Diario di Bordo da Parigi (5)

da Parigi, Alessandro Nizegorodcew (Foto Ray Giubilo)

La giornata al Roland Garros parte inevitabilmente dal match di Paolino Lorenzi contro Tobias Kamke. Non si rinuncia mai a seguire un incontro “live” del senese. Galoppini si sta per sapere accanto a me ma vorrebbe dire seguire il match accanto all’entourage di Kakme e cambia idea. Scelta che si rivelerà giusta, non per il risultato finale quanto per la salute mentale.

Paolo fa fatica a respirare per il primo set e mezzo. In questo periodo soffre di allergia e, mi confermerà poco dopo mamma Lorenzi, in questi casi può avere anche l’asma. 6-3 6-3 Kamke. La partita sembra indirizzata verso una fine scontata. A seguire il match accanto a me  Corrado Barazzutti e signora e, per buona parte della partita, Alessandro e Francesco Piccari con Karin Knapp. Barazza incita Lorenzi dal primo all’ultimo 15 . Paolo vince il terzo a sorpresa 6-3. Vado a pranzo pensando eventualmente di rientrare a metà quarto o ad inizio quinto. Non inizio nemmeno la mia crepe al salmone che l’azzurro è 4-0 con palla break per il 5-0. Mangio di corsa e rientro giusto in tempo per l’inizio del quinto. Purtroppo Paolo dal 2-0 ricomincia a sbagliare tanto (soprattutto col rovescio). Sul 3-2 Kamke arriva anche il fisioterapista per Paolino. Sul 5-2 15-40 servizio Paolo arriva l’ultimo sussulto di Lorenzi che va 3-5 e annulla svariati match point prima di capitolare sull’ennesimo lungo linea di rovescio di Kamke (colpo decisivo in questo match). Paolo, a prescindere dai problemi fisici, ha commesso troppi errori. Quando ha alzato leggermente il livello ha preso in mano le redini del match. Questo è un incontro che, a parità di condizioni fisiche, probabilmente Lorenzi non avrebbe perso. Gli alibi comunque, e ci tengo a dirlo, glieli sto dando io, Paolo non ne parlerebbe mai.

Piccola parentesi. L’entourage di Kamke ha fatto un vero e proprio delirio durante tutto l’arco del match. Il padre è un tipo strano che cambiava posto praticamente ad ogni cambio di campo.

Nel frattempo Mannarino vedeva infrangersi il sogno del passaggio del primo turno da 5-2 avanti nel quinto set contro il redivivo Pablo Cuevas, fermo praticamente da due anni. Il paraguaiano ha finito per vincere 7-5 in un ambiente paradossale, con i francesi che tifavano per Cuevas urlando ripetutamente “Allez Pablò!” E non mi dite che tutti si erano giocati Cuevas perché non ci credo…

Uno yogurt rivitalizzante e poi di corsa a seguire Karin Knapp che è sotto 4-3 nel primo set con Sloane Stephens. Il primo set scivola via nelle mani della statunitense, sotto gli occhi dei fratelli Piccari e di Corrado Barazzutti. Troppi gli errori di diritto di Karin nel primo parziale. Il secondo inizia invece alla grande con Karin che fa letteralmente i buchi per terra con il diritto grazie a quelli che in gergo vengono definiti “comodini”.

Sul 4-2 arriva però il controbreak con doppio fallo di Karin sul 30-40. Sul 4-4 Karin tiene un bel turno di servizio e va 15-15 nel game successivo, sbagliando però una risposta offensiva di rovescio. Sul 5-5 Karin va a servire e si ritrova subito 15-40. Sul 30-40 una palla contestata fa imbestialire la Knapp. Un game molto sfortunato con due nastri negativi e una palla dubbia. Nel gioco successivo Karin gioca di rabbia ma la Stephens porta a casa comunque il match grazie ad un paio di buoni punti. Nel complesso la giovane “yankee” non ha impressionato anche se quando decide di tirare il diritto la palla viaggia che è un piacere (ne avrà tirati però 4-5). Karin ha commesso troppi errori, soprattutto con il diritto, anche a campo aperto. La partita è stata molto più equilibrata di quanto non dica il punteggio e un terzo set poteva benissimo starci. Durante il match di Karin si ricordi il mitico tifoso francese di cui lo scorso anno vi avevamo raccontato durante un match di Del Potro, che ha urlato “Karin Knapp” per tutta la partita ad ogni cambio di campo.

