Australian Open: Novak Djokovic è il primo finalista

Novak Djokovic

di Francesco Calzetta

La sessione serale dell’undicesima giornata dell’Australian Open 2016 vede disputarsi la partita sin dal sorteggio più attesa del torneo, la semifinale della parte alta del tabellone maschile, fra la testa di serie numero uno, il campione uscente Novak Djokovic, e la numero tre, l’immenso Roger Federer. La sfida coincide con il quarantacinquesimo confronto fra i due, che sono fermi sul 22 pari (13-11 Federer sul cemento outdoor, 8-6 Djokovic negli Slam, dove lo svizzero non vince dalla semifinale di Wimbledon 2012, ed è reduce da tre sconfitte consecutive), pertanto è sentita più che mai.

Il cammino verso la semifinale è stato piuttosto agevole per entrambi, se si eccettua l’ottavo di finale di Djokovic, che contro Gilles Simon (14) ha commesso 100 errori gratuiti, ed è stato costretto al quinto set. Quelli con il francese sono stati anche gli unici due set persi dal numero uno del mondo in tutto il torneo, mentre Federer ne ha lasciato addirittura solo uno, a Dimitrov, nei sedicesimi.

Il copione tattico che ci si aspetta dalla sfida è quello consolidato degli ultimi anni, con Federer che dovrà difendere con i denti i propri game di servizio, per evitare che Djokovic possa giocare in scioltezza nei suoi, accorciare gli scambi anche a costo di rischiare qualcosa, e attaccare bene per avere una buona percentuale di punti vinti a rete. Per Djokovic, invece, il piano è sempre il solito: stroncare il gioco dell’avversario con una difesa impenetrabile, fatta di anticipi, letture impeccabili, profondità e precisione, e poi prenderlo per stanchezza e scoramento.

La tradizione nel torneo è molto positiva per entrambi (quattro vittorie per Federer, cinque per Djokovic, senza che i due si siano mai affrontati in finale), ma per classifica, ultimi precedenti, età, e stato di fiducia nel proprio gioco, Djokovic è il naturale favorito del confronto.

A causa della pioggia che minaccia Melbourne, la partita inizia sotto la copertura del tetto mobile della Rod Laver Arena chiusa per tre quarti, scenario che notoriamente dovrebbe favorire Federer per la minore incidenza del vento, ma non questa volta: lo svizzero inizia il match molto contratto, lento negli spostamenti, falloso, frettoloso e confuso, sparacchia dritti e rovesci per liberarsi dagli scambi, e in 20 minuti è già sotto di un set, perso 6-1 contro un Djokovic che si limita a farlo sbagliare, dando però l’impressione di essere impossibile da scalfire.

Federer prova a scrollarsi di dosso la tensione ad inizio secondo set, salva una palla break nel game d’apertura del parziale, e si porta avanti per la prima volta nel match sull’1-0. Il suo gioco però non funziona, il servizio non fa male a Djokovic, e quando lo svizzero attacca la rete è sempre infilato dai passanti del serbo, violenti, precisi, implacabili. Sull’1-1 Federer cede il servizio per la terza volta in cinque turni di battuta, Djokovic capisce che può dargli una lezione che gli resterà in testa per settimane, e sale addirittura in cattedra, iniziando a mettere l’elvetico sotto pressione con bordate da fondo campo spedite sempre in prossimità delle righe, colpi vincenti da tutte le posizioni, recuperi prodigiosi, e sguardi minacciosi.

In campo c’è solo la testa di serie numero uno, contro un Federer smarrito nei pensieri di chi non sa più come fare il punto, e anche il secondo set vola via rapidissimo, 6-2 in 32 minuti.

L’inizio del terzo set ha un che di surreale, con Djokovic che lascia finalmente respirare un po’ lo svizzero, e quest’ultimo, non avendo capito se sta ancora lottando per qualcosa o meno, che alterna giocate svogliate di qualcuno che tutto vorrebbe fuorché trovarsi lì a giocate di chi dà segni di risveglio. Sul 2-3 Djokovic commette un doppio fallo, Federer lotta per portare a casa due buoni punti, e per l’elvetico arrivano le prime due palle break. Il numero uno del mondo le annulla entrambe, ma non riesce a chiudere il game, che in breve diventa il più lungo e combattuto del match, con lo svizzero che finalmente si scuote, piazza un paio di vincenti da applausi, e riesce a strappare il servizio al serbo alla quarta palla break.

