ATP Next Gen Radar: guida settimanale alla Race to Milan 2017 – week 13


Ancora una volta è difficile tornare in questa rubrica a parlare di risultati Next Gen alla conclusione del secondo 1000 stagionale, del terzo Fedal del 2017 con tutti i suoi significati già altrove molto meglio espressi che qui, e del piccolo sogno azzurro che Fognini ha tenuto vivo a Key Biscane giocando a tratti un tennis al massimo della sua gamma. Eppure non poco si è mosso dalle parti della Race to Milan con risultati e piazzamenti importanti che danno una scossa significativa a questa classifica che sembra entrare finalmente nel vivo.

  1. Alexander Zverev (565 pt.). Dominatore assoluto il tedesco che fino a ora si era limitato a gestire il vantaggio confidando sulla buona media dei suoi risultati e quella di un paio di giri più lenta degli avversari. Con la classifica di ieri invece segna una brusca accelerata e i quarti di finale ottenuti a Miami valgono 180 punti ATP guadagnati che portano il suo primato a livelli che sarà difficile eguagliare, ma –fuor dal discorso numerico- è la qualità delle vittorie ottenute quella che fa intravedere per Sasha un’annata di livello assoluto. L’unico limite alla sua partecipazione al Masterino, come detto in passato, è l’idea che possa qualificarsi a quello dei grandi.
  2. Daniil Medvedev (305 pt.). Assente a Miami dopo l’onorevole sconfitta al primo turno dal pater familiae del tennis russo Juzhnyj, Medvedev resta comunque saldo in seconda posizione approfittando del fatto che i movimenti maggiori – a parte lo scatto di Zverev – appartengono alla seconda parte di questa classifica. Prossimo impegno ATP a Marrakech dove inizierà la corsa verso Parigi.
  3. Casper Ruud (251 pt.). Invariata anche la classifica del norvegese che dopo il Sud America è arrivato a Miami con una wild card, ma troppo il distacco di esperienza dall’esperto Lu che infatti lo ha liquidato con un 6-2 6-1 rimandando Ruud a casa senza punti ATP ma con il rispettoso prize money di consolazione del 1000 della Florida. Per lui ora dovrebbe esserci Barletta, prova interessante quella del challenger pugliese per vederlo più da vicino e capire da dove e da come ripartirà la sua corsa.
  4. Andrej Rublev (246 pt.). Dopo i fasti di Irving e la finale accarezzata, Rublev torna sulla terra, a modo suo. A Miami sente il polso di un tennis di livello superiore e si comporta anche piuttosto bene superando al primo turno il redivivo Florian Mayer rifilandogli un doppio 6-1 pregevole sul lato mentale. La sconfitta al secondo turno, 6-3 6-2 contro Tomas Berdych, è facilmente perdonabile. Per il prosieguo della stagione, che per lui dovrebbe ripartire da Marrakech, questa moderata continuità potrebbe giovargli assieme a dei ricordi non troppo lontani di una grande Barcellona…
  5. Jared Donaldson (203 pt.). Verrebbe da dire “finalmente!” perché il posto di Donaldson fra questi nomi soffre di una doppia interpretazione del suo tennis rapportato a tutto lo stato del movimento. Se confrontato anche solo ai ragazzi americani, Donaldson di certo non è il tecnicamente più dotato, non sarebbe difficile trovare per ognuno dei fondamentali qualcuno che lo sappia eseguire meglio di lui. Eppure l’intelligenza mostrata nelle fasi di costruzione della sua carriera, l’attitudine meticolosa al lavoro e la capacità di sapersi migliorare ne fanno uno dei giovani più interessanti e dopo l’exploit dello scorso US Open vedere la mediocrità dei risultati finora era un peccato, dal punto di vista di chi scrive. A Miami raccoglie ben 106 punti, propiziati in buona parte dal ritiro di Raonic suo avversario al terzo turno, ma la progressione dalle qualificazioni in poi gli vale anche questo piccolo aiuto dalla sorte, come auspicio per una stagione che prenda finalmente i giusti binari.
  6. Taylor Fritz (200 pt.). Passetto a passetto sembra continuare anche la riabilitazione di un altro dei diamanti grezzi di casa USTA. La benedizione di Sampras nell’averlo eletto suo erede a tratti somiglia in maniera sinistra a quella di McEnroe nei confronti di Young, ma le partite messe in fila tra Acapulco e Miami sono parzialmente incoraggianti, non da crack immediato ma di buon consolidamento di fiducia e consapevolezza che sono in parte mancate in passato. A Miami la vittoria su Pavlasek, netta, gli regala il confronto con Kohlschreiber, ancora troppo tecnicamente superiore a lui, ma col quale riesce comunque a battagliare per tre set. È banalmente anche da questo che si riparte una volta riposte le ali di Icaro.
  7. Ernesto Escobedo (191 pt.). Il navigatore silenzioso ha rifatto vedere qualcosa di sé nella settimana e mezzo dedicata a Miami e non solo. Sui campi di Key Biscane conquista una qualificazione non scontata contro Kudla e Olivo e nel tabellone principale elimina Daniel Evans al primo turno, recuperando uno scomodo 6-0 subito nel secondo set, e poi cede di fronte a Fernando Verdasco. A Leon, dove va a onorare la sua anima messicana, si fa estromettere al secondo turno da Menendez-Maceiras racimolando di fatto poco. Il meglio da questa stagione è decisamente ancora da venire.
  8. Borna Coric (185 pt.). Sortisce non poco stupore accogliere oggi il croato nell’ultima posizione disponibile per arrivare a Milano come una new entry. Non sarebbe stato peregrino, idealmente, immaginarlo tranquillamente in posizioni di classifica ben più meritorie, non forse al livello di Zverev ma poco lontano, se non altro per l’esperienza maturata nei tornei maggiori, superiore a tanti altri qui presenti. La verità è che evidentemente le scorie del grave infortunio occorso allo scorso US Open. Tante eliminazioni al primo turno, quattro, e solo a Miami sono arrivate due vittorie di fila per altro di un certo peso specifico, in quanto ottenute contro Granollers e Dominic Thiem. Basteranno a dargli la spinta giusta per fare una stagione migliore? E il ginocchio come reagirà?

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