Il primo titolo Challenger sarebbe arrivato pochi giorni dopo, a Trieste. È il caldo mese di agosto del 2020, il circuito è appena ripartito da Todi, grazie a MEF Tennis Events. Carlos Alcaraz, che a febbraio (prima del lockdown) aveva ottenuto il primo successo in un main draw ATP a Rio de Janeiro su Albert Ramos, arriva in Umbria insieme a Juan Carlos Ferrero. Sono passati sei mesi dall’evento brasiliano e finalmente la pandemia sembra dare una prima tregua. ‘Carlitos’ è attesissimo a Todi. Disputa le qualificazioni: al primo turno affronta un certo Flavio Cobolli (in questi giorni compagno di allenamenti a Murcia) e si impone 6-2 6-3; quindi supera il croato Borna Gojo 6-4 6-4. Gli allenamenti, in quei giorni umbri, sono intensi. Osservo ammirato, a un passo dal campo, l’intensità di ogni seduta. Al primo turno del main draw arriva la sconfitta, complice una prova incolore e un ‘Jimbo’ Moroni in giornata di grazia. Carlos è stata falloso, poco concentrato. Dopo il match arriva una bella ‘ripassata’ di Ferrero al giovanissimo allievo. Venti minuti buoni, non udibili, ma intuibili. Carlos è in ciabatte, ascolta in religioso silenzio il suo coach, il suo mentore. La settimana successiva sarebbe arrivato il primo titolo Challenger e, da lì, una scalata meravigliosa sino al tetto del mondo. Insieme. Carlitos e Juanki. Il futuro di Alcaraz è ancora un rebus, il presente una scommessa, il passato una storia straordinaria.
