“Il momento più bello dell’anno è stato a Wimbledon, volevo fare bene, i tornei prima sull’erba non erano andati come speravo. Volevo dimostrare a me stesso che potevo fare bene anche sui 5 set. Contro Lehecka forse è la miglior partita dell’anno per atteggiamento e livello di gioco”. Mattia Bellucci, oggi numero 74 ATP, si è raccontato in una lunga intervista a Spazio Tennis. Il tennista lombardo, semifinalista a Rotterdam e abile nel raggiungere il terzo turno a Wimbledon, ha parlato di Djokovic e di Alcaraz, di momenti di gioia e di delusione, senza dimenticare la sua particolare maniera di intendere il tennis e la vita da professionista. “Nel circuito maggiore la differenza si fa su pochi punti, contano i dettagli. Serve costanza e continuità in tutti i momenti della partita, è un aspetto in cui ho fatto in questo primo anno di circuito ATP un po’ di fatica. Però le esperienze del 2025 credo che mi faranno bene per il prossimo”. Nel 2026 Mattia Bellucci punta ad una crescita e maturazione grazie alle esperienze fatte nel 2025: “Il prossimo vorrei stabilizzare la mia emotività personale e gestire meglio tutto ciò che riguarda il team e il lavoro quotidiano. Avere una maggiore comunicazione, e sperare che migliorando questi aspetti arrivino migliori prestazioni e migliori risultati”.
Sull’allenamento con Novak Djokovic a New York ha raccontato: “A differenza di altri ‘big’, quando sei in campo con ‘Nole’ c’è un livello di esigenza nettamente superiore. Lui richiede a se stesso e al suo team un livello altissimo di precisione; e se le cose non vanno si infastidisce. Io ho provare a rendere l’allenamento utile per lui, la pressione addosso era tanta. In termini di emozioni e intensità è stato un allenamento che mi ha reso migliore, più forte. Raggiungere quel livello di esigenza contro il più forte di tutti i tempi… Non avrei mai pensato di trovarmi in una tale situazione”. Sul match contro Alcaraz agli ultimi US Open Bellucci ha invece spiegato che “Carlos e Jannik in tv fanno impressione, ma trovarsi in campo contro di loro è molto peggio. Non c’era un singolo aspetto in cui mi sentissi alla pari con Alcaraz. Non sapevo come tirar su i punti, come rimanere agganciato. Contro altri ‘big’ mi sono sentito più vicino tennisticamente, contro Alcaraz ho pensato ‘non so cosa fare’. In quei giorni poi, stava giocando un tennis fantastico”.
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