Favola Stephens, Serena al tappeto

di Sergio Pastena

Diciamoci la verità: per le sorelle Williams è stata una settimana pessima.

Non bastava la severa lezione impartita a Venus dalla Sharapova. Non bastava la sconfitta in doppio contro le nostre straordinarie Errani e Vinci, capaci di avere la meglio su di loro in tre set per poi volare in finale battendo Makarova e Vesnina. No, tutto questo non bastava: doveva arrivare la clamorosa eliminazione dal singolare femminile di questi Australian Open di Serena, sbattuta fuori nei quarti di finale dalla sorprendente Sloane Stephens. Americana e giovane, come a segnare un cambio della guardia che, però, richiederà ancora del tempo.

E così in semifinale arrivano le prime due favorite della vigilia, Vika Azarenka e la devastante Masha, la bravissima cinese Na Li che fa fuori la Radwanska e una sorpresa assoluta, perché la Stephens a stento era rientrata nelle teste di serie col numero 29. Cose che accadono, non molto spesso però.

Maschile: ci sono tutti

Nei tabelloni maschili, poi, da qualche anno a questa parte non accadono quasi mai: in settimana Wawrinka aveva fatto soffrire alla grande Djokovic, costringendolo al quinto set e a fronteggiare due break point che sapevano tanto di palle match. Scansato il fosso, come spesso accade, il serbo si è ripreso alla grande ed ha crocifisso il povero Berdych, che pure un set l’ha portato via ma per il resto è sembrato capirci veramente poco rimediando sei games totali, parte dei quali nel quarto set con Nole al piccolo trotto.

Scacciati i fantasmi di Wimbledon

Allora  fare soffrire gli spettatori ci ha pensato Roger Federer, uno che contro Jo-Wilfried Tsonga aveva avuto più di una difficoltà anche in passato. Il francese ha tenuto testa al re per quattro set, finiti pari soltanto perché lo svizzero ha giocato al meglio i tie-break, ma poi nel quinto è partito malissimo e si è trovato sotto 4-1 in un amen. A quel punto era finita e lo sapeva anche Tsonga, che si è trascinato fino alla sconfitta, arrivata col punteggio di 6-7(4) 6-4 6-7(4) 6-3 3-6.

Due parole per Murray: se Chardy dopo il primo set perso con Seppi era sembrato incontenibile, quando si è trovato di fronte il britannico era difficile dire se fosse svuotato o palesemente inferiore. Propendiamo per la seconda visto che lo scozzese, che a quanto pare sta entrando in forma a Slam in corso come si dovrebbe, gli ha lasciato appena sette games. Contro Federer sarà una sfida nella sfida, quasi una finale anticipata: non che Djokovic stia sotto qualcuno, sia chiaro, ma con Nadal fermo ai box chiunque di quei tre fa paura.

Cos’hai nella testa, amico?

E parliamo del quarto incomodo di queste semifinali, David Ferrer. Anzi, parliamo del suo avversario, Nicolas Almagro, che incassa la tredicesima sconfitta dilapidando due set di vantaggio nonostante avesse servito tre volte per il match: il caso dello spagnolo è ormai patologico e trascende in maniera evidente i fattori tecnici.

Per quanto Ferrer possa essere forte e combattivo, certi disastri sono figli della propria fragile psiche prima di ogni altra cosa: Almagro questa la ricorderà finché campa.

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