Il pubblico di Yokohama aveva sperato in una scintilla, un lampo di quel talento che per oltre un decennio ha fatto di Kei Nishikori il simbolo del tennis asiatico. E invece, sul campo del Challenger giapponese, è arrivata una sconfitta netta, 6-2 6-2 contro Uchida: un risultato che ha messo in evidenza, senza pietà, quanto lontano sia ancora il Kei dei giorni migliori.
Eppure, come spesso accade con i veri campioni, il punto più interessante non è stato il punteggio, ma ciò che Nishikori ha mostrato dopo.
In conferenza stampa, il tennista giapponese ha pronunciato parole che hanno lasciato il segno: “La cosa positiva di questa settimana è che ho ritrovato una motivazione altissima nel giocare a tennis. Non mi succedeva da tempo”. Una frase semplice, eppure potentissima. Perché pronunciata da lui — finalista dello US Open, semifinalista delle ATP Finals, ex numero 4 del mondo e simbolo di un continente che ha guidato verso il tennis moderno — suona quasi come una promessa di rinascita.Ma poi Nishikori ha fatto un passo oltre, puntando lo sguardo verso il futuro del tennis mondiale: Jannik Sinner. “Per me ha il tennis perfetto. Guardo le sue partite come se fosse un allenamento di visualizzazione: il suo è lo stile di gioco che ho sempre sognato”.
UN MAESTRO CHE GUARDA AL FUTURO
Il tennista asiatico, uno dei protagonisti più eleganti e dinamici del tennis moderno, vede in Sinner non solo un campione, ma un ideale. Una sorta di prosecuzione naturale del suo modo di intendere il gioco. “Il suo tennis è assolutamente perfetto dal mio punto di vista. Osservo tutte le sue partite con enorme attenzione, perché è esattamente lo stile di gioco che sogno”. E mentre Kei lotta per ritrovare la sua miglior forma, sapere che trova ispirazione proprio in Sinner rende questa storia ancora più poetica. Perché in fondo, il tennis è anche questo: una staffetta invisibile tra generazioni, una danza di stile, ammirazione e destino.