Mentre il mondo del tennis discute di un ipotetico ritorno in campo di Serena Williams, chi è davvero riapparsa sul palcoscenico internazionale è Vera Zvonareva. La 41enne russa, ex numero 2 del mondo e finalista Slam, ha riacceso i riflettori su di sé rientrando dopo oltre un anno di assenza al W100 di Dubai.
L’ultima apparizione ufficiale risaliva ai quarti di finale del doppio al Roland Garros, giocati insieme alla giovane connazionale Mirra Andreeva. Da allora, silenzio. Fino a oggi.
Nel suo ritorno, Zvonareva ha mostrato una condizione sorprendentemente solida: debutto vincente contro la croata Tara Wuerth (n. 238 WTA) superata 6-3 6-4, e bis nella giornata successiva con una prova ancora più autoritaria. A farne le spese la qualificata ceca Tereza Martincova (n. 508 WTA), travolta 6-1 6-2 in poco più di un’ora di gioco.
Ora la moscovita attende i quarti di finale, dove sfiderà la vincente del duello tra la connazionale Sofia Lansere (n. 288 WTA) e la thailandese Mananchaya Sawangkaew (n. 248 WTA).
Resta da capire se questo di Dubai sarà un ritorno stabile o solo una parentesi. Quel che è certo, però, è che il tennis contemporaneo sembra aver spalancato le porte alla longevità agonistica. L’età media si alza, e il livello resta competitivo.
Un esempio arriva anche dall’eterna Venus Williams, 45 anni, capace quest’anno di firmare un’altra impresa al WTA 500 di Washington. La sette volte campionessa Slam ha superato al debutto la connazionale Peyton Stearns, allora numero 35 del mondo, prima di cedere al secondo turno contro la polacca Magdalena Frech, testa di serie numero 5 (n.24 WTA)
Zvonareva e Venus dimostrano che la classe non conosce scadenza: nel tennis moderno l’età è sempre più soltanto un numero.