Conferenza stampa di Fabio Fognini, alla quale arrivo all’ultimo istante. La prima risposta di Fabio bisognerebbe farla ascoltare a tutti gli appassionati, a tutti i giornalisti, a tutti quelli che vivono in un modo o nell’altro di tennis. “Perché ho avuto difficoltà nel secondo set con Beck? Semplicemente perché c’è anche l’avversario e lui per 2-3 giochi ha giocato meglio di me.” Manuale del tennis pagina 123, avrebbe detto Josè Altafini. Fabio continua parlando di Parigi: “Non so spiegare perché qui al Roland Garros io giochi sempre bene, semplicemente è così. Forse perché è vicino a casa, perché è sulla terra, perché le condizioni di gioco mi piacciono.”

E’ il momento di seguire qualche match sugli schermi della sala stampa. Mentre Berdych va sotto due set a zero con Monfils, immagino che le vostre domande potrebbe essere tutte o quasi sul giovanissimo Kyrgios, che batte Stepanek in tre tie-break. Non ho visto un punto di questo incontro poiché posizionato sul campo che odio di più in assoluto: il 17! Però una vittoria del genere merita una citazione senza alcun dubbio. Spero di poterlo seguire al secondo turno.

Mentre scrivo la Schiavone cerca di complicarsi in tutti i modi la vita: da 6-0 4-1 si ritrova infatti al tie-break del secondo set, riuscendo comunque a vincerlo 7-1. E’ il momento di Karin Knapp in conferenza stampa. Parla di quello che sostanzialmente immaginavo, ovvero la desuetudine a match contro avversarie di questo livello. “Dopo un primo set negativo nel secondo ho giocato bene, mancando però nei momenti decisivi. Mi manca l’abitudine a giocare contro queste giocatrici. La Stephens di diritto quando riesce a piazzarsi bene fa veramente male, ma devo dire che nel secondo parziale ho comandato quasi sempre io lo scambio.” Le chiedo della Stephens: “Il diritto è certamente il suo miglior colpo anche se su quella diagonale non mi “portava” via. Con il rovescio è meno incisiva anche se sbaglia poco. Si muove benissimo e serve piuttosto bene, con una buona percentuale.” Karin lascia Parigi con la consapevolezza che il livello per affrontare le prime 30 c’è sicuramente, bisogna però trovare il modo di giocarci contro spesso.

Flavia Pennetta intanto vince il primo set 6-2 mentre il mio idolo Steve Johnson porta Montanes (non uno qualunque sulla terra) al quinto set.

Conferenza stampa di Francesca Schiavone, che appare felicissima, oserei direi gioiosa, di essere nella “sua” main room. Sorridente, positiva, carica, anche se con voce roca (“Qui a Parigi mi si abbassa sempre la voce di sera”). Sul match: “Sul 6-0 4-1 lei è sicuramente salita ma io non ho gestito bene alcune situazioni soprattutto sul 4-2. Ho avuto troppo fretta. Manca l’abitudine a giocare questi match e a gestire dunque situazioni importanti.” Sul tabellone: “Se ho guardato il tabellone? Si, io qui a Parigi lo guardo sempre. Se dovessi giocare contro Flavia sarebbe un match carico di emozioni, la Flipkens ha invece trovato la quadratura del cerchio ora che si sta allenando con Kim Clijsters.” Su Barazzutti e Golarsa: “Ora mi sto allenando a Milano con laura Golarsa che ovviamente è qui con me a Parigi, ma Corrado è una persona molto importante nella mia vita tennistica e c’è sempre se ho bisogno di qualsiasi cosa così come c’è sempre stato.” Una Schiavone serena, positiva.

La “Penna” finisce per perdere il secondo set 6-4 non concretizzando una bella rimonta da 1-5 a 4-5. Peccato in particolar modo per la palla break avuto sul 3-1 Flipkens, sprecata con uno smash mal indirizzato ed una volée comoda in rete. Tutto questo mentre i tifosi della Flipkens impazziscono.

Nota di colore finale, mentre Monfils supera in 4 ore Berdych 7-5 al quinto, per la cam aereo griffata Emirates che vola dal Lenglen allo Chatrier in scioltezza…

Per la cronaca Flipkens batte Pennetta 26 64 60

 

 

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