“Mi piace il rumore della palla. Che poi è un suono, non una cosa che disturba. È una questione di ritmo, di orecchio, è un battito. A me manca se per un po’ non lo sento, accompagna la mia vita”. In un’intervista a La Repubblica, Lorenzo Musetti mette un punto sulla stagione 2025, chiusa con la storica partecipazione alle ATP Finals di Torino. Il carrarino si racconta, dal rapporto sin dagli inizi con il coach Tartarini, all’amicizia con gli altri componenti del movimento azzurro, fino alle tempeste emotive che trasportano uno sportivo dal paradiso all’inferno.
STIMA PER SINNER
Grande stima reciproca tra Musetti e il numero due del mondo Jannik Sinner, che rappresenta un esempio da seguire e un modello da prendere come punto di riferimento per tutto il movimento tennistico italiano: “Jannik ce l’ho a fianco. Non è un nemico che mi toglie l’aria, è un campione che indica la via. Un punto di riferimento. Ma non giudico uno svantaggio essere capitato nel suo stesso periodo. Vorrei avere un po’ delle sue qualità? Sì, nel massimo rispetto delle nostre diversità”.
DIVENTARE PADRE E LA MATURITÀ
Nel 2024 Musetti è diventato padre, ma non tutti hanno appreso la splendida notizia come un evento positivo: “Ha fatto male essere giudicato in maniera negativa dai tifosi, come se diventare padre significasse voltare le spalle allo sport. Per me la famiglia è importante, ma anche il tennis”. Sarà una casualità, ma da quel momento sono stati tanti i miglioramenti che si sono visti dentro e fuori dal campo: “Diventare genitore mi ha dato una spinta in più, ciò che ho vissuto fuori mi ha fatto maturare dentro il campo. Prova ne è che Ludovico a marzo farà due anni e per me questa è stata la migliore stagione. Lunga, faticosa, ma piena di soddisfazioni”.
UN GIOVANE VECCHIO
Grazie al suo rovescio ad una mano e uno stile di gioco “vecchio stampo” molto gradevole, il ventitreenne attira le lusinghe di molti tennisti del passato, che rivedono in lui un tennis antico: “Piaccio ai campioni del passato, forse si rivedono in me. Ma preferisco vivere nel presente, non in una bolla nostalgica. Sono un’altra versione del tennis che vuole esistere anche senza sparare cannonate. Ho diritto alla mia musica e al mio futuro”.
TARTARINI MAESTRO
Simone