Yoshihito Nishioka, la nuova alba del tennis d’oriente

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di Lorenzo Cialdani

Se si parla di Giappone nel mondo del tennis maschile, non si può fare a meno di pensare immediatamente a quel Kei Nishikori che da anni può considerarsi l’unico caposaldo del tennis nipponico ad alti livelli, visto il suo feeling ormai consolidato con la Top10 e la non troppo remota finale raggiunta appena un anno fa agli U.S.Open, quando sfiorò il sogno Slam prima di cedere a Marin Cilic in un atto conclusivo tra outsider esordienti.

Come in campo femminile, con l’avvento di giovani di sicuro avvenire come Nao Hibino, Naomi Osaka, Risa Ozaki e le più grandicelle 24enni Misaki Doi e Kurumi Nara, anche per quanto riguarda i boys i segnali di una nuova linea verde di tutto rispetto sono molteplici, e se come detto Nishikori a livello di classifica è in assoluto il più rappresentativo, a guidare le nuove leve del tennis giapponese è sicuramente il 20enne Yoshihito Nishioka, mancino ancora in fase di crescita fisica ma dal gioco molto interessante, con i risultati che stanno continuando a premiare il suo lavoro pluriennale.

La sua ascesa non sarà stata rapida come quella dei vari Alexander Zverev o Borna Coric, eppure nello scorrere il suo storico si può vedere come il suo rendimento sia migliorato regolarmente portandolo a giocarsela contro avversari di tutto rispetto, potendo già vantare qualche vittoria a livello Slam e numerosi trofei nelle categorie ITF e Challenger, con l’ultima perla di appena una settimana fa a Toyota che gli ha consegnato il best ranking di N.117 del mondo.

Gli esordi risalgono al lontano 2011, quando Nishioka si rese subito protagonista della scalata dalle qualificazioni alla finale del Futures di Birmingham negli USA, vincendo da outsider otto incontri prima di arrendersi all’australiano Jason Kubler. Come per tanti giovani in procinto di passare al professionismo, da quel 2011 al 2013 l’alternarsi degli impegni Junior Under 18 e Futures è stato decisamente prolifico, con le onorevoli sconfitte subite da Dominic Thiem ai prestigiosi “Eddie Herr” e “Orange Bowl” rispettivamente nei quarti ed in semifinale, oltre alla semifinale raggiunta agli U.S.Open Junior del 2012, che si sono andate a sommare alle sei vittorie di tornei Futures – tre trofei conquistati consecutivamente nei primi due mesi del 2014 – utili per racimolare punti preziosi per il famoso “salto” verso i Challenger.

Da quel momento in poi, la vernice è ancora fresca: tante qualificazioni superate fino al definitivo cambio di marcia del suo personalissimo 2014 da ricordare: qualificazione agli U.S.Open dopo aver battuto tennisti del calibro di Horacio Zeballos, Thanasi Kokkinakis e Marsel Ilhan – prima del ritiro contro il nostro Paolo Lorenzi che ha consegnato al senese la prima vittoria in un torneo Major – , vittoria al Challenger di Shanghai e via fino alla Top200, senza dimenticare lo storico successo agli Asian Games 2014 in quel di Incheon, in Corea del Sud, quando, battendo in finale il forte tennista di Taipei Yen-Hsun Lu, ha restituito i colori giapponesi un trofeo in singolare maschile che mancava dal 1974, quando Toshihiro Sakai si era imposto sull’iraniano Taghi Akbari.

I numeri di Nishioka possono lanciare segnali contrastanti solamente se visti nell’ottica degli ipotetici giovanissimi da Top10, visto che è ormai consolidato il deciso aumento dell’età media tra i primi tennisti del mondo e vista l’evidente difficoltà che si può trovare nei circuiti minori nel tentativo di emergere, con la presenza dei soliti habitué esperti e combattivi che danno sempre del filo da torcere ai meno esperti under 20.

La strada da percorrere è senz’altro la stessa del suo illustre connazionale, con il quale il 20enne di Mie si è potuto allenare proprio in occasione degli U.S.Open 2014 dopo averne seguito le orme con il trasferimento in giovane età alla IMG Tennis Academy a Bradenton grazie alla borsa di studio del Morita Fund, dichiarando oltretutto di vedere Nishikori come un modello da seguire anche nel gioco: ”Di certo non sono un colosso fisicamente, quindi non posso regalare punti. Kei ha un fisico piuttosto simile al mio, ma è davvero impressionante il controllo ed il piazzamento dei suoi colpi. Colpisce sempre in modo diverso, quando alza la traiettoria, quando la abbassa e quando cerca di variare nello spin impresso alla pallina. Cercherò di apprendere sempre di più da lui, un poco alla volta.”

Un gioco che potrebbe sembrare non troppo emozionante, ma con tutti i margini possibili per crescere e lasciare spazio al tocco ed ai vincenti in un prossimo futuro: lo stesso hot shot – con un fantastico passante al volo da dietro la schiena – che Nishioka riuscì a mettere a segno al Challenger di Aptos lo scorso Agosto, quando lasciò di stucco il pubblico ed il suo avversario di giornata Jared Donaldson, simboleggia la spregiudicatezza e la capacità di divertire che questo ragazzo ha in sé e che potrebbe regalare al circuito maggiore nei prossimi mesi, quando il contatto con i primi tornei ATP da reale candidato per le fasi finali dovrebbe finalmente diventare realtà, vista anche la sua ottima versatilità con ogni tipo di superficie di gioco.

Come spesso è bene ricordare, tutto il tempo speso nei tornei minori, senza troppe telecamere o troppi occhi puntati addosso, può portare risultati inimmaginabili, facendo capolino tra i grandi con un background di tutto rispetto ed un bagaglio personale assolutamente invidiabile, rischiando in maniera decisamente minore di cadere nell’auto-celebrazione e nella macchina mediatica del tennis professionistico.

Per il giovane Yoshihito si prospettano anni delicati e altrettanto pieni di soddisfazioni, con tante speranze per il futuro e la consapevolezza di avere i propri obiettivi a portata di racchetta, forse senza tappeti rossi ad attenderlo, ma con una tenacia ed un’esplosività che potrebbero aprigli molte porte da qui in poi, ritrovando magari il suo esempio Nishikori non più come un modello ma come un avversario da affrontare e sconfiggere sul campo.

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