Flavia Pennetta si racconta a tutto campo in una lunga intervista al Corriere della Sera, ripercorrendo la propria carriera, la storica finale dello US Open 2015, il tennis di oggi e il rapporto con Fabio Fognini. Ne esce il ritratto di una campionessa consapevole del proprio peso nella storia del tennis italiano, dentro e fuori dal campo.
L’IMPATTO DI FLAVIA SUL TENNIS ITALIANO
L’ex numero 6 del mondo non ha dubbi sull’impatto che la sua vittoria a New York ha avuto sul movimento femminile azzurro. “L’effetto che oggi Jannik Sinner sta avendo sul tennis italiano maschile, in passato l’ho avuto io per le donne”, spiega. Pennetta rivendica di aver “rotto un muro”, di aver aperto una strada: il messaggio era chiaro, “se ce l’ha fatta Flavia, possiamo farcela anche noi. Abbiamo aperto un ciclo”, sottolinea.
E se oggi Sinner è il simbolo del presente, Pennetta precisa anche un altro passaggio: “Quel muro, però, al maschile non l’ha rotto Jannik. L’ha rotto Fabio”.
Nel corso dell’intervista torna anche il tema dei “soli” undici titoli vinti in carriera. Un numero che non la turba. “Ho attraversato un’epoca di giocatrici pazzesche”, racconta, paragonando la sua generazione a quella vissuta da Fognini nel pieno dominio di Federer, Nadal e Djokovic. “Ci ho messo tempo per convincermi di essere all’altezza di una generazione guidata da Serena Williams. Alla fine, ce l’ho fatta, e ne sono felice”.
US OPEN 2015
I ricordi più intensi non possono che riportare allo US Open 2015, torneo che ha segnato per sempre la storia del tennis italiano. Pennetta ricorda il percorso che portò a quella finale tutta azzurra contro Roberta Vinci. Dopo la sua semifinale vinta contro Simona Halep, l’altra parte del tabellone proponeva Serena Williams contro Vinci, una sfida che sulla carta sembrava chiusa. “Serena tremò davanti alla prospettiva del Grande Slam”, spiega Flavia, “Roberta fu bravissima ad approfittarne”.
Di Serena Williams il ricordo resta indelebile: “Aveva un servizio disarmante, la percepivi già negli spogliatoi. Se tu tiravi forte, lei tirava più forte”. Tra le grandi rivali, però, Pennetta ammette che quella che le dava più fastidio era un’altra: “Ana Ivanovic. Non riuscivo mai a capire dove potesse tirare”.
IL RAPPORTO CON ROBERTA VINCI
Impossibile, poi, separare quella finale dal rapporto con Roberta Vinci, nato quando erano poco più che bambine, entrambe pugliesi. Un legame che affonda le radici già nel torneo Avvenire di Milano del 1997, vinto insieme in doppio, quando in pochi potevano immaginare quale strada avrebbe preso il loro percorso.
A distanza di anni, la storia e il destino le hanno poi riportate una di fronte all’altra nella più grande notte della loro carriera: una finale Slam tutta italiana, simbolo non solo di un’amicizia sportiva, ma di un momento irripetibile per lo sport italiano. “Ricordo il caffè insieme prima della finale, l’abbraccio a rete. È stato un film bellissimo”. Un legame che va oltre il campo: “Ogni anno, in quella data, proviamo a vederci. Se non ci riusciamo, ci sentiamo. Lei scherza dicendo che ho vinto grazie a lei. È un episodio che ci legherà per sempre, non solo nello sport, ma nella storia dello sport italiano”.
FABIO FOGNINI A BALLANDO CON LE STELLE
Spazio, anche alla dimensione personale e al rapporto con Fabio Fognini. Flavia parla della recente esperienza del marito a Ballando con le Stelle: “Sono felice per Fabio. Tutti si aspettavano il solito nervoso, litigioso come spesso appariva in campo. In realtà è empatico, gioioso, generoso. È il vero Fabio, quello di cui mi sono innamorata”. E aggiunge: “Fino a pochi mesi fa era l’anti-ballo, ora è entrato in competizione. Mentirei se dicessi che non vuole vincere anche lì”.
IL RITIRO E I SOGNI
Sul tema del ritiro, Pennetta torna alla scelta coraggiosa fatta nel momento più alto della carriera. Una decisione che oggi, guardando Novak Djokovic, ritiene unica: “Io l’ho fatto, ma credo che Djokovic non possa farlo. È ancora convinto di potersela giocare con Sinner e Alcaraz, di poter vincere il suo venticinquesimo Slam”.
Guardando indietro, Pennetta racconta anche i suoi sogni da bambina: “Volevo diventare la più forte d’Italia, non del mondo”. Un obiettivo che sente di aver raggiunto superando il muro della top 10. “Credo di esserci riuscita, e ne sono contenta”.
Il bilancio finale è sereno, quasi timido: “Mi fa un po’ paura dirlo ad alta voce, ma se avessi potuto scrivere la mia vita come l’avrei voluta, l’avrei scritta esattamente così. E sono felice”.