Come riconoscere un talento

Tanti anni fa ero estasiato dai colpi potenti e puliti, dalle volée smorzate e dalle palle corte. Mi illuminavano un grande servizio o una grande risposta. Poi, col tempo, ho capito di essere (quasi) totalmente fuori strada. Non che giocare bene a tennis non serva, anzi, ma stagione dopo stagione, vedendo grandi talenti perdersi e giocatori ‘normali’ arrivare in top-100 o top-50, ho modificato il mio personale modo di analizzare un giocatore.

Alcuni dettagli si possono ‘vivere’ solamente a un passo dal campo, spesso ancor più negli allenamenti che in partita; o addirittura fuori dal campo. Sembrerà banale ma il tennista, essendo azienda di se stesso, deve essere perfetto in ogni singolo campo della sua professione. E saper tirare il dritto e il rovescio rappresenta solamente una piccola parte del tutto.

Si può capire dove arriverà un giocatore anche vedendolo mangiare, sentendolo parlare, seguendo una preparazione invernale, i pre e i post partita. Non soltanto da quanto si allena ma da come.

Non dal dritto sul vincente sul 4-0 30-0, quando tutto gira nel verso nel giusto, ma su che seconda di servizio andrà a giocare sul 3-4 30-40 al terzo set.

Non se vincerà, ma come. Non se perderà, ma come.

Nei primi anni di carriera ho fatto fatica, per dirne uno, a immaginare Paolo Lorenzi negli ottavi di finale di uno Slam. Sbagliavo, di grosso.

Seguire i tornei dal vivo, però, oltre a parlare con tantissimi addetti ai lavori, mi ha permesso di aprire una mia personalissima finestra che dà verso l’interno del circuito professionistico. Per questo, a volte (sempre?), mi arrabbio con chi giudica dalla poltrona di casa. È normale e giusto che tutti abbiano diritto di parola, ma sarebbe opportuno chiedere per comprendere fino in fondo questo maledetto sport. Per usare un’espressione cara a Thomas Fabbiano, non si deve essere troppo ‘divanisti’.

Qualche esempio di giocatori che nel passato mi hanno tratto in inganno? Pensavo che il croato Semrajc fosse un fenomeno e che Montanes non sarebbe mai giunto in Top-50; ho immaginato un futuro ricco di trionfi per Korolev e Delic, così come di scarsi successi per Granollers. Sia chiaro, qualcuno l’ho indovinato anche all’epoca, come Flavio Cipolla in Top-100 (mentre tutti faticavano a vederlo tra i primi 300 del mondo) o Dolgopolov a lottare con i più forti, ma la mia conoscenza del tennis professionistico era ancora in alto mare.

Oggi, dopo tante stagioni vissute sui campi, di torneo e di allenamento, e ovviamente anche da telecronista, credo di aver capito abbastanza (ovviamente non tutto) in merito allo ‘sport del diavolo’.

Non smettete, quindi, di guardare i colpi, i vincenti, le risposte sulla riga o gli attacchi in controtempo, ma cercate comunque, per quanto possibile, di analizzare un giocatore, dentro e fuori dal campo, a tutto tondo. Solo così ne capirete realmente le potenzialità.

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