La Cina nel tennis ieri e oggi


Negli ultimi dieci anni il tennis in Cina ha avuto una grande crescita che ha rispecchiato l’economia del paese, con tutti i suoi limiti e i punti di forza. Cerchiamo di chiarire le idee sulla situazione del movimento cinese.
Da qualche anno a questa parte la stagione asiatica rappresenta uno dei momenti più interessanti dell’anno, soprattutto perché sono in gioco moltissimi punti e si avvicina, sia nel maschile che nel femminile, il master finale. Indubbiamente il paese asiatico dominante nel tennis, sia per numero di tornei che di giocatori a diversi livelli è la Cina che vanta, oltre a una grande estensione, sostanziosi fondi da investire nello sport. È necessario però analizzare il movimento cinese in un lasso di tempo piuttosto ampio per capire come il tennis sia passato da sport di secondo piano senza attenzioni mediatiche a uno delle discipline più seguite in assoluto. I primi risultati arrivano nel 2004 all’Olimpiade di Atene, dove la Cina si aggiudica la medaglia d’oro nel doppio femminile, vittoria che porta le prime attenzioni; ma il vero cambiamento deve ancora iniziare, e questo cambiamento ha un nome e un cognome: Li Na. La tennista nativa di Wuhan è la prima vera stella che la Cina può vantare nel tennis e la sua importanza è fondamentale per il futuro di questo sport. Ma la strada per raggiungere il successo non è affatto semplice, anche a causa del rapporto non semplice tra giocatori e federazione, difficoltà che portano Li Na a lasciare il tennis a vent’anni prima di riprendere nel 2008. Cosa è cambiato nei rapporti con la federazione? Essenzialmente la giocatrice di Wuhan ha finalmente la libertà di scegliere un coach e di prendere tutte le decisioni necessarie per la propria carriera, oltre al poter trattenere circa il 90% dei guadagni invece del 35%. I successi di Li Na sono poi noti a tutti e occupano le prime facciate delle pagine sportive di tutto il mondo: vittoria al Roland Garros, all’Australian Open e in diversi altri tornei oltre alla seconda posizione mondiale raggiunta, ovviamente best ranking per qualsiasi tennista cinese.
Li Na è l’anello mancante, il personaggio che permette al tennis di fare il salto definitivo in Cina, aumentando in maniera esponenziale il pubblico e motivando molti giovani ragazzi ad intraprendere la carriera tennistica. Nel 2007 viene creato un programma per i giovani tennisti cinesi chiamato “Swing For The Stars” che ha come obiettivo il creare nuovi campioni  e che permette ai migliori giovani emergenti di allenarsi anche negli Stati Uniti per un certo periodo. Negli anni seguenti i programmi per i giovani tennisti sono sempre di più così come le accademie, tra cui quella fondata da Li Na dopo il suo ritiro nel 2014; vengono investiti molti fondi per la creazione di nuovi tornei di diversi livelli, arma però a doppio taglio. Avere un gran numero di tornei nel proprio paese permette ai giovani di giocare molti Futures o ITF vicino a casa, limitando quindi le spese per gli spostamenti e trovando principalmente giocatori cinesi, con un tipo di gioco conosciuto. Tutto questo però ha evidentemente un limite: una volta giunti ad una posizione considerevole in classifica è necessario viaggiare in giro per il mondo per provare a cimentarsi nel tour maggiore e fare il salto di qualità decisivo, ma abituarsi a nuove condizioni climatiche, ambientali, ai viaggi in aereo, alla lontananza da casa e ai nuovi tipi di gioco che si incontrano è tutt’altro che semplice, e lasciare i confini della madrepatria sembra essere uno degli scogli principali per gli innumerevoli giovani che vorrebbero diventare professionisti. Un altro ostacolo è rappresentato dai costi: la Cina ha una piccola parte della popolazione – comunque numerosa – abbiente e con possibilità economiche notevoli, mentre il resto del paese vive in condizioni mediocri che spesso rasentano la povertà più assoluta. La federazione dà la possibilità a bambini e ragazzini di iniziare a giocare, ma se si parla di carriera professionistica il discorso è molto diverso e sono pochi, anche tra coloro che hanno le possibilità economiche, che scelgono questa strada. Il risultato è un gran numero di giocatori che cercano di diventare professionisti, ma comunque una percentuale molto bassa rispetto al totale di giovani che si allenano in Cina. A questo punto emerge un’altra considerazione, ovvero la differenza tra maschile e femminile; se si dovesse fare un elenco dei tennisti