Gli inglesi? Si accontentano di poco

di Sergio Pastena

L’apparenza è quella di una bella favola: la Gran Bretagna, nonostante l’assenza di Murray, per la prima volta batte un avversario superiore come la Slovacchia. E per giunta lo fa con Evans, tennista protagonista della traumatica sconfitta contro la Lituania. In realtà alla fine del singolare conclusivo le mie sensazioni oscillavano tra la pena e l’inesorabile voglia di prenderli per il deretano.

Partiamo da un’immagine, quella di apertura: la Braehead Arena di Glasgow strapiena per il doppio. Fin lì… è sempre bello che ci sia pubblico ad una partita di tennis. Il problema è che la partita era data in diretta da Eurosport UK, con tanto di inviato speciale a bordocampo e telecronisti esaltati che durante il quinto set hanno esalato un tragicomico “Evans is making history!”.

Romanesco Mode On – Ohhhhhh, ma state a giocà no spareggio de serie bbì co quattro sfigati in campo, che se vincete ne dovete da vince n’artra pe anna a fa n’artro spareggio pe vvedè se riuscite a annà in serie A a piglià tre pizze da na squadra a caso! – Romanesco Mode Off

Parlo come ascoltatore disilluso, che più volte ha deriso il trionfalismo di alcuni media italiani riguardo il nostro tennis: anche qui vette del genere non ce le siamo neanche immaginate. Dico, è come se noi avessimo giocato lo spareggio del 2010 contro la Bielorussia al Forum di Assago con tanto di diretta Rai e il commentatore che urlava “Abbiamo battuto Bury! Trionfo epocale!”. Non vi sareste messi a ridere?

“Ma dai- mi dico- in fondo sono inglesi, non vincono una ceppa dai tempi di Perry”. Sì, inglesi… per modo di dire, visto che hanno dato la Davis in comodato d’uso. Fateci caso: le ultime tre partite a Glasgow e contro la Slovacchia il buon Andy Murray pure pure gli ha detto “Son stanco, fate da soli”. Escludendo la Serbia nel 2006, sapete quante volte la Gran Bretagna aveva giocato una partita di Davis in Scozia negli ultimi trent’anni? Zero. L’unico precedente risaliva al 1970, quando qualche premio Nobel decise di sfidare l’Austria sulla terra ad Edimburgo (2-3 in casa).

Il rapporto con Murray, d’altro canto, è problematico. Gli inglesi se lo fanno bastare, nella speranza di vedere la loro bandiera nell’albo d’oro del singolare in uno Slam. Murray, dal canto suo, è tipicamente “fiero” di essere scozzese e “moderatamente soddisfatto” di essere britannico, anche se gli fan giocare la Davis sotto casa. Un odio-amore ricambiato se è vero che gli inglesi, con indubbia flessibilità, gli cambiano nazionalità a seconda che vinca (british) o che perda (scottish). Non succederà, ma la mia idea fissa è che nel caso passasse il referendum sull’indipendenza della Scozia nel 2014, il primo commento di un Murray finalmente libero sarà una cosa tipo “England, suck my racket!”.

Daniel Evans, invece, è un perfetto inglese. Ha la classica faccia bambaciona dell’albionico doc e un capello tipo Ringo Starr, ma con l’aggiunta di un’alopecia precoce coperta malissimo. Ha un tennis godibilissimo. Dico davvero, tennisticamente lo adoro e tifo per lui: è bravo a rete, profondo negli attacchi, contro Klizan ha perfino esibito dei chip’n’charge d’antiquariato. Ah, un’altra cosa: è uno dei più formidabili perdenti del circuito. Fino a questa sfida di Davis vantava, a 22 anni, dieci partite negli eventi maggiori: le aveva perse tutte e dieci, di cui sei al parziale decisivo facendosi spesso recuperare un set di vantaggio. Il classico choker, quello che quando il gioco si fa duro viene preso da vistose crisi di incontinenza (Berankis e Grigelis sentitamente ringraziano).

