Fognini: se non ora, quando?

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di Giorgio Giosuè Perri

Fabio Fognini, un mistero irrisolto. Un giocatore con un talento pazzesco e una mentalità poco vincente. Minimizzare tutto in poche righe sarebbe inopportuno, ma se ne sono dette di cotte e crude. Non passa inosservato nessun comportamento del ragazzo ligure, che sia positivo che sia (soprattutto) negativo. In un mare di polemiche continue che si porta dietro, in questo momento c’è da pensare a cose ben più importanti in cascina: i punti ATP.
Esatto, perché se Fabio ad oggi è numero 18 del mondo, è grazie soprattutto ai risultati ottenuti nella passata stagione tra gli Australian Open e (quel maledetto) Montecarlo. Ottavi di finale a Melbourne, le due vittorie in singolare, e quella in doppio, in Davis, il trionfo a Vina del Mar, la finale a Buenos Aires, i quarti a Rio e soprattutto i due quarti turni ottenuti nei Masters 1000 americani, a Indian Wells e Miami. Fabio, come tutti sappiamo, riuscì ad issarsi sino alla tredicesima posizione più tardi, arrivando a ridosso di Montecarlo a circa 150 punti dalla Top 10.
A questo punto, la questione è semplice: o si sale o si scende. E’ inutile girare intorno a problemi per cui si sono sprecati litri di inchiostro. Fabio Fognini è così, siamo tutti d’accordo. O sia ama o si odia, siamo tutti d’accordo. Ma siamo tutti d’accordo anche sul fatto che di treni ne sono passati tanti, che l’età avanza anche per lui e soprattutto che il fisico con il passare del tempo andrà a calare inevitabilmente. Si tratta quindi di 4 mesi decisivi per le sorti non solo del giocatore ma del tennis italiano in generale.
E’ la seconda volta in carriera che Fabio si ritrova a fronteggiare così tanti punti. L’anno scorso, chiamato alla difesa dei titoli di Amburgo e Stoccarda e alla finale di Umag non si è proprio ben destreggiato, perdendo al primo turno nella prima settimana ed arrendendosi in semifinale nelle successive. Quest’anno il compito risulta ancora più arduo, vista la presenza di uno Slam e due Masters 1000 e considerando quanto il nostro numero uno d’Italia sotto pressione non riesca ad esprimere il suo miglior tennis.
L’augurio, alle porte del primo Slam stagione, è quello di poterlo rivedere ai vertici come ha ampiamente dimostrato, anche perché parliamo comunque di un giocatore che apparentemente migliorato a livello mentale, ha finito per incappare in un’involuzione che rischia, proprio in questi mesi, di farlo tracollare di nuovo nelle retrovie della classifica mondiale.
Il dato inquietante è rappresentato dalle vittorie ottenute dopo il quarto di finale a Cincinnati: solamente due, contro Golubev agli U.S Open e contro Ramos a Valencia, a fronte di ben 9 sconfitte. Non proprio un dato incoraggiante, ma che speriamo possa dare la forza ad un già consapevolissimo Fabio di ritrovarsi e ritrovarci.

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