La reazione di Djokovic al break subìto non è terrificante come ci si aspettava, e Federer, tenendo il game successivo, si guadagna la possibilità di servire per il terzo set. Sul 5-3 vantaggio interno Federer serve un ace che chiuderebbe il set e fa pertanto esplodere di gioia la Rod Laver Arena, ma il challenge chiamato da Djokovic rivela che la palla è fuori di un millimetro. Sembra un momento chiave del match, l’occasione che a Federer non ricapiterà, ma lo svizzero non si scompone, si guadagna un secondo set point con il servizio, e questa volte chiude il parziale sul 6-3, grazie ad un errore di dritto dell’avversario. Il pubblico è in visibilio, la partita è riaperta.

A inizio quarto set, dopo una pausa di circa 10 minuti per la chiusura completa del tetto dello stadio, Federer non sfrutta una buona chance di strappare la battuta al rivale, che servendo a freddo si trova subito 0-30. Lo svizzero però sbaglia due dritti facili, e il parziale inizia con Djokovic che conduce 1-0. Il servizio dell’elvetico adesso è più sciolto, e l’1-1 è frutto di due ace e un servizio vincente. Il gioco prosegue seguendo l’ordine dei servizi, ma la pressione aumenta su Federer man mano che si avvicina la conclusione del set, e sul 4-3 Djokovic si presenta per il serbo l’occasione di chiudere l’incontro: il numero uno del mondo si porta sullo 0-30 grazie a due passanti incrociati su un Federer sceso a rete con troppo ottimismo, lo svizzero accorcia sul 15-30 con un servizio vincente, e poi aggancia il rivale sul 30-30 con un punto spettacolare, in cui, dopo due prodigiosi recuperi, lo infila con un passante di rovescio sulla riga, di quelli che Robert Foster Wallace avrebbe incluso fra i “Federer moments”. Djokovic però sente l’odore della vittoria a un passo, Federer non mette la prima nel punto successivo, e grazie all’ennesimo passante il serbo si guadagna la palla break che risulterà decisiva: Federer scende a rete sulla seconda, Djokovic gli spara la risposta fra i piedi, e in un attimo è pronto a servire per il match.

Federer è ormai battuto nell’animo prim’ancora che nel gioco, e il game di chiusura è una formalità che il campione serbo sbriga senza ansie, prima di stringere la mano a rete al rivale, per la prima volta messo dietro nel computo dei confronti diretti (23-22).

Nell’intervista post gara Djokovic si compiace con se stesso per la qualità espressa nei primi due set, davvero impressionante, incassa i complimenti dell’intervistatore per come è stato in grado, dopo il match con Simon, di elevare a comando il livello del proprio gioco, si rallegra quando gli viene ricordato che per la prima volta in carriera è in vantaggio nei confronti diretti sia con Federer che con Nadal, riconoscendo al contempo ai rivali il merito di averlo spinto a migliorare fino a questo punto, e conclude l’intervista con una dichiarazione di rito sul possibile esito della seconda semifinale, quella che domani sera gli permetterà di conoscere il suo avversario per la finale di domenica, la sesta della sua carriera in Australia.

Tornando alla partita di questa sera, analizzarne le statistiche è piuttosto inutile, perché Federer non è mai stato veramente in grado di scegliere cosa fare, dominato dal ritmo e dalla solidità dell’avversario, e tutti i numeri del match rispecchiano l’ampio divario fra i due che si è visto in campo. Grazie alla sua profondità di palla Djokovic non ha mai permesso all’avversario di trovare il tempo giusto per scendere a rete, lo ha costretto ad attaccare in maniera garibaldina pur di non farsi imbrigliare nello scambio da fondo campo, dove non ha mai concesso chance, e lo ha infilato con passanti spietati.

Il serbo ha dato ancora una volta l’impressione di essere imbattibile, ricordando per la facilità con cui demolisce gli avversari proprio il Federer degli anni migliori, che aveva la capacità di mantenere la regia del match in ogni momento, senza che l’avversario potesse fare niente per spostarlo dalla sua confort zone. Oggi questa capacità ce l’ha Djokovic. Batterlo, sia per Raonic che per Murray, nella finale di domenica, sarà un’impresa disperata.

Di seguito, i risultati dell’undicesima giornata del tabellone maschile:

Novak Djokovic (SRB) [1] b. Roger Federer (SUI) [3] 6-1 6-2 3-6 6-3

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