Travaglia: “Devo lavorare sul mental…”

Intervista di Mattia Capone

Rialzarsi dopo una caduta non è mai facile, nella vita come nello sport. Eppure capita a tutti almeno una volta di crollare, chi per un motivo chi per un altro, ma la sensazione è sempre la stessa! Ci si sente persi, un po’ spaesati a volte arrabbiati e convinti che nessuno possa capire quello che proviamo. Nello sport quel momento coincide quasi sempre con un infortunio. Chissà se anche Stefano Travaglia, classe ’91 e  numero 477 delle classifiche mondiali, ha provato queste stesse emozioni lo scorso anno quando , a causa di un incidente domestico, ha riportato un grave infortunio alla mano. In molti dubitavano di un suo rientro, ma Stefano con la stessa forza che più volte ha mostrato in campo si è ripreso, ha ricominciato ad allenarsi ed è tornato in pochi mesi a calcare i campi da tennis, ma soprattutto a vincere. Lo scorso novembre una vittoria in un futures cileno, seguito da un’altra finale avevano fatto sperare tutti i tifosi italiani del giovane marchigiano in un suo prodigioso rientro. Ma è la scorsa settimana, con la semi-finale nel Challenger di Salinas, che Stefano ha sorpreso davvero tutti cogliendo quello che, fino ad oggi, è il suo migliore risultato in carriera. Per capire meglio come sono stati quei mesi, e cosa si aspetta dal futuro, abbiamo contattato Stefano, il quale si è dimostrato subito disponibile nello scambiare qualche parola.

Ciao Stefano, per prima cosa ti volevo ringraziare per la disponibilità e farti i complimenti per la semifinale della scorsa settimana, a tal proposito ti vorrei subito chiedere di raccontarci un po’ la settimana. Sei partito dalle quali, che sensazioni hai provato quando hai colto questo risultato? Prima del torneo sentivi di stare bene e di poter raggiungere questo traguardo?
“Grazie mille per i complimenti!!! Per me è stata una settimana molto bella, direi fantastica perché ho raggiunto la mia prima semifinale in un challenger, proprio per questo ogni volta che vincevo sentivo grandissime emozioni mai provate prima, che mi hanno dato tanta gioia!!Tutte le partite giocate sono state dure, lo si può capire dai risultati, sempre molto combattuti. Comunque arrivato a Salinas mi sentivo bene e speravo in un buon torneo, dato che mi sto allenando duramente e ci sto mettendo molto impegno.

Sappiamo che per gran parte dello scorso anno sei stato fermo a causa di un gravo infortunio e in molti dubitavano di un tuo rientro. C’è stato un momento in cui anche tu hai pensato di mollare? E c’è qualcuno che ritieni di dover ringraziare per averti aiutato in quei momenti?
“Si l’infortunio è stato molto grave, avevo poche probabilità di tornare a giocare come prima, visto l’entità del danno. Sono stati momenti difficili e non dico di averli superati facilmente perché non è cosi. Non ho potuto muovere le dita e il braccio per 30 giorni, non sono potuto uscire di casa né camminare per altri 30 giorni a causa di dolori molto frequenti alla spalla e alla mano, che mi limitavano i movimenti. Sono stato molto fortunato ad avere vicino persone che mi hanno aiutato moltissimo e che mi hanno supportato in qualsiasi cosa quando avevo bisogno, aiutandomi a trovare la soluzione migliore. Le persone che devo ringraziare sono tante, a partire dalla mia famiglia che mi ha appoggiato per l’intero anno. Il mitico Ferrante (conosciuto con questo nome dagli amici) mio fisioterapista che mi ha assistito per tutta la riabilitazione dal giorno dopo l’incidente, sempre disponibile, che ha cercato la soluzione migliore nell’affrontare le varie difficoltà. Le mie allenatrici, con le quali sono rimasto sempre in contatto nonostante la distanza e che mi hanno aiutato moltissimo e ovviamente non posso non menzionare gli amici, che mi hanno portato sempre in giro perché io non potevo guidare. Insomma circondato da appoggi fissi su cui contare e dalla mia buona volontà sono riuscito a non abbattermi e andare avanti credendo in quel che facevo.

Pensi che il tuo infortunio abbia influito sul tuo gioco o comunque sull’aspetto mentale? Ti senti più forte e più maturo per affrontare il circuito?
“Sicuramente ha influito un po’, però non ho cambiato i colpi a causa dell’infortunio né a causa dei dolori al braccio. Sulla parte mentale ci sto ancora lavorando, perché ho diverse carenze da colmare su questo aspetto”

Chi sono i tuoi allenatori? E su quali aspetti state lavorando maggiormente e cosa credi ti manchi per fare un ulteriore salto di qualità?
“Cinthia Conti e Natalia Grisolia sono le mie allenatrici. Stiamo lavorando in generale su tutti i colpi ma in particolare sul servizio che devo ancora migliorare tanto. Come detto in precedenza sto facendo anche un lavoro costante sull’aspetto mentale”

Sei spesso in Sud-America sia per tornei che per la preparazione, cosa ti piace di quei posti?
“Mi alleno qui in Argentina perché le mie allenatrici hanno un’accademia e ormai la mia base è qui, inoltre ho deciso di iniziare la stagione tennistica in Sud America per poi spostarmi verso maggio in Europa, per il resto devo dire che mi trovo molto bene in questo posto.”

Quali sono i prossimi impegni? E cosa ti aspetti da questo 2013?
“Giocherò il challenger di Pereira in Colombia che è un 35000 +h. Da questo 2013 mi aspetto di tornare ai livelli pre-infortunio e se li raggiungo prima della fine dell’anno punterò più in alto possibile.”

Molte volte sentiamo parlare della poca forza di volontà dei ragazzi italiani che provano a fare i tennisti, e purtroppo, a volte, questa descrizione è conforme alla realtà. Spesso questi giovani atleti hanno atteggiamenti spocchiosi e dimostrano poco spirito di sacrificio. Altre volte invece, come nel caso di Stefano, danno prova di grande umiltà e voglia di fare ed è proprio da questi atleti che secondo me i più giovani dovrebbero prendere ispirazione. Perché sono convinto del fatto che nel tennis ci voglia tanto talento ma soprattutto una determinazione che solo in pochi hanno…

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