La Storia Infinita

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di Sergio Pastena

Tutto iniziò contro di lui
Tutto iniziò contro di lui

Fino a sette giorni fa Lucas Arnold Ker era nelle classifiche di doppio, peraltro nei primi mille del ranking. Non giocava da fine luglio del 2013, quando in coppia con Juan Monaco aveva passato un turno a Kitzbuhel: non male, per un doppista di lungo corso alla soglia dei 40 nonchè ex singolarista più che decente. Peccato per lui che il destino beffardo gli abbia dato una certa notorietà ma non per la meritoria carriera, bensì per essere stato “colui che”.

Neanche doveva esserci, Lucas, in quel torneo a Gstaad nel 1998: fuori di una posizione dal taglio, aveva perso da Carbonell nel turno decisivo delle qualificazioni ma a rimetterlo in gioco era stato un ritiro e, come a volte capita ai lucky loser, aveva pescato un sorteggio facile. Oddio, facile… ora che vi diremo il nome riderete, ma va detto che una wild card locale di sedici anni alla prima partita da professionista non può, per definizione, essere un sorteggio difficile. Anche se il suo nome è Roger Federer.

Quel 6-4 6-4 ha regalato al tennista argentino un record raro, quello di essere in vantaggio nei confronti diretti con “The King”, visto che i due non si sono più incrociati: Arnold Ker ha continuato la sua carriera, bordeggiando tra Atp e Challenger e divenendo un doppista più che decente (15 titoli Atp, best ranking al numero 21). E lo svizzero… beh, lo svizzero… dobbiamo proprio scriverlo?

Una storia (quasi) infinita

Il primo titolo Atp a Milano
Il primo titolo Atp a Milano

Da quel meraviglioso giorno sono passati oltre 16 anni e King Roger è ancora lì, sul podio del tennis mondiale, con 79 titoli in carriera, il record di Slam e di settimane al numero uno del ranking, mille battaglie e mille resurrezioni il tutto passando per un’epoca affollata come poche altre di campioni. Già, perché 17 major, sei World Tour Finals, quasi mille match vinti in carriera e un paio di medaglie olimpiche (argento in singolare, oro in doppio) non se li è presi tutti all’epoca in cui il rivale più credibile era Roddick, ma è passato anche per Nadal e Djokovic, pur perdendoci spesso. Il tutto fino a ritrovarsi in finale a Wimbledon, quest’anno, quasi a scherzare Djokovic e tutti quelli che lo han dato per morto.

E se qualcuno a cui lo svizzero non sta simpatico si chiedesse il motivo di questo panegirico, guardi il calendario: è l’8 agosto e Federer compie 33 anni. Non sono pochi per un tennista, sono sempre troppo pochi per chi ama il suo tennis.

Longevo come pochi

Solo lui è durato di più
Solo lui è durato di più

Se chiedete ad un appassionato di tennis chi è risorto a 33 anni otterrete come risposta, in barba alla blasfemia, “Andre Agassi”. Risposta imprecisa, perché in realtà “The Kid” tornò in vetta un giorno prima del trentatreesimo compleanno. Ad ogni modo, come detto, un’età del genere non è poco per un tennista e lo si può capire semplicemente scorrendo la lista dei numeri uno che 33 anni li hanno compiuti e vedendo che fine avevano fatto a quell’età.

Partiamo da un elenco: Bjorn Borg, Mats Wilanders, Stefan Edberg, Boris Becker, Jim Courier, Pete Sampras, Thomas Muster, Marcelo Rios, Evgenij Kafelnikov, Patrick Rafter, Marat Safin, Gustavo Kuerten, Juan Carlos Ferrero. Tutti hanno in comune un solo fatto: a 33 anni non giocavano più. Ma andiamo a vedere quelli che giocavano e che, a volte, erano ancora competitivi.

Ilie Nastase, ad esempio, ha fatto 33 anni nel 1979 e ancora se la cavava benino. Giocherà a lungo, fino al 1988, ma otterrà una sola vittoria da aprile del 1984. A 33 anni qualche partita in più la vinceva e fece anche finale a Cleveland, ma la Top Ten era lontana. Ranking: 25

John Newcombe, nel 1977, era reduce da quasi un anno di inattività. Tornò e fece i quarti all’Australian Open, ma nonostante due finali l’anno successivo non riuscì più a mettere in bacheca un trofeo. Ranking: 185

Jimmy Connors, fenomeno di longevità, nel 1985 era tonico e pimpante e, pur non portando a casa titoli, arrivò in semifinale a Us Open, Wimbledon e Roland Garros. Nonostante ciò, però, non fece bene come King Roger, visto che era quarto al mondo. Ranking: 4

John McEnroe nel 1992 si incamminava verso un declino che vide come ultimo colpo di reni, proprio quell’anno, le semifinali di Wimbledon. Tuttavia a febbraio era indietro. Ranking: 26

Ivan Lendl nel 1993 era decisamente competitivo, ma cominciava a mostrare qualche crepa. Il numero 9 al mondo stava decisamente stretto a un dominatore abituale come lui. Vinse un paio di titoli, ma dopo essersi reso conto che non sarebbe tornato più quello di un tempo disse addio velocemente. Ranking: 9

Ancora no, ragazzo
Ancora no, ragazzo

Andre Agassi: il migliore, punto. Vero che è capitato in un periodo di interregno tra i più bui della storia del tennis a livello qualitativo, ma il mondo in cui mise in fila tutti i ragazzetti tra il 2002 e il 2003 fu allucinante. Un anno perfetto culminato nella vittoria negli Australian Open del 2003, quando mise in fila tutti i suoi avversari tritandoli. Non incontrò Top Ten, ma i Top Ten di allora erano davvero Top Ten? Ranking: 1

Carlos Moya, ovvero come non rassegnarsi agli anni. Non è corretto dire che lo spagnolo, nel 2009, fosse numero 105 al mondo, visto che non aveva giocato tutto l’anno. Nel 2010 ci riprovò con scarsa fortuna. Ranking: 105

Lleyton Hewitt: storia recente, è ancora lì a correre e sudare e nel mese di febbraio aveva un rispettabile ranking nei primi cinquanta. Ranking: 42

I numeri parlano chiaro e la dicono lunga sulla longevità di Federer, con buona pace di chi non faceva che pronosticarne il declino fin dal 2008. Stanotte lo svizzero ha battuto un tipino mica facile come Cilic al terzo, al termine di un match combattutissimo. Insomma, la storia continua e pezzi di leggenda vengono scritti ancora, al punto che spero mi si perdoni il tono enfatico di quest’articolo.

Auguri Roger. Ci si vede a Rio?

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