Wimbledon 2022 in pillole (Day 1) – Sinner è un crescendo rossiniano, Hurkacz e Davidovich girano un thriller psicologico

Wimbledon ha aperto le danze oggi con i match di primo turno della parte bassa al femminile e alta al maschile. Un’edizione atipica che verrà ricordata per la mancanza del numero uno e due del ranking, il divieto imposto ai giocatori russi e ai bielorussi, l’assenza di Roger Federer e l’addio al Middle Sunday. Un’edizione che si preannuncia molto più “spoglia” e triste per tutti noi appassionati che siamo cresciuti associando Wimbledon al nome di Gianni Clerici. Quanto ci manca, quanta nostalgia…

Voltiamo tristemente pagina e dopo questa breve intro, ecco a voi le pillole di questa prima giornata dei ‘Championships’.

  • Nonostante a detta di qualche esperto partisse sconfitto in partenza, Jannik Sinner ha vinto e rotto finalmente la “maledizione su erba”. Sbloccarsi era fondamentale: vuoi per la fiducia, vuoi anche per togliersi di torno la cosiddetta scimmia dalla spalla, vuoi perché alla fine quando senti da più persone dire le stesse cose finisci per convincertene. Al contrario, Jannik non dev’essere prevenuto: Jannik ha tutte le carte in regola per performare discretamente bene anche sull’erba. Un successo oggi può costituire una bella molla per lanciarsi e far crescere il morale. Oggi si sono viste buone cose, specialmente negli ultimi due set e sotto il profilo della gestione e in spinta. Sapete cosa si intende per crescendo rossiniano? “La tecnica consiste nella ripetizione di alcune battute da parte dell’orchestra, nella quale le sezioni di strumenti entrano gradualmente, e nel contempo eseguono un crescendo dinamico, accompagnato spesso, a seconda della direzione, da un accelerando agogico”. Così giudico la prestazione di Jannik Sinner. Dopodiché sono sicuro che qualcuno arrivato a questo punto del pezzo starà pensando: “Eh ma Wawrinka non è più lo stesso giocatore di qualche anno fa”. Avete fatto la scoperta dell’acqua calda. Oggi, a mio avviso, era importante vincere. Non importa come né contro chi. Vincere per alimentare la fiducia in se stessi anche su questi campi verdi.
  • “Non il miglior Djokovic all’esordio”. Grazie al beep. Anche quest’anno il serbo ha deciso di non giocare nessun torneo di preparazione su erba alla luce di quanto di buono costruito negli anni passati optando per questa programmazione. Partenza diesel, tutto nella norma. Nole ha lasciato per strada un set a Kwon, ma come è facile intuire crescerà di condizione partita dopo partita. Per il momento, il serbo ha acceso il motore della macchina e fatto un check generale. I veri test inizieranno più avanti. Modalità start and stop.
  • In campo femminile a prendersi la scena è stata Maja Chwalinska. La polacca, che si era presa una pausa a tempo indeterminato un anno fa per uscire dalla depressione, sembra essere finalmente rinata. “Oggigiorno abusiamo di questa parola (depressione, ndr) e la gente non sa davvero cosa sia. È difficile da descrivere. Non penso tu possa capire fino a quando non provi un’esperienza simile. Associavo nella mia mente il tennis alla pressione, ai pianti e allo stress”. Maja oggi ha esordito oggi in un torneo dello Slam come meglio non avrebbe potuto fare travolgendo Katerina Siniakova in due set (6-0 7-5). L’avventura a Wimbledon, dopo i successi nelle qualificazioni in cui l’ha spuntata sempre al terzo, prosegue col sorriso. Maja, cresciuta al fianco di Iga Swiatek con cui condivide anche qualche titolo in doppio nel percorso giovanile, è una mancina classe 2001 dotata di un’ottima mano e buona varietà di gioco. “Delle volte desideravo chiudermi in una stanza e non parlare con nessuno”. Per fortuna oggi la storia è ben diversa. La vita è bella perché ogni giorno ti dà l’opportunità di ricominciare. Goditela Maja.
  • Da Maja alla Haddad Maia. La brasiliana, assoluta protagonista nelle prime due settimane sui prati, è stata sconfitta da Kaja Juvan in tre set. Non esistono regole scritte in questi casi, ma avevo il sentore che potesse fare pochissima strada a Wimbledon. Chiamale se vuoi… intuizioni.
