Indian Wells: 16000 posti per… 4000 abitanti

di Marco Mazzoni

Un’oasi che ospita ricchi pensionati americani, immersa nel deserto della California. Questo è Indian Wells

Il titolo è piuttosto esplicativo, ma la foto ancor di più. Quello che vedete nel cerchio è il bellissimo impianto di Indian Wells, dove si svolge il primo Master 1000 stagionale, arricchito da uno degli stadi più ampi, moderni e funzionali al mondo. Letteralmente immerso nel deserto della California. Non una città intorno, un classico downtown yankee, con grattacieli mozzafiato, mall giganteschi, metropolitane e auto intasate su grandi tangenziali. Niente di tutto ciò. Per arrivare in questo luogo singolare serve un lungo viaggio: un volo nella città degli Angeli, si imboccano quindi le mitiche Highways in direzione Palm Springs (paradiso dei golfisti), arrivando dopo circa 250 km in quest’oasi a dir poco esclusiva, che ti appare dal nulla materializzandosi sull’orizzonte da quella nebbiolina da calore come se fosse un effetto scenografico della Hollywood doc, o una visione allucinata di un viaggiatore solitario nel deserto. Roba da Far West, ma la location è proprio quella, siamo nel pieno West, e molto Far. Da tutto.

Indian Wells praticamente non è una città, piuttosto si avvicina ad un gigantesco villaggio vacanze extra lusso, appannaggio solo dei VIP più VIP. Qua ci sono solo ville lussureggianti e residence, estremamente ordinati e ben separati uno dell’altro, con decine di campi da golf a macchia di leopardo dove i ricconi scelgono di vivere in santa pace, lontano dal clamore delle affollate e chiassose città, gli ultimi anni della loro vita. Un “buen retiro” insomma, a cinque stelle deluxe. Vivono isolati sopportando un clima a dir poco torrido ed estremo, perché qua il caldo può essere terrificante e gli sbalzi nel corso della giornata anche di oltre 30 gradi!

Però non manca proprio nulla a queste 4134 anime (secondo il censimento del 2009), composte quasi interamente da anziani: il 35% circa dei residenti ha un’età compresa tra i 45 ed i 65 anni, e quasi la metà della popolazione è over 65, per una media complessiva di 63,5 anni!!! Una sorta di città-ospizio, popolata solo da una ristrettissima élite di bianchi, sposati, vedovi o con alle spalle numerosi divorzi. Solo l’8% della popolazione ha meno di 18 anni. Le altre etnie sono praticamente assenti, o compongono la schiera della nutrita “servitù” (ufficialmente non residente a Indian Wells, ma nei paraggi), selezionatissima, assolutamente referenziata e molto qualificata se appartenente all’area medica. Infatti qua non manca proprio niente, tutto è Top level, soprattutto nei vari ospedali e cliniche d’eccellenza, per ogni evenienza del caso… Alcuni dei migliori chirurghi e geriatri di LA hanno un ambulatorio qua, e non disdegnano di prendere il primo volo privato in caso di dover assistere di corsa un proprio “mutuato” speciale, con parcella extra ovviamente. I negozi sono specializzati nel commercio di tutto quel che serve ad allietare una clientela danarosa e molto avanti con gli anni, non vi aspettate di trovare un pub o una discoteca, piuttosto una boutique di alta moda, un noleggio di film e libri, cibo ricercato da tutto il mondo, sanitari e farmacie. Tutto è servito a domicilio (sperando in laute mance), e domina un silenzio quasi irreale, imposto per dare assoluta tranquillità ai residenti. Il mitico Goran Ivanisevic detestava andare a cena in quello che è il più noto ristorante di Indian Wells (IW Club), dicendo che “l’età media degli ospiti è di 100, anche 150 anni, ho sempre il timore che qualcuno nel tavolo accanto mi muoia davanti da un momento all’altro!”, un po’ forte ma rende bene l’idea del contesto. Se siete incuriositi, basta fare un giro sul web, troverete resorts da mille e una notte, tutti con piscine spettacolari, campi da golf (lo sport ovviamente più praticato) e accoglienza da faraoni; e nei residence programmi studiati ad hoc per accogliere la terza età, soprattutto vedovi/e, compresi momenti di ginnastica pubblica, socialità e quant’altro. Alcune strutture alberghiere offrono addirittura un transfert da LA con volo privato, tanto la maggior parte degli ospiti porta con sé la American Express Gold.

