E’ arrivata l’ora di Irina Khromacheva?


Non è sempre facile passare dal mondo dei tornei juniores a quello del circuito ATP o WTA; ci sono infatti tennisti e tenniste capaci di impiegare una o due stagioni per ottenere una classifica tale da permettere loro di disputare esclusivamente eventi del massimo circuito tennistico professionistico, mentre altri per anni lottano per raggiungere quei tanto agognati traguardi. Essere promesse a livello junior può dare stimoli, in quanto fin da giovani tanti appassionati possono interessarsi a questi atleti, capaci di attirare su di se’ anche l’attenzione di federazioni e sponsor. Questo tuttavia non garantisce alcun punto ATP o WTA, quindi per provare a diventare tennisti di rilievo anche nel mondo professionistico occorre saper maturare nel corso degli anni, continuare a progredire a livello di gioco e non abbattersi alle prime difficoltà nelle quali ci si imbatte quasi inevitabilmente una volta abbandonato il circuito degli juniores.
Irina Khromacheva fa senza dubbio parte di quel gruppo di tennisti e tenniste che si pensava avrebbero ottenuto grandissimi risultati anche nel circuito pro dopo ottime carriere a livello junior, ma che invece hanno impiegato molte stagioni per arrivare ad ottenere un ranking a due cifre. Questo traguardo sarà raggiunto finalmente dalla tennista russa classe 1995 lunedì prossimo; grazie ai quarti raggiunti a Tashkent infatti la Khromacheva farà irruzione, per la prima volta in carriera, tra le prime 100 del mondo, assestandosi in 96esima posizione. La tennista nata a Mosca nel maggio 1995 è riuscita a livello junior a raggiungere la vetta del ranking di categoria nel 2010, disputando poi un’ottima stagione nel 2011, che l’ha portata a vincere, tra gli altri, il trofeo del Bonfiglio. Non è però mai stata in grado di portare a casa un titolo dello Slam a livello di singolare, giungendo al massimo in finale nell’edizione di Wimbledon 2011, arrendendosi al termine di una partita molto equilibrata ad un’altra ex promessa mai esplosa ad altri livelli, Ashleigh Barty.
La moscovita si è allenata per anni presso l’accademia di Justine Henin in Belgio per provare a raggiungere in fretta le posizioni che contano del ranking, ma prima di questa stagione ha invece faticato anche solo a mantenere una classifica tale da consentirle di disputare le qualificazioni dei tornei dello Slam. Nel 2012 era in realtà riuscita a passare dalla posizione numero 756 alla 181, facendo presagire un’altrettanto rapida scalata verso le prime 100 del mondo, ma nelle 3 stagioni successive è stata protagonista di più delusioni che successi. Nel 2013 ha chiuso addirittura ben oltre al duecentesimo posto del ranking, nonostante sia stato l’anno del suo debutto in Fed Cup, nella finale della manifestazione a squadre giocata dalla Russia contro l’Italia; a causa delle innumerevoli defezioni nel team russo, Irina è scesa in campo contro la Errani, venendo però sconfitta per 61 64. Le due stagioni successive l’hanno vista tornare ad occupare una posizione del ranking tra le prime 200 del mondo, arrivando a terminare il 2015 al numero 137 del ranking.
I risultati che si pensava potesse ottenere in poco tempo viste le performance da junior e che invece mai fino ad oggi sono arrivati le hanno fatto scegliere di abbandonare l’accademia della Henin per tornare ad allenarsi nel suo Paese natale, la Russia. I motivi della sua mancata crescita sono da imputare principalmente ad un’attitudine ancora troppo da junior manifestata nelle prime stagioni in cui ha disputato eventi professionistici: tantissime lamentele contro chiunque, ma principalmente verso se stessa, incapacità di leggere i match e tendenza a farsi guidare troppo dall’istinto (come nelle tante occasioni in cui ha abusato della palla corta all’interno dei suoi match) invece che da scelte più accorte. Queste caratteristiche sono state anche alla base delle lenta crescita di un’altra russa assai promettente da giovane, ma che ha faticato parecchio a raggiungere il tennis che conta, Daria Gavrilova. A differenza della ex connazionale Irina preferisce esprimere un tennis più aggressivo, basato su un buon bilanciamento tra il dritto mancino e il rovescio, colpi che esegue in modo molto pulito e che le permettono di essere potenzialmente efficace su qualsiasi superficie. Il servizio è un colpo con ancora numerosi margini di miglioramento, specialmente per quanto riguarda la seconda, mentre a rete pare davvero ancora acerba; a livello fisico invece è riuscita a migliorare nel tempo, in modo da costruirsi un fisico in grado di reggere il tennis di pressione da fondo che l russa sembra privilegiare. In generale si può definire la russa una classica tennista moderna che ama spingere da fondocampo e cercare il vincente con entrambi i fondamentali; tuttavia questo tipo di gioco non le ha dato le gioie sperate a causa di una cattiva gestione dei match dal punto di vista mentale e tattico, elementi che sono alla base della sua recente maturazione e aspetti sui quali dovrà continuare a lavorare al fine di ottenere risultati ancora più importanti.
