell’esperienza della Master Cup dei primi 8 ma ristretto ai soli tornei challenger.

L’iniziativa, partita nel 2011, è alla sua quarta edizione e ha suscitato non pochi pareri contrastanti. Oggetto del dibattito è capire se quest’idea possa davvero portare più notorietà al circuito challenger che, negli ultimi anni, ha accusato una leggera flessione soprattutto in Europa.

La formula del torneo è identica a quella della Master Cup: 8 partecipanti divisi in due gironi all’italiana, i migliori due si incrociano nelle semifinali per poi arrivare alla finale. La sede sarà ancora una volta San Paolo (Brasile).

Chi sono gli 8 partecipanti? L’Atp stipula una classifica basata solo ed esclusivamente sui risultati raggiunti nei challenger di tutto il mondo, i migliori 7 a fine Ottobre ricevono l’invito di partecipazione e in caso di rifiuto si procede con altri inviti seguendo l’ordine di classifica. L’ottavo partecipante viene deciso dalla federazione che ospita il torneo che ha diritto alla wild card, unica anomalia rispetto alle ATP Finals.

Dopo aver presentato l’evento passiamo in rassegna i pro e i contro che hanno accompagnato nel corso degli anni quest’iniziativa.

LE OPPORTUNITA’ DEL TORNEO. La prima cosa che balza agli occhi è l’ottimo montepremi: 220.000 dollari che, divisi in 8 partecipanti, permettono ai due finalisti di percepire assegni praticamente identici ad una finale di un ATP 250. Inoltre un’eventuale vittoria senza aver perso nemmeno un match nel round robin comporta ben 125 punti in classifica, ovvero l’attribuzione massima di punti a cui può arrivare un challenger. Qui abbiamo la prima stortura: se si vuole copiare l’impostazione della Master Cup è necessario che il torneo di maggior prestigio oltre ad avere un montepremi maggiore debba offrire anche più punti in classifica rispetto a tornei che si giocano nel corso della stagione.

I PARTECIPANTI. Quando viene diramata la lista dei partecipanti (quest’anno è avvenuta il 30 Ottobre) ci sono ancora 15 tornei challenger da giocare nei vari continenti, quindi la classifica può presentare ancora numerose occasioni per essere cambiata, ma è anche vero che aspettando la fine di tutti i tornei si rischierebbe di portare le Finals addirittura a Dicembre, periodo nel quale la stragrande maggioranza dei tennisti riposa in attesa della preparazione per Gennaio.

Nonostante l’evento possa sembrare un’ottima occasione per migliorare il ranking, l’elenco dei forfait è sempre piuttosto importante. Nel 2011 arrivarono 5 rifiuti (tra cui Rosol ed Istomin), l’anno dopo dissero di no addirittura in 13 e l’ultimo ad entrare nel torneo fu Ungur che era al 20esimo posto in classifica, altri 4 rifiuti si registrarono nel 2013 e non casualmente riguardavano i nomi più importanti della lista: Sela, Vesely e Kukushkin.

L’impressione è che il torneo non sia particolarmente attrattivo per chi, grazie ad un’ottima stagione nei challenger, è entrato pienamente nei top 100 e si prepara ad una stagione nel circuito maggiore. I rifiuti potrebbero essere frenati, ad esempio, aumentando i punti ATP che vengono attribuiti durante le Finals per un semplicissimo concetto: chi si trova nei primi 100 del mondo e può partecipare ai tornei più importanti è molto concentrato sul ranking consapevole di entrate economiche abbastanza sicure almeno per alcuni mesi, mentre chi rimane fuori ed è costretto ogni anno a partecipare ad un buon numero di challenger è più portato ad osservare l’aspetto economico con maggior interesse.

LA SCELTA DELLA DATA. Mai come quest’anno si ha l’impressione che in pochi si interesseranno di quello che succederà in questo torneo. Tra la finale di Londra e quella di Coppa Davis ci saranno solo 4 giorni e potrebbero essere totalmente riservati alla preparazione di quest’ultima. Le Challenger Finals potevano essere sicuramente più seguite nella settimana che separava il Master 1000 di Parigi dalle Finals di Londra, senza contare che due settimane di differenza sono molto importanti per un tennista nella scelta di partecipare o meno ad un torneo di questo tipo: indubbiamente in chiave di vacanze e preparazione invernale finire la stagione il 9 Novembre è assai diverso che tornare a casa il 26.

L’ALBO D’ORO. Il torneo, giocato per il momento sempre a San Paolo (le prime due edizioni sul cemento e dal 2013 su terra), presenta qualche tinta di azzurro nel suo giovane palmarès: i vincitori di questi anni sono stati Pella, Stebe e il nostro Filippo Volandri. La piccola curiosità di queste tre vittorie è che nell’anno successivo il vincitore ha accusato una netta regressione in classifica.

Il nome celebre di queste edizioni è sicuramente quello di Thomaz Bellucci, per due anni wild card, ma insieme a lui ci sono stati anche ex top 50 come Hanescu, Andreas Beck e Volandri, vecchie volpi da challenger che rispondono sicuramente ai nomi di Lorenzi e Ramirez-Hidalgo e abituali frequentatori del circuito ATP come Klizan, Sela e Gabashvili.

EDIZIONE 2014. Questa è l’edizione che, per il momento, presenta più top 100. I riflettori saranno puntati tutti su Simone Bolelli che, oltre ad una stagione molto positiva, è quello piazzato meglio in classifica e con maggiore qualità rispetto agli altri, inoltre una finale potrebbe significare la chiusura dell’anno nei primi 50. I padroni di casa schiereranno due partecipanti: Joao Souza, entrato di diritto, e Clezar da wild card. Ma in questi tornei, spesso, le qualità sono state messe in secondo piano dalle energie con cui si arriva al finale di stagione oltre che all’esperienza necessaria in tornei di questo tipo: la linea vintage è guidata dal dominicano Estrella-Burgos (la cui storia andrebbe diffusa nelle scuole tennis) e dall’argentino Maximo Gonzalez, vecchia conoscenza dei challenger italiani. La truppa verrà completata da Schwartzman, argentino classe ’92, da Haider-Maurer (finalista nell’ATP di Vienna del 2010) e Blaz Rola, unico rappresentante dell’est europa.

Sono tutti ai blocchi di partenza, ma più che i tennisti sembra che sia proprio l’idea di questo torneo ad avere una partenza faticosa.

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