Dino Prizmic è nato a Spalato il 5 agosto 2005 e quest’anno farà il suo esordio alle Next Gen ATP Finals, al termine della miglior stagione della sua giovane carriera. Ha iniziato a giocare a tennis al Tenis Klub Split, lo stesso circolo dove sono cresciuti anche Goran Ivanisevic e Mario Ancic.
Nel 2016, a soli undici anni, ebbe l’opportunità di partecipare alla cerimonia del 27° ATP Croatia Open: il piccolo Dino prese parte a un doppio di esibizione insieme a Ivanisevic, Andre Agassi e Juan Carlos Ferrero, affiancato da un altro giovane tennista. Anche grazie a esperienze così speciali, a 14 anni si trasferì a Zagabria per prendere il tennis in maniera più seria.
Dopo una breve ma significativa carriera junior, dove ha incrociato la racchetta con giocatori oggi in top 100 come Alex Michelsen, Ethan Quinn, Jakub Mensik e Alex Blockx, nel 2022 ha mosso i primi veri passi verso il professionismo.
In quell’anno ha debuttato a livello ATP, nella sua Umago contro Bernabe Zapata Miralles, e ha conquistato i primi quattro titoli ITF, chiudendo la stagione con 21 vittorie nelle ultime 22 partite.
Una svolta alla carriera nel 2023
Nel 2023 si è inserito stabilmente nel circuito Challenger, raccogliendo i primi quarti di finale e vittorie di peso. Nella stessa annata si è tolto la soddisfazione di alzare al cielo il titolo del Roland Garros junior, perdendo un solo set in tutto il torneo.
Da lì è sembrato lanciato verso il tennis che conta: ha ottenuto i primi due successi ATP, sempre nella sua Umago, battendo Piros e Ajdukovic e arrendendosi solo a quello che sarebbe poi diventato il campione del torneo, Alexei Popyrin.
Ha chiuso il 2023 vincendo il suo primo Challenger a Banja Luka e firmando quella che è ancora oggi la vittoria più prestigiosa della sua carriera, ottenuta indoor a Stoccolma contro l’allora numero 30 del mondo Jiri Lehecka.
È stata una stagione che lo ha visto guadagnare oltre 300 posizioni, conquistare il primo Slam junior, le prime vittorie ATP e debuttare, senza successo, anche in Coppa Davis.
L’incoronazione di Djokovic
A stupire fin da subito è stata la sua solidità: pochi difetti nei fondamentali da fondo campo, una mentalità e un’attitudine che ricordavano a molti, inevitabilmente, Novak Djokovic. E il destino ha voluto che al suo esordio Slam, in Australia, si trovasse sorteggiato proprio contro il campione serbo.
Dopo un avvio complicato, Prizmic si è sciolto e ha regalato alla Rod Laver Arena uno spettacolo vero: quattro ore di lotta pura, in cui si è addirittura trovato avanti di un break nel terzo set, iniziando a far pensare a un’impresa clamorosa.
Il primo a rimanere impressionato fu proprio Djokovic che, al termine del match, lo accompagnò in una standing ovation e poi disse:
“A un certo punto ho avuto la sensazione di giocare contro la mia persona riflessa in uno specchio. Non è sceso in campo per fare bella figura, ma per vincere.”
Sembrava davvero l’inizio di una strada già segnata: intorno a lui c’erano attenzione, curiosità, aspettative. E soprattutto c’era l’ammirazione del giocatore più vincente della storia.
Un 2024 caratterizzato dagli infortuni
Poi, però, qualcosa si è fermato. O meglio, si è spezzato in modo quasi impercettibile: “Durante il match con Djokovic ho sentito qualcosa al polso. Ho provato a giocare alcuni tornei con il dolore, ma ho dovuto operarmi”, dirà più tardi. Una frase semplice, ma che spiega tutto: l’ascesa che rallenta, il corpo che non segue più i piani.
Dino è un ragazzo riservato, poco social, poco incline a raccontarsi. Non parla dei suoi problemi fisici, né di ciò che succede dietro le quinte. Questa discrezione ha creato un po’ di confusione sul suo percorso e sul perché si fosse improvvisamente rallentato. Ma basta guardare i risultati per capire che il talento non era mai sparito.
Nel 2024 la prima semifinale Challenger arriva solo a ottobre e scivola fuori dalla top 350. Gli acciacchi lo seguono anche all’inizio del 2025: qualche buon segnale, ma anche nuovi stop e aggiustamenti tecnici obbligati dal polso.
A marzo arriva forse il momento più complicato della sua giovane carriera: la sconfitta di Barletta contro Maxime Janvier, difficile da spiegare perfino a chi lo segue da vicino. Poi un mese di stop, che non lasciava intuire nulla di positivo. E invece, al ritorno, cambia tutto.
La rinascita e un sorriso ritrovato
Dino infila cinque finali Challenger consecutive, come se avesse ritrovato un filo che credeva perso. Vince a Zagabria e Bratislava, torna ai quarti a Umago, lo stesso torneo che lo aveva visto crescere, e si ferma solo contro Luciano Darderi.
Il tennis è tornato quello dei giorni migliori: si avvicina concretamente alla top 100 e dà l’impressione di essere quasi imbattibile a un certo livello, finalmente libero dal dolore.
Al termine delle vittorie di Milano ha detto: “A fine carriera sarò contento se avrò raggiunto l’obiettivo di giocare i grandi tornei ed essere rimasto in salute. Ho avuto problemi fisici, li ho risolti e adesso vorrei giocare i grandi tornei, contro gli avversari più forti e davanti a un pubblico numeroso.”
Desiderio avverato: pochi mesi dopo debutta a New York, dove si arrende solo ad Andrey Rublev, e poi affronta Lorenzo Musetti a Chengdu, strappandogli un set. La stagione però si conclude anzitempo, con un ritiro al primo turno di qualificazioni a Stoccolma per un problema all’anca destra.
Infortunio che ora sembra alle spalle: il focus è tutto sulle Next Gen ATP Finals, in scena dal 17 al 21 dicembre, dove Dino Prizmic avrà la possibilità di portare sé stesso, e il suo tennis, dove realmente merita.
Un’occasione non solo per chiudere l’anno nel modo giusto, ma anche per ricordare a tutti quanto velocemente possa cambiare il suo percorso quando sta bene, quando il corpo lo segue e la testa è leggera.