Fabio Fognini arriva sul palco di Belve con la schiettezza di sempre, pronto a raccontarsi senza filtri. Quando gli si chiede se sente la mancanza del tennis dopo il ritiro, risponde chiaro: “Seguo tantissimo, ma non mi manca: non ho più giocato a tennis”.
L’esclusione dagli Azzurri della Coppa Davis
Si tocca allora un capitolo delicato che, purtroppo per Fabio, ha a che fare con l’azzurro della Nazionale e la sua esclusione dalla Coppa Davis. Una ferita che non vuole rimarginarsi. In carriera Fognini conta numerose apparizioni: 32 match in singolare (con un bilancio di 23-9) e 23 in doppio (12-11). Eppure, il rammarico per non aver potuto difendere quel tricolore è evidente: “Proprio nel giorno in cui avevo annunciato a Wimbledon il mio ritiro, ero a cena e nel tavolo accanto c’era lui, Volandri (Capitano dal 2021 della squadra italiana di Coppa Davis, ndr): ci ha salutati ma non ha avuto il coraggio di dirmi nulla, neanche un complimento per la mia carriera. Non mi ha detto niente”.
La frecciatina a Volandri
Fognini non vuole neanche sentire parlare di spiegazioni ufficiali e approfondisce l’accaduto con rammarico: “Non mi è stato chiarito nulla. Non ho avuto un confronto con nessuno – e per me è la cosa più ridicola. L’essere uomo richiede confronti, anche se le opinioni sono diverse”. Quando gli viene chiesto se ha cercato una spiegazione da solo, la risposta è sprezzante: “Non lo so, chiedetelo a lui. È andata così, non l’ho accettata e non l’accetterò mai”.
Montepremi ricchissimi e… multe salate
Ma la chiacchierata non è fatta solo di rimpianti. Fognini non nasconde i conti fatti con le multe secondo il suo carattere sanguigno: “Avrei potuto guadagnare molto di più, ma per gli atteggiamenti che ho avuto qualche multa è arrivata!”. La più salata? “Agli US Open, una multa da 96mila euro”. In totale nella sua carriera, confessa, una cifra da capogiro “mezzo milione di euro circa”.
Il lato intimo di Fognini
In pubblico si è sempre mostrato spavaldo, ruvido e sorridente. Ma a Belve, l’ex numero 9 del ranking ATP mostra anche la parte più fragile: un racconto personale che mischia sofferenza e vulnerabilità. “Ho sofferto di attacchi di panico. Non sono mai stato così male. La prima volta è successo al Roland Garros”.
L’ironia che l’ha sempre contraddistinto
E infine un momento di leggerezza: quando la conduttrice cita lo scrittore Charles Bukowski. “Sappiamo chi è?” chiede. Fognini sbaglia il nome, lo chiama “Bubboski – e ridendo poi chiude – Vabbè, andiamo avanti”.
Questo ritratto restituisce l’essenza della personalità di Fognini: – ironico e sincero, duro e fragile. Non più solo il guerriero dei campi, ma l’uomo che ha alle spalle vittorie, rimpianti, scelte e cicatrici. Il racconto di un fuoriclasse che, anche lontano dalle racchette, continua a far parlare di sé.