La favola di Hyeon Chung

Hyeon Chung
di Fabio Valente

Lontana da ogni mirabolante storia di giovani talenti e miracolosi bambini-prodigio, di piccoli cresciuti tra racchette e palline da tennis sin dall’infanzia da genitori ex-professionisti e pluri-premiati, esiste una favola assai particolare, figlia del Caso e ancora in cerca di un finale, ma pur tuttavia bellissima già dal suo incipit. Se mi credete, sto parlando della storia di Hyeon Chung, giovanissimo tennista asiatico in grado di impressionare in pochi anni colleghi e giornalisti grazie a una parabola ascendente di risultati e progressi che sembrano ben lontani dal trovare una fine. Ma ciò che maggiormente stupisce della vicenda di questo ragazzino sudcoreano è il suo esordio, alquanto casuale, nel mondo di questo sport.

Hyeon Chung nasce a Suwon, Corea del Sud, nel 1996, metropoli nella quale risiede tuttora nei rari momenti di serenità e riposo che la vita di un tennista professionista permette. La particolarità di questo ragazzo è una miopia congenita che ne affatica la vista sin dalla tenera età: la soluzione? I medici gli consigliano di giocare a tennis. Secondo questi, infatti, concentrarsi su un gioco veloce di questo tipo può aiutare gli occhi del bambino affetti da tale disturbo. E, in aggiunta, rivelano che anche il particolare colore giallo-verde delle palline utilizzate sarebbe d’aiuto alla vista del giovanotto, quantomeno per non far peggiorare il problema. Tentar non nuoce, in fondo, ed ecco che nella maniera più casuale in mano al piccolo Hyeon spunta una racchetta quasi prima che sul suo viso vengano posati gli occhiali che lo accompagneranno per tutta la carriera.

Neppure nella più rosea aspettativa della famiglia Chung vi sarebbe stato posto per immaginare un futuro così brillante per il ragazzino: dotato di un fisico assolutamente nella media, il piccolo asiatico impara bene ed in fretta i fondamentali della disciplina, costruendosi un gioco che sorprende non certo per la potenza, bensì per precisione ed equilibrio. Il dritto è schematico e ben calibrato, il rovescio, bimane, è ugualmente radente e stilisticamente ben eseguito. Il movimento in campo è più che buono e il servizio, sul quale il giovane lavora alacremente, migliora partita dopo partita. Quello di Chung è ovviamente un tennis moderno, privo di attacchi a rete e brillanti soluzioni in grado di annichilire l’avversario a sorpresa: tuttavia, come spesso accade, è efficace ed i risultati non tardano a giungere per il paziente ragazzino dagli occhi a mandorla.

Ancora undicenne si aggiudica trofei di caratura internazionale quali l’Eddie Herr International e lo Junior Orange Bowl, successi che gli valgono l’accesso ad una delle più prestigiose Academy tennistiche per giovani talenti, la Nick Bollettieri Tennis Academy di casa in Florida. La decisione non merita ripensamenti e l’intera famiglia si trasferisce nella vita a stelle e strisce per supportare il sogno del figlio. I progressi sono notevoli e quel fiore di nome Hyeon Chung, avvicinatosi al tennis per caso, pare destinato a sbocciare con rapidità. Il 2013 è l’anno della svolta: insieme al primo torneo ITF vinto in carriera arriva una straordinaria finale a Wimbledon, categoria juniores, ottenuta grazie a trionfi su altri temibili giovanotti del calibro di Kyrgios e Coric. Per Chung l’atto conclusivo si rivela una beffa, mancando il titolo contro l’italiano Gianluigi Quinzi, ma l’esca è lanciata e il futuro è a portata di mano.

Hyeon comincia ad ambientarsi nel difficoltoso universo del tennis già sedicenne, garantendosi ottime possibilità di raggiungere importanti traguardi in tenera età. Le aspettative ancora una volta non vengono deluse e, vittoria dopo vittoria, il giovane sudcoreano scala le classifiche mondiali con apparente, irrisoria facilità. A inizio 2014 è a malapena tra i primi 500 al mondo ma già sei mesi dopo ha portato il proprio nome tra i primi 200. La scalata è furiosa: ad aprile 2015 Chung vince e convince a Taiwan, aggiudicandosi un torneo Challenger a 17 anni di età e risultando il secondo asiatico più giovane a compiere tale impresa nella storia del tennis. Per il nativo di Suwon, già ampiamente tra i primi 100 tennisti al mondo, si tratta di un ulteriore balzo in avanti, per issarsi sino alla posizione numero 58 del ranking ATP.

L’intera carriera di Chung, seppur ancora ai suoi inizi, è costellata di prime volte di sempre maggiore importanza e caratura. Dal primo titolo ITF al primo trofeo Challenger, dalla prima vittoria nel circuito ATP al primo quarto di finale (ottenuto a Shenzen battendo Wu e Bedene prima di arrendersi, lottando, a Cilic), dalla prima sfida con un top 10 alla prima vittoria nel tabellone di un Masters 1000, sino alla più recente prima affermazione nel tabellone principale di uno Slam, giunta a fine 2015 agli US Open, battendo in tre set l’australiano James Duckworth. L’inizio di 2016 di Chung non si è rivelato esaltante, sino ad ora, a causa di ben 5 sconfitte su 7 incontri disputati, ma la pazienza e la determinazione del pupillo della Corea del Sud fanno presagire una rapida inversione di rotta già dai prossimi incontri.

Con un best ranking di numero 55 al mondo e una attuale posizione in classifica tra i primi 70 a soli 19 anni di età, ancora tanti sono i capitoli da scrivere nella storia di Hyeon Chung. Una favola, quella del giovane sudcoreano, nata quasi per caso ma rapidamente divenuta realtà. E si sa: se son rose, fioriranno.

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