Nishesh Basavareddy, ventenne classe 2005, nasce a Newport Beach, California, da genitori di origine indiana. Si innamora di questo sport all’età di otto anni, con la famiglia si trasferisce nell’Indiana centrale e incontra quello che sarà il suo mentore, Rajeev Ram, fondamentale nella sua crescita personale e sportiva.
Attualmente alla posizione numero 167 del ranking mondiale, ha un tennis piuttosto completo, con una vocazione offensiva ma anche con ottima capacità di muoversi bene in campo e di mantenere scambi lunghi e intensi. Lo caratterizza un incisivo rovescio a due mani.
Gli inizi
Comincia la sua carriera da junior nel 2022 con fortune e risultati alterni. L’anno successivo intraprende il suo percorso di studi di informatica presso la prestigiosa Stanford University, che rappresenta anche sul campo. Nel frattempo raggiunge la sua prima finale Challenger a Fairfield, dove viene sconfitto da Zachary Svajda in due set.
Nel 2024 si afferma come una delle principali figure di spicco dei tornei Challenger con due vittorie a Tiburon e Puerto Vallarta, quattro ulteriori finali, per un complesso di 47 vittorie su 63 match stagionali. In particolare nel settembre di quell’anno, a seguito della finale di Charleston, raggiunge la top 200. Questo lo porta a qualificarsi per le Next Gen Finals, dove, nonostante esca ai gironi, se la gioca in tutte e tre le gare disputate, non sfigurando affatto, e ottenendo la sua prima vittoria nel circuito ATP contro Shang Jungcheng.
Salto di qualità
Tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 avviene un cambio di rotta notevole: decide di passare al professionismo abbandonando la NCAA (National Collegiate Athlete Association). I preziosi consigli del suo maestro sono determinanti nella sua scelta: “Rajeev è stato molto importante per me perché ha giocato a tennis a livello juniores, a livello universitario e ha fatto il salto al tennis professionistico dopo aver lasciato l’Università dell’Illinois. I suoi consigli su cosa aspettarsi dal circuito maggiore sono stati preziosissimi”.
Questo cambiamento segna anche un miglioramento dei suoi risultati in campo. Partecipa infatti al primo main draw di un torneo ATP a Brisbane dove esce sconfitto al primo turno con Gael Monfils.
Sulle ali dell’entusiasmo arriva in semifinale nel 250 di Auckland, diventando il più giovane americano a raggiungere una semifinale ATP dal diciottenne Reilly Opelka nel 2016. Nel suo percorso sconfigge il numero 23 del mondo Alejandro Tabilo, per la vittoria più illustre della sua carriera, ma viene fermato ancora da Monfils.
Questi risultati lo portano ad ottenere una wild card per il main draw degli Australian Open, dove viene eliminato al primo turno, dopo aver vinto il set di apertura, dal suo idolo Novak Djokovic, di cui ha avuto per diverso tempo un’immagine come foto profilo Whatsapp.
A giugno raggiunge la più alta posizione nel ranking, 99, entrando così in top 100.
Il resto dell’anno è costellato da alti e bassi che lo portano comunque a qualificarsi per il secondo anno consecutivo alle Next Gen Finals. Da sottolineare le partecipazioni al tabellone principale di altri due Slam, Wimbledon e Us Open, dove esce sconfitto al primo turno rispettivamente dal connazionale Learner Tien e dal russo Karen Khachanov.
Idoli e infortuni
Oltre al già citato campione serbo, nutre profonda ammirazione per Juan Martin Del Potro per la capacità di tenere duro e risollevarsi dagli infortuni. Sfortune fisiche che hanno messo a dura prova il giovane statunitense sia nel 2016, quando aveva appena 11 anni, ed è stato costretto a un intervento chirurgico a causa del danneggiamento della rotula, e conseguente problema alla cartilagine del ginocchio. Sia due anni dopo, con la rottura del menisco. Infine, nel 2021 con il medesimo infortunio. Questo però non lo ha fermato anzi: “Nei lunghi periodi fuori dal tennis credo di essere migliorato comunque, studiando il tennis professionistico. Una delle mie principali qualità è analizzare il gioco, trovando forze e debolezze dei miei avversari”.