ATP Finals, Berdych vola, Cilic non pervenuto

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di Alessandro Mastroluca

E’ come gli altri anni. Battuto 5 volte su 5 nel match d’esordio al Masters, Berdych ha sempre vinto il secondo incontro. Ha raccolto due game con Wawrinka, ne concede quattro a Cilic, che vede la sua prima volta alle Finals trasformarsi in un incubo. Con questo risultato Djokovic, che sarebbe certo di chiudere l’anno da numero 1 con 3 vittorie su 3 nel round robin, dovrà aspettare lo scontro diretto col ceco per assicurarsi il passaggio alle semifinali. Qualificazione che sarebbe invece sicura per Wawrinka se dovesse battere il numero 1 del mondo nel match serale.

La paura della prima volta al Masters non abbandona Marin Cilic, che si ritrova subito sotto 0-40 al primo game, allunga ai vantaggi ma affossa il dritto che gli costa il break, con il bilancio complessivo degli errori gratuiti che dopo pochi minuti avvicina già la doppia cifra. “Ho steccato un sacco di colpi” commentava Cilic dopo il 61 61 preso da Djokovic: e l’inizio di questo match non è certo incoraggiante. Per ogni buon servizio c’è un errore banale, elementare.

Berdych, che ha postato su Twitter la foto di una scimmietta che si copre gli occhi dopo il 61 61 da Wawrinka (che ha fatto di questa edizione la prima dal 1994 con due partite finite in meno di 14 game), mette particolarmente in difficoltà il croato con la seconda in kick e non ha grossi problemi a difendere il vantaggio. Per fortuna dei 10 mila spettatori presenti alla O2 Arena, che comunque non sono pochi per una sessione pomeridiana, il livello di gioco sale come il ritmo negli scambi da fondo. Ma di pari passo sale anche la tensione di Goran Ivansevic, tre volte semifinalista al Masters, che vede in Cilic solo l’ombra del giocatore capace di giocare una settimana da dio e rifulgere di gloria sulla collina delle ceneri. Il 2-4 15-40 sembra trasformare la partita, e il suo Masters, in un K2, ma un paio di ottime prime e un rovescio vincente lo tengono ancora in corsa.

Il rischio appena neutralizzato diventa opportunità, la presa della rete appare finalmente come un’alternativa strategica reale e praticabile. Con uno smash e  una convinta volée di rovescio, Cilic si procura due palle del controbreak. Ma se sulla prima poco può fare per opporsi al tracciante di rovescio di Berdych, sulla seconda avrebbe potuto e dovuto far tutto meno che sparare lungo nello scambio da fondo.

Anche perché Berdych non concede altre chance, e Cilic firma la resa con un dritto lungo per questione di millimetri sul set point. Il ceco continua a tenere il riserbo sul suo prossimo coach. Ha solo confermato di voler aggiungere “qualcuno con una diversa esperienza” a Tomas Krupa, che è stato al massimo qualche settimana in top 300 nel 1995 ma l’ha comunque portato in finale a Wimbledon nel 2010. L’elenco delle ipotesi sul suo possibile prossimo “super coach”, sulla leggenda del passato che potrebbe affiancarlo, continuano a proliferare, con una sola certezza: non sarà Ivan Lendl. Intanto, almeno stavolta a differenza del match d’esordio, la tattica è chiara, le scelte figlie di un progetto solido di partita: appoggiarsi al servizio, mettere i piedi dentro il campo, tenere l’iniziativa.

Sarebbe anche l’idea di Cilic, che però nel suo caso è rimasta nel cassetto delle buone intenzioni, oscurata dalla totale mancanza di continuità, anche nell’arco di un singolo game, di un singolo scambio.

Per Cilic, la partita non è altro che una successione di colpi senza senso, di errori banali. E’ lui il peggior nemico di se stesso. Manca una palla break nel terzo gioco con una pessima risposta di rovescio, poi cede il servizio due volte di fila. Berdych va a servire per il match e gli concede anche due occasioni per rientrare in partita, ma le cancella entrambe, la prima con il quinto ace del match. E la partita si chiude sul rovescio affossato a rete dal croato. La sintesi migliore dell’incontro.

In doppio, i gemelli Bryan mantengono speranze di qualificarsi per le semifinali nel gruppo A. La coppia numero 1 al mondo ha ottenuto in rimonta la 60ma vittoria stagionale, la 30ma in carriera al Masters: 6-7(4), 6-3, 10-6 su Jean-Julien Rojer and Horia Tecau che alla prima stagione in coppia hanno vinto otto titoli, ma perso 4 volte su 4 contro i Bryan.

Le teste di serie numero 1, che inseguono il decimo trofeo del 2014, si giocheranno la qualificazione contro Alexander Peya and Bruno Soares. Rojer e Tecau, alla seconda sconfitta nel round robin, chiuderanno contro i campioni dell’Australian Open, Lukasz Kubot and Robert Lindstedt.

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