Il Ritorno dei Morti Viventi


di Sergio Pastena
Possiamo dirlo: come primo turno è stato di una noia mortale. Nessuna delle prime sedici teste di serie è stata eliminata (non accadeva dal 2007, ma con Murray rimpiazzato da un lucky loser: per trovare 16 vittorie dobbiamo andare al 1999) e nessuno di loro è stato costretto al quinto set. Qualcuno ha perso un parziale per strada come Murray, partito svagato contro Gimeno-Traver prima di dargli 15 games di fila, ma per il resto non c’è stato spazio per grosse sorprese. Il senso di questi primi due giorni di Wimbledon, quindi, va trovato altrove, cercando tra i meno giovani e tra i più giovani.
Alla faccia dei desaparecidos!
Tre tennisti un tempo di primo piano, tre fuoriclasse che quasi tutti davano consideravano ormai ex-atleti, tre uomini scivolati oltre la centesima posizione mondiale. Parliamo di James Blake, Lleyton Hewitt e Fernando Gonzalez, che oggi hanno battuto tre colpi. Partiamo proprio dall’unico dei tre che ha perso, Blake: impegnato contro Baghdatis, sembrava avere poche chances, quando poi ha perso i primi due set pareva scontata l’ennesima, malinconica sconfitta. Invece l’americano ha tirato fuori una rimonta inaspettata che si è spenta a un passo dal traguardo: avanti di un break nell’ultimo set, si è fatto rimontare dal cipriota per poi cedere.
Non ha fatto sconti, invece, Lleyton Hewitt: molti si chiedevano se avrebbe risentito del crollo in classifica recente, lui ha risposto alla sua maniera con Nishikori, un tipino in buono stato di forma e che sa essere pericoloso. Vittoria in quattro set, col primo che ha visto il giapponese letteralmente annichilito. L’australiano palesa ancora qualche limite di brillantezza fisica e il secondo turno con Soderling non lo aiuta, ad ogni modo il gigante di Tibro farà bene a non prenderlo sotto gamba.
La sorpresa del giorno, però, è l’eliminazione del guru Dolgopolov per mano di Fernando Gonzalez. Mano de piedra non vinceva un match in uno Slam dal Roland Garros dell’anno scorso, aveva avuto tantissimi problemi fisici e molti credevano che i suoi 31 anni imminenti fossero uno scoglio insormontabile di fronte ad uno dei giovani del momento… la realtà ha detto che quei “molti” (tra i quali lo scrivente) si sbagliavano.
I brutti anatroccoli
La mejo gioventù, i predestinati che dovranno rimpiazzare, secondo molti, i big di oggi. Parliamo di Dimitrov, Harrison e Tomic, che fino ad ora avevano fatto vedere il loro talento solo a sprazzi. Chissà, magari usciranno tutti e tre presto, non è così improbabile, ma oggi hanno ottenuto “due vittorie e mezzo” importanti per la fiducia e per la classifica.
Il bulgaro aveva contro il tedesco Stebe, anche lui giovanissimo: ostacolo non insormontabile, ma nelle qualificazioni aveva fatto secco Ryan Harrison e ad Halle aveva impegnato Kohlschreiber, quindi uno da non sottovalutare. La partita è stata sospesa sul 3-3 del terzo con Dimitrov avanti due set a zero, dopo aver ripreso per i capelli il secondo nel quale era sotto di due break. Fin qui niente di eclatante, considerando anche che lo scalpo dell’avversario non è ancora caduto.
Harrison giocava contro Dodig, altro giocatore “on fire” quest’anno: sono bastati tre set, tra i quali un bagel. Punteggio finale: 7-6 6-0 7-5, croato a casa e per il buon Ryan la soddisfazione di una sfida al secondo turno contro Ferrer.
Infine Tomic, che ha addirittura sbattuto fuori una testa di serie, e non una qualunque: giocava contro Nikolay Davydenko e lo ha superato in carrozza con un 7-5 6-3 7-5 senza particolari patemi d’animo. Per lui in premio un secondo turno non insormontabile contro Andreev.
Il resto
Poco o nulla. Soderling ha ceduto un set a Petzschner, i tre tenori hanno passeggiato, Verdasco una volta tanto ha vinto lottando contro uno Stepanek in ottime condizioni. Tra gli italiani molto bene Andreas Seppi, che ha superato Montanes in tre set e ora ha Baghdatis in un match non impossibile. Avanti anche Bolelli, che ha beneficiato del sorteggio favorevole con Fischer, mentre poco hanno potuto Cipolla contro Del Potro, Volandri contro Berdych e Starace contro Wawrinka. Il remake di Isner-Mahut si è chiuso in tre set, e tutto sommato non è un male: come ogni sequel di un capolavoro, era meglio che finisse prima possibile per non infangare troppo il primo capitolo.

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