Ebbene, Evans nel day 1 aveva devastato Lacko e stava facendo altrettanto con Klizan, ponendo rimedio alle inguardabili performance del suo compagno Ward. Nei primi due set aveva letteralmente annichilito l’avversario, a cui rendeva ben 15 cm di altezza e tanta, tanta potenza. Discese a rete continue, attacchi in controtempo, piedi sempre ben piantati dentro il campo. Klizan ci stava capendo il resto di niente e a un certo punto, all’inizio del terzo set, sull’ennesima palla break per Evans ha perso la calma spaccando la racchetta a terra. A quel punto Evans ha ben pensato di non attaccare e ha dato modo allo slovacco di tenere il servizio. Chiamo a testimone il buon Nizegorodcew, al quale in quel momento ho detto: “Dopo faccio un articolo per sfottere un po’ gli inglesi, tanto la perdono”. Sì, perché conosco i miei polli e in questo caso proprio di polli si parla.

Direte voi: “Ma gli inglesi hanno vinto, perché stai scrivendo uguale?”. Ecco, qui si passa dal sarcasmo alla pena. A prescindere dal fatto che Evans ha chiuso nell’unico modo possibile (doppio fallo dell’avversario, altrimenti riusciva a perdere anche questa) c’è da fare notare che l’inglese si è comportato da perfetto perdente, come al solito. Quando ha sentito puzza di impresa prima ha concesso un break sul 4-4 del terzo con tanto di doppio fallo omaggio, poi si è messo a scambiare da fondo con uno che è la sua custodia e ha perso terzo e quarto in sequenza. Quindi, in apertura di quinto, è arrivato il break. Ma come?

30-30, diritto ad uscire di Evans. In effetti era proprio ad uscire, visto che era uscito di una decina di centimetri. I linesman non vedono nulla, erano impegnati nel sudoku. L’arbitro, distantissimo, non se la sente di chiamare l’overrule e dà il 30-40. Klizan, consapevole di non poter chiamare il challenge, fa una faccia allucinata. Scambio successivo, Evans risponde e la palla esce almeno di venti centimetri. Silenzio scenico, il sudoku è proprio difficile. L’arbitro, che stavolta era più vicino, chiama il Deuce col classico tono di voce di chi pensa “Vabbè, ho capito tutto va…”. Sui due punti successivi Klizan era innervosito perché quel game doveva essere già suo ed Evans ha sparacchiato a caso pensando tra sè e sè “Carpe diem! Keep the moment! Jesus help me!”. Break servito.

Ancora: poco dopo, su servizio inglese, durante uno scambio delicatissimo Klizan tira un colpo che, al rallenty, sembrava più sulla riga che fuori. Un esercito di giudici di linea in formazione da coro alpino chiama l’out dopo mezzo secondo, il tabellone luminoso segnala lampeggiando “IT’S OUT!!!”, Cameron fa un discorso a reti unificate per fare sapere alla popolazione mondiale che quella palla era fuori. Klizan è incerto se perdere la pazienza o rassegnarsi, opta giobbescamente per la seconda opzione. Evans si guadagna i titoli dei giornali britannici e un’insolita reputazione da eroe per caso, i britannici si guadagnano lo spareggio per accedere agli spareggi per il World Group, per il quale immagino porteranno la regina vestita da hooligan. Si giocherà in casa contro il Belgio: a Glasgow, of course. Se gli avversari saranno al completo, Murray potrebbe non bastare: gli inglesi, anche con Andy, son riusciti a perdere in casa con la Polonia.

Romanesco Mode On – A cosi… stateme a sentì. Parlatece cor tricheco, quer coso brutto coi capelli che hanno pijato la 220. Diteglie “O ce stai sempre, oppure annamo a giocà sur canale daa Manica”. Che tanto, se giocate solo co sti scarponi, le beccate pure dar Don Guanella” – Romanesco Mode Off

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