cinesi ad aver ottenuto risultati di rilievo ci si troverebbe con una lista di sole donne: Li Na, Peng Shuai, Zheng Jie, Zhang Shuai e così via. A livello maschile al momento i giocatori di punta sono Zhang Ze e Di Wu, entrambi comunque ancora lontani dai primi 100. Questa maggior difficoltà ad emergere risiede nelle diverse caratteristiche di tennisti e tenniste cinesi rispetto al circuito maggiore; le donne cinesi sono dotate di grande forza fisica, soprattutto per quel che riguarda il gioco di gambe (basti pensare a Li Na e Zheng Jie), oltre che di una grande forza mentale che si traduce anche in grande concentrazione in allenamento e in partita, elemento capace di fare la differenza anche nel circuito maggiore. Il circuito femminile premia la maggior forza fisica di una giocatrice rispetto alle altre molto più di quanto non faccia quello maschile. In quest’ultimo ci sono molti più elementi che incidono, come ad esempio il servizio, arma rara nel tennis femminile, o la capacità di variare il gioco, dote appartenente a poche giocatrici. Naturale pensare che la forza fisica dei giocatori cinesi risalti di meno rispetto a quella delle giocatrici appunto per le diverse richieste dei due circuiti, e per il momento sembra che le promesse in campo femminile non manchino, con molte giovani leve sotto i vent’anni pronte a scalare la classifica, mentre in campo maschile la situazione non vede grandi svolte all’orizzonte.
Il tasso di crescita delle giocatrici cinesi nelle prime 1000 posizioni del ranking WTA è chiaro dal grafico riportato: un innalzamento soprattutto nelle prime 500 posizioni. Il grafico riporta i dati del 2003, prima delle olimpiadi di Atene che hanno innescato i primi cambiamenti, del 2011, anno in cui Li Na vince il Roland Garros, e il 2016, anno attuale, due anni dopo il ritiro della campionessa di Wuhan.
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Ragionamento analogo, anche se con le dovute proporzioni, si può fare per il circuito maschile. A crescere negli ultimi anni è stato il numero di giocatori nei primi 300 posti al mondo, anche se i numeri sono molti diversi da quelli del circuito femminile.
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Si potrebbe a questo punto provare a prevedere il futuro della Cina dei prossimi anni avendone analizzata la crescita di quelli passati. Partendo dai giocatori, nonostante non si abbia più una campionessa come Li Na in campo femminile, negli anni a venire probabilmente le giocatrici nelle prime 100 al mondo saranno in aumento, e magari tra questa qualcuna non si limiterà ad essere una buona giocatrice; nel maschile invece si può solo sperare che come il Giappone ha trovato un ottimo giocatore come Kei Nishikori, anche la Cina possa avere giocatori dotati di ottime capacità atletiche che possano sopperire ad una potenza fisica leggermente inferiore a quella dei colleghi occidentali. Per quanto riguarda la Federazione, vista la crescita del tennis, questa continuerà a investire sempre più fondi su programmi volti al coinvolgimento e al miglioramento dei più giovani per convincerli a intraprendere la carriera professionistica sotto la propria ala (cercando di evitare l’eccessiva libertà concessa a Li Na o a Peng Shuai). Ed infine, parlando di tornei, indubbiamente la Cina cercherà di rendere ancora più spettacolari i tornei già presenti così da attirare sempre più capitali dagli sponsor occidentali, che ovviamente investono nel mercato tennistico asiatico, ricco e seguito a livello mediatico, e allo stesso tempo darà vita a nuovi tornei minori che possano fungere da rampa di lancio per i tennisti debuttanti.
Quello di cui si può essere certi è che in questo momento la Cina (e anche il resto dell’Asia in un discorso più generale) è una delle più grandi calamite per gli sponsor occidentali e il mondo del tennis è stato coinvolto. Grazie ai grandi fondi la Cina ha potuto costruire un impero a livello di strutture offrendo servizi di prima qualità e soprattutto montepremi da capogiro, invogliando grandi campioni a recarsi in Asia non solo per i tornei ufficiali, ma anche per competizioni locali ( come il circuito IPTL) che permettono di guadagnare molto più che normalmente e offrono al pubblico di tutto il mondo buon tennis. Se dovessero chiedere in questo momento ad ogni appassionato quale potrebbe essere il centro del mondo del tennis fra qualche anno, come non rispondere Cina?

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