L’impianto dove va in scena il Master 1000 di Indian Wells è attivo tutto l’anno (il sito della struttura è www.iwtg.net). Vi si svolgono attività di vario genere, non solo sportive, così da esser diventato negli anni il vero centro culturale della cittadina. Pavarotti e Bocelli sono passati da qua, come la NBA nella preseason. Ovviamente si può giocare a tennis, i campi certo non mancano. E’ facile farsi soci dell’Indian Wells Tennis Garden: solo 350 dollari di ingresso più 1800 nei 12 mesi per il mantenimento dei campi, spiccioli per i conti in banca dei pensionati d’oro del luogo, e decisamente conveniente rispetto a molte rette annuali dei nostrani tennis club. Una volta associati, si possono godere moltissimi servizi, compresi maestri qualificati …e probabilmente molto pazienti. Siete solo di passaggio, magari a Palm Springs per il golf? Niente paura, con soli 20 svalutatissimi dollari potrete giocare una bella oretta di tennis, solo vi consigliamo di fissare alla mattina, possibilmente piuttosto presto, pena il severo sole di queste zone, che può diventare a dir poco soffocante (infatti la finale del Master 1000 si gioca di solito alle 12 ora locale, orario insolito per un evento Atp). Nell’impianto sono organizzati anche importanti eventi giovanili, all’interno dei programmi della National Junior Tennis League.

Il centrale di Indian Wells, costruito su progetto della nota “Rossetti Associates Architects” che ha ideato anche il “mostro” di Flushing Meadows, ha una capienza di 16100 posti, comodissimi e tutti con ottimale orientamento per seguire il tennis. Uno stadio praticamente identico a quello di Miami, il torneo “gemello” della primavera americana. Non c’è il tetto mobile, ma ad Indian Wells non è un problema poiché piove ogni morte di Papa. Fu costruito nel 2000 grazie ad una serie di fondi privati, seguendo la visione dell’ex campione Charlie Passerell che gestiva dal 1981 un torneo prima nella Coachella Valley e poi a La Quinta, fino allo spostamento ad Indian Wells nel 1987. L’investimento per l’attuale complesso fu di 78 milioni di dollari, attraverso cui fu edificata un’area complessiva di 89 acri, che include il centrale, 22 altri campi e molte strutture accessorie per pubblico, giocatori e staff di servizio. Nel 2012 ha attirato nell’arco dei 12 giorni di competizione oltre 370mila spettatori, che vengono da tutta la California ma anche dai vicini stati dell’Arizona e Nevada. Il centrale vanta ben 14 suites deluxe ed altre 30 suites, per chi non vuole rinunciare a tutti i comfort anche guardando il tennis, tipo aria condizionata, poltrone in pelle, monitor tv giganti per rivedere i replays delle azioni più avvincenti, cibo e vini pregiati. Anzi, queste suites sono pure poche, poiché spesso vengono fissate direttamente da un anno all’altro, per la protesta dei new comers che vorrebbero accaparrarsene una, sia per comodità che come status symbol. All’esterno ci sono ben 7000 posti auto, del resto non manca lo spazio attorno per le facilites, come una bellissima area verde adibita al riscaldamento degli atleti, uno degli aspetti più curiosi dell’impianto e che i giocatori stessi amano. Infatti se cercate sul web potete trovare delle immagini della Sharapova che corre su di un verde prato con il suo fido Ipod, o Djokovic e compagnia impegnati in partite a calcio su erba vera. Questi scatti sono quasi tutti di Indian Wells, visto che l’area dove i top players si riscaldano e si divertono non è lontana dai campi laterali, e quindi ben visibile anche agli spettatori dei grounds. Proprio il n.1 del mondo è uno dei più fanatici di calcio e tifosissimo milanista, tanto da organizzare in prima persona proprio in quel di Indian Wells partitine con i suoi amici/rivali piuttosto accese e nemmeno così malvagie dal punto di vista tecnico. Chi ha assistito dice che Nole sarebbe un buon centrocampista da inserimento, con discreto tiro e abbastanza focoso negli interventi; e che tende a farsi la squadra con gli argentini come compagni, poiché i vari Monaco & C. non tolgono la gamba molto volentieri nei contrasti…