  • Quando due terraioli doc si sfidano sull’erba di Wimbledon al primo turno penso sempre alla reazione di chi avrebbe sperato di incontrare uno dei due e più in generale a chi si adatterà meglio a una superficie che non si digerisce. I malati di questo sport – come il sottoscritto – godono nel trovare spunti di interesse e curiosità anche in match sulla carta meno interessanti, ma che presentano “anomalie strutturali”.  Sto parlando ovviamente di Munar vs Monteiro. Per la cronaca ha vinto lo spagnolo in tre set. Carpe diem.
  • Rimanendo in tema terraioli: Federico Coria ieri trionfava nella finale Challenger di Milano sui campi in terra rossa dell’ASPRIA Tennis Cup contro Francesco “Andreev” Passaro, mentre oggi si è ritrovato a meno di 24 ore di distanza sul campo 9 in erba di Wimbledon. L’esito era pressoché scontato, ha infatti vinto Jiri Vesely in tre set. Intanto, l’argentino, grazie a una programmazione saggia e mirata, si è assicurato con questa combo punti preziosi per il ranking – aveva raggiunto la finale lo scorso anno a Milano – andando ad incassare un corposo assegno da 50K sterline in Inghilterra oggi. Chiamalo fesso.
  • Alejandro Davidovich Fokina potrà dormire tra due guanciali questa notte pensando e ripensando a cosa stava gettando alle ortiche. Lo spagnolo è stato capace di mandare in frantumi una partita già archiviata con tanto di tre matchpoint consecutivi al servizio avanti di due set e un break di vantaggio nel terzo parziale. Hubert Hurkacz, semifinalista della passata edizione, si è salvato inizialmente rimandando il discorso al quinto salvo poi perdere per ben due volte un break di vantaggio – ha servito anche per il match – e dilapidare un vantaggio di 7-4 nel tie-break conclusivo. Thriller psicologico di successo.
  • La favola di Wave Vavassori a Wimbledon è terminata oggi contro Frances Tiafoe. Quelle lacrime di gioia dopo l’ultimo turno di qualificazioni hanno commosso anche i più duri e sono sicuro che questa esperienza la ricorderà per sempre. Andrea è uno di quelli che ha fatto la gavetta vera – ricordo ancora la mia prima intervista a Wave in un torneo Open a Viareggio nel 2015 – lavorato sodo e sudato tanto per inseguire i propri sogni. Il suo tennis non convenzionale è un piacere per gli occhi. Ad avercene di Wave dentro e fuori dal campo in questo mondo.
  • A proposito di favole, ha vinto Tim Van Rijthoven al debutto. L’olandese di Roosendal, scoperto dal sottoscritto a Santa Margherita di Pula – “l’ho inventato io” cit. -, ha saputo rimediare a un inizio incerto – tensione alle stelle – imponendosi poi agilmente su Federico Delbonis. La wild card, conquistata grazie all’exploit a ‘s-Hertogenbosch, era doverosa dopo la splendida cavalcata sui prati olandesi. Nel frattempo, invece, l’argentino incassa la 12esima sconfitta su altrettante partite giocate su erba in carriera. Chissà se un giorno sfaterà questo tabù Delbo.
  • Buon la prima ai Championships per Carlos Alcaraz. Una partita dura, come da previsioni, vinta come le vincono i veri top 10. Malgrado le varie difficoltà proposte da uno Jan-Lennard Struff ispirato, l’allievo di Ferrero ha portato a casa un incontro per nulla scontato. Una partita divertente, la migliore che ho visto quest’oggi sotto il profilo qualitativo e della varietà di gioco.
  • Successo schiacciante per Elisabetta Cocciaretto nel derby con Martina Trevisan. Un bel rifornimento di fiducia per Coccy, nella speranza che possa rilanciarsi presto dopo i tanti problemi di questa prima metà di stagione. Archiviati i prati, Martina ora può ricaricare le batterie e prepararsi al meglio per i prossimi appuntamenti. Fuori anche Lucia Bronzetti per mano di Ann Li: ammetto di non aver visto la partita. La statunitense, seppur leggerina, è una delle giocatrici più sottovalutate del circuito. Capitolo Fognini: non ho visto a sufficienza per giudicare per “colpa” di Jan. Tuttavia Tallon Griekspoor è un osso duro.
  • Per la felicità del popolo anglosassone è iniziata bene l’avventura di Emma Raducanu. Vincere in casa contro Alison Van Uytvanck con era affatto facile poiché la belga, erbivora doc, poteva costituire una cliente più che temibile. Mi ha favorevolmente stupito l’attitudine della britannica e la gestione generale del match sia nella fase conclusiva del primo set che nella parte centrale del secondo. Not too bad.

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