In questo 2016, nettamente la sua miglior stagione, ha perso nelle qualificazioni di tutti e 4 i tornei dello Slam (perdendo però anche da giocatrici ostiche come Chirico a Parigi e Erakovic a Wimbledon, deludendo invece negli Slam sul cemento arrendendosi a tenniste non trascendentali come Martincova e Liu), mentre nei tornei a livello ITF ha ottenuto risultati davvero convincenti: vittoria nel $25,000 di Mosca a febbraio, nel torneo di pari importanza a Puebla in Messico due settimane dopo, semifinali nel $50,000 di Tunisi perse contro la padrona di casa ed ex rivale a livello junior Jabeur, vittorie nel $50,000 di Saint Gaudens a maggio (eliminando, tra le altre, tenniste assai pericolose su terra come Dominguez-Lino, Cepede e Sakkari) e di Budapest a settembre e semifinali a San Pietroburgo la scorsa settimana. In questo 2016 ha inoltre raggiunto i primi quarti WTA a Gstaad, battendo tenniste di livello come Hradecka e Goerges prima di arrendersi alla Bertens, mentre questa settimana ha raggiunto lo stesso risultato in un altro WTA International a Tashkent, battendo Martincova e Broady prima di arrendersi alla meno forte delle sorelle Pliskova, la mancina Krystina.
Se è vero che altre tenniste nate nel suo anno, il 1995, hanno già ottenuto risultati ben più importanti (basti pensare alla Top Ten Keys, senza però dimenticare Putintseva, Witthoeft, Kontaveit e Sakkari), Irina è comunque ancora giovane per provare a ottenere quelle vittorie che, visti i suoi trascorsi da junior, parevano inevitabili. Tante giocatrici nate dopo di lei hanno già ottenuto risultati ben più interessanti dei suoi e alcune di queste appartengono a quella nouvelle vague russa che sembra poter ridare ossigeno all’immenso Paese dell’Est dopo anni difficili che hanno fatto seguito alle ottime annate del primo decennio del terzo Millennio; questo non può far altro che dare stimoli alla Khromacheva, che ha intenzione di dimostrare di poter portare a casa vittorie pesanti al pari delle connazionali Kasatkina, Gasparyan e Kulichkova. Tenniste classe 1997 come la stessa Kasatkina, la Bencic, la Konjuh, la Osaka e la Ostapenko sono state capaci di scalare in maniera impressionante il ranking, non rimanendo impantanate nel mondo degli ITF come successo invece alla Khromacheva; questo però potrà aiutare molto la tennista di Mosca, che nel tanti anni di pochi successi in seguito alle vittorie da junior ha necessariamente dovuto imparare dai propri errori al fine di diventare pronta per affrontare il difficile mondo dei tornei WTA, e ciò non può che averla resa più forte.
Irina si appresta a chiudere la prima stagione della carriera tra le prime 100 del mondo (nella Race si trova addirittura all’88esimo posto) ed è pronta per disputare i primi tornei dello Slam in tabellone il prossimo anno, lei che non è riuscita a superare le qualificazioni di questi eventi in nessuno dei 9 precedenti tentativi (tra 2012 e 2016), nonché per dedicarsi quasi interamente al mondo dei tornei WTA. Forse finalmente tutti i pezzi del puzzle sembrano essere stati messi insieme da Irina e c’è da stare certi che una tennista in grado di raggiungere le fasi finali di tanti tornei dello Slam juniores farà di tutto per arrivare a vivere quelle sensazioni anche negli stessi eventi, ma a livello professionistico.

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