Calcio a parte, Indian Wells è uno dei Master 1000 e tornei in genere più amati dai giocatori e meglio organizzati al mondo, curato in ogni dettaglio da Passarell in persona fino al 2011, quando ha venduto al guru di Oracle Larry Ellison i diritti del torneo, diretto dal 2012 da Raymond Moore (ex braccio destro di Passarell). Basta chiedere ai Pro, che viaggiano volentieri in questa oasi persa nel deserto per gli altissimi livelli di servizio loro offerti e per la location assolutamente esclusiva e inusuale. Proprio alla vigilia dell’edizione 2013, il croato Ivan Ljubicic (ritiratosi a Monte Carlo 2012) ha twittato esternando la sua malinconia per il non poter esser come ogni anno ad Indian Wells con i suoi ex colleghi, uno dei suoi tornei preferiti e che vinse nel 2012, visto che ama il posto, l’accoglienza e pure i deserti in genere, una sua passione.

Il torneo si è rilanciato alla grande negli ultimi anni, soprattutto grazie alla fondamentale iniezione di dollari di Ellison, che sta finanziando anche la costruzione di un centralino da 8000 posti a migliorare le strutture (pronto nel 2014). L’evento non ha sempre navigato in buone acque. A metà anni 2000 ha vacillato: prima una brutta pagina con protagoniste le sorelle Williams, con il loro padre Richard che tuonò contro gli organizzatori e soprattutto il pubblico che a suo dire era estremamente maleducato e razzista, obbligando le figlie a disertare da lì in avanti il torneo. Seguì a breve un terremoto economico. Il torneo perse buona parte dei propri sponsor arrivando ad un passo dal perdere anche la data poiché non era assicurata la copertura finanziaria triennale necessaria al rinnovo del contratto con l’Atp. Dall’altro lato del deserto infatti c’era l’uomo più ricco del mondo, il magnate della telefonia messicana Carlos Slim, che spingeva per portare l’allora Master Series nella incantevole baia di Acapulco, all’interno di un faraonico progetto di rilancio dello sport messicano insieme ad investimenti notevoli in un nuovo complesso sportivo – alberghiero di lusso. Numeri da capogiro, un progetto molto ben realizzato e la voglia da parte dell’Atp di esplorare un mercato potenzialmente enorme come quello messicano, portarono ad un passo dalla firma del passaggio di data, con Indian Wells che sarebbe stato declassato ad Atp 250 dal 2008. Quando le bottiglie di Champagne negli uffici della Telmex di Slim erano già pronte sul tavolo, Passarell ottenne con un colpo di coda una nuova copertura finanziaria che fece saltare in extremis l’accordo, e il torneo restò ad Indian Wells, con grave smacco per i messicani che minacciarono anche le vie legali per vederci chiaro. Così uno degli eventi cult del tennis Usa continua a svolgersi ogni anno ad Indian Wells a inizio marzo, portando per la prima volta in stagione tutti i campioni della racchetta negli Usa. Proprio a ripercorrere idealmente quel viaggio che un tempo sarebbe stato da film western: da LA in direzione Palm Springs, attraversando il deserto della Coachella Valley fino ad arrivare in quest’oasi dorata, fuori dal mondo, e dal tempo.

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