Belinda Bencic, storia di una predestinata

belinda bencic

di Alessandro Mastroluca

“Nel gennaio del 1997, prima che nascesse Belinda, Martina Hingis ha vinto il suo primo torneo del Grande Slam”. Ancora non lo sa, Belinda Bencic, ma in quelle parole di papà Ivan c’è già tutta la sua storia. Ivan, che si chiama come suo padre, arcigno difensore dell’HC Bratislava, una delle maggiori squadre di hockey su ghiaccio dell’allora Cecoslovacchia, scappa dai carri armati che arrivano da Mosca a spegnere la Primavera di Praga nel 1968 e si trasferisce in Svizzera. Quando Martina Hingis trionfa agli Australian Open 1997, Ivan monta una rete da tennis nel giardino di casa.

Praticamente Belinda impara a camminare su un campo da tennis. A due anni ha già in mano una racchetta. Con Ivan, severo quanto suo padre, si allenano due volte al giorno, tutti i giorni. Finché il papà la accompagna al Tennis Club Ried di Wollerau, nel canton Svitto. Lì insegna Melanie Monitor, la madre di Martina Hingis. E il cerchio si chiude.

“Mi segue ancora adesso, dopo dieci anni” ha detto dopo aver battuto Angelique Kerber, e firmato la prima vittoria contro una top-10, dopo 3 sconfitte, che le vale il primo passaggio in carriera alla seconda settimana di uno Slam. “Mi sono allenata sempre e solo con lei, sin da bambina, e credo che per me abbia funzionato molto bene e sta ancora funzionando alla grande. Lei mi conosce come nessun’altra e ogni volta che torno in Svizzera vado da lei. Melanie mi ha insegnato tutto del tennis, soprattutto a pensare in campo”. Come Martina Hingis, con cui si incontrano ancora tre o quattro volte l’anno e che le dà sempre consigli preziosi, Belinda legge benissimo il gioco e fa leva sull’intelligenza più che sulla forza. “Martina e Belinda hanno una tecnica molto simile” ammette Melanie Molitor, “ma sono passati anche 17 anni e il tennis è parecchio cambiato”.

Belinda adesso passa diversi mesi all’anno, soprattutto d’inverno, all’accademia di Chris Evert a Boca Raton, in Florida. “Belinda è estremamente concentrata e mentalmente solida” ha detto Evert alla CNN. “Quando l’ho vista la prima volta ho pensato: ha tutto per diventare una grande. Lo vedi da come colpisce in anticipo, con la palla ancora in ascesa, da come improvvisa in campo ed estrae soluzioni di tocco inattese quando ha bisogno di chiudere il punto”.

Le tappe chiave della carriera

Bencic ha bruciato le tappe da subito. A 15 anni debutta in Fed Cup, in doppio, e a fine 2012, la sua prima stagione in cui alterna eventi junior e tornei pro, ottiene una meritata wild card al WTA del Lussemburgo. Non è fortunato però il sorteggio del suo primo main draw WTA: pesca Venus Williams che la batte 63 61.

L’anno scorso fa doppietta “junior” al Roland Garros e a Wimbledon. Sull’erba dei Championships, nella finale contro Taylor Townsend, costretta dalla sua battaglia personale contro la bulimia a forgiare un tennis fatto di anticipi e improvvisazioni, di accenti e presentimenti, Bencic si rivela come epifania della tennista moderna: mentalità granitica in un fisico da pin-up, un tennis già maturo quanto monodimensionale. Numero 1 ITF, sogna la tripletta slam a New York, ma si ferma ai quarti contro Antonia Lottner che nei due precedenti confronti diretti non aveva vinto nemmeno un set.

Il 2014 inizia col botto. Passa le qualificazioni in Australia e breaka 10 volte Kimiko Date al primo turno. Al secondo, dopo aver preso un 6-0 in 20 minuti da Li Na, costringe la futura campionessa al tiebreak al secondo set. A Charleston, partendo ancora dalle qualificazioni, arriva alla prima semifinale WTA. A Roma, altro segnale di quella testa già solida, batte al primo turno Anastasia Pavlyuchenkova e piazza un ace e un servizio vincente negli ultimi due punti del match. Con l’ottavo a New York entrerà per la prima volta in top-50, sarà numero 41 o 42 se Kaia Kanepi dovesse andare più avanti di lei. Ma Belinda non si dà obiettivi. “E’ meglio così, adesso voglio pensare solo a giocare”.

Sponsor

I suoi progressi non sono sfuggiti agli sponsor. Ha 11 contratti al momento, che l’hanno aiutata a coprire i 100 mila dollari l’anno che servono a finanziare la carriera di una giovane promessa come lei, che fino all’anno scorso aveva guadagnato poco più di 40 mila dollari di prize money. “Ora che è arrivata alla seconda settimana di uno Slam, i brand che hanno scommesso su di lei certamente le offriranno contratti più alti” sostiene Nigel Currie, direttore della divisione Sports Marketing di brandRapport, agenzia di comunicazione leader a Londra.

“Nessuno sponsor mi ha messo pressione” ha detto Bencic, aiutata molto nei primi anni dal suo attuale agente, l’ex hockeysta Marcel Niederer, che ha contribuito a reperire i fondi necessari. “Sono io che mi metto pressione, ma penso sia normale quando vuoi diventare una campionessa”.

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