Flavia Pennetta, un tennis da Slam

Flavia Pennetta US Open

di Marco Mazzoni (@marcomazz)

Non è la prima volta che punto la mia piccola lente sul tennis di Flavia Pennetta, ma tornarci adesso dopo la straordinaria vittoria a US Open rende il tutto estremamente interessante, e assai dolce. Sono passati alcuni giorni, necessari per smorzare l’irrefrenabile entusiasmo di sabato (e venerdì) scorso, indispensabili per cercare di materializzare la sua impresa. Razionalmente e senza alcun trionfalismo, reputo la vittoria di Flavia come la più importante affermazione di un tennista azzurro dai tempi della vittoria di Panatta a Parigi nel 1976. Nessuna volontà di dimenticare o sminuire il successo della Schiavone a Parigi. La sua vittoria fu altrettanto epocale, innescando un piccolo circolo virtuoso in tutto il nostro movimento rosa, che dopo lei ha iniziato a crederci ancor più, e vincere. Tanto. Però Flavia è stata capace di infrangere barriere davvero importanti per il nostro tennis. Ha vinto in America a Flushing Meadows, ripetendo dopo un anno e mezzo quella che fu già una grande impresa ad Indian Wells. E’ stata la prima nostra racchetta capace di strappare con pieno merito un grande titolo sul cemento, al di fuori della nostra benedetta/maledetta terra battuta, che plasma talenti tecnici straordinari ma con qualche limite ancestrale difficile da superare nel tennis moderno.

La vittoria della “Penna” è straordinaria perché nata in campo, crescendo match dopo match. Ha alzato la coppa di NY producendo un tennis stellare per qualità e quantità. Il talento e la diversità esagerata di Roby Vinci le ha tolto di mezzo quella Serena che troppe volte aveva stoppato la corsa di Flavia verso la gloria. Non avremo mai la contro prova (…meglio così!), ma sono fermamente convinto che il tennis così efficace ed efficiente prodotto dalla brindisina nelle fasi decisive di US Open avrebbe avuto una chance reale anche contro la “Sister”. Flavia Pennetta è stata capace di giocare un tennis assolutamente granitico, davvero difficile da scardinare perché fondato su basi solidissime. A partite da una base atletica eccezionale, che le ha permesso di resistere nei momenti più duri, contrattaccare e quindi spaccare i match, dando zampate mortali. L’ha fatto con grandissima lucidità, con una fluidità di pensiero e consapevolezza dei propri mezzi che mai aveva mostrato in carriera su livelli così alti. Questa base così importante, fisica e mentale, ha sostenuto ogni aspetto tecnico, tanto che i suoi colpi, nessuno escluso, filavano sicuri, precisi, continui. Pochi i momenti di pausa o appannamento, prontamente cancellati da uno scatto vigoroso, ad intimidire le rivali con lo sguardo fiero “io ci sono, prova a battermi…”.

Questa in brutale sintesi la Flavia Pennetta campionessa di US Open 2015. Questo il risultato di una crescita che viene da lontano, da un percorso umano e sportivo importante, fatto di momenti belli e brutti, di infortuni e risalite, di delusioni e successi che hanno plasmato prima la donna e poi l’atleta, e regalandoci una Campionessa.

Qua punto la mia lente, andando brevemente a descrivere come sia cambiato nel tempo il tennis di Flavia e dove sia migliorata.

In generale, la Pennetta è stata fin da giovane una grande produttrice di tennis in progressione. Un marchio di fabbrica ancora presente, ma che nel tempo, soprattutto nelle ultime stagioni, ha svoltato verso un tennis via via più solido e tatticamente evoluto. Infatti la qualità principale del gioco di Flavia è sempre stata l’ottimo timing di impatto abbinato ad una tecnica molto classica, che produceva colpi molto puliti, retti, ficcanti. Soprattutto col rovescio, il colpo più naturale, ma anche sul lato destro. Brava a sfruttare l’inerzia della palla in arrivo, entrando con decisione a cercare traiettorie rette e precise con cui muovere l’avversaria ed in pochi scambi aprirsi il campo, e piazzare quindi il vincente. Un tennis pulito, elegante, geometrico. Tutto bello, tutto discretamente “facile”, ma… Il rischio di questa condotta di gioco era duplice: subire il gioco molto sporco delle rivali meno attrezzate ma più agoniste; soprattutto dare un gran bel ritmo alle più forti, su cui loro finivano per appoggiarsi e sfruttare la maggior potenza, mettendo così la “Penna” a remare contro le sue stesse armi. Ecco che Flavia, nel tempo, si è evoluta. Pur senza snaturarsi, ha cercato ed è riuscita a costruirsi un tennis più completo, con qualche soluzione tecnica e tattica in più, ideale a governare maggiormente i ritmi e tempi di gioco (uscendo così dallo stereotipo della splendida produttrice ma un po’ monodimensionale), e soprattutto inserire quei cambi di ritmo che non aveva.

Come c’è riuscita? Inserendo tante piccole novità nei colpi e quindi, una volta messi a regime, nella tattica.

L’aspetto più evidente di questa evoluzione è il dritto, un colpo che ha cambiato notevolmente rispetto ai primi anni di professionismo. Oggi lavora di più il colpo, apre in modo più ampio ma senza esagerare, senza perdere il suo istinto naturale per il timing; lavora di più col polso, con una posizione d’impatto più frontale per caricare di più e con una chiusura più alta. Questa crescita è stata assistita anche da un importante lavoro sui piedi, sulla posizione con cui aggredisce la palla, con le ginocchia che caricano e spingono tutto il movimento, conferendo peso, equilibrio e sicurezza. Molti tennisti quando cercano di costruirsi un dritto più carico, tendono a perdere equilibrio; lei è stata brava a lavorarci nel tempo, senza snaturarsi e senza perdere il suo naturale senso del ritmo. E’ stata brava ed anche coraggiosa a perseguire quest’input, dopo aver subito importi problemi al polso. Questo nuovo dritto è un’arma tattica fondamentale, perché riesce a recuperare campo quando è spinta indietro; fa perdere campo alle avversarie tirando alcuni drive centrali, carichi e lunghi, che le aprono il campo in lunghezza e dove può entrare poi con il suo micidiale rovescio cross. Soluzione questa che adotta spesso già dalla risposta. Inoltre la miglior meccanica esecutiva “lavorata” l’ha aiutata anche a trovare un colpo cross più consistente, che muove l’avversaria e le apre anche il lungo linea in contro piede, uno schema ed un colpo che in quest’ultimo US Open è stato devastante per battere la Halep.

Anche il servizio è migliorato: caricamento maggiore, chiusura più sicura, e palle che filano vie a flirtare con le righe. Percentuali importanti e varietà, per non dare punti di riferimento alle avversarie e costruirsi subito una chance per attaccare. Sia col “nuovo” dritto che col rovescio Flavia adesso è bravissima a lavorare lo scambio, cambiare i tempi di gioco ed entrare nel momento migliore, prendendosi il rischio con la “pallata” giusta invece di rischiare 3-4-5 colpi in progressione, tutti assai rischiosi. Questo è stato un altro mattonicino fondamentale alla sua crescita, una lucidità da campionessa nel capire il momento in cui prendersi il rischio, invece di farsi prendere dalla frenesia del ritmo e sparare. Una consapevolezza figlia di una maturazione agonistica ed atletica. Oggi Flavia è pronta, veloce di piedi e di pensiero nell’avanzare a chiudere sotto rete, altra soluzione che in passato usava con fin troppa parsimonia. Nei momenti migliori Flavia in campo “vola”, sfrutta un’eccellente condizione fisica. Allo scorso US Open aveva due gambe strepitose, forti ed elastiche, eccellenti per reggere in difesa e sostenere impatti puliti e vincenti. Forza, continuità ed intensità, le chiavi di un tennis granitico che l’hanno resa il classico “muro” tennistico, ma di alta qualità per le soluzioni offensive che uscivano dalle sue corde, mai in modo banale, mai in modo avventato. Spesso in passato Flavia si faceva prendere dalla fretta, dalla frenesia, dal volere chiudere lo scambio. Oggi è diventata più paziente, più fredda, capace di calcolare in modo ideale il rapporto rischio-rendimento, l’equazione fondamentale dell’economia e che ha pagato per lei dividendi altissimi. Impensabili, ma totalmente meritati.

Un tennis quello di Flavia così interessante, completo ed anche gradevole che ci mancherà terribilmente visto il suo annunciato ritiro. Un tennis che è entrato nella leggenda del nostro sport, e che ci ha fatto vivere emozioni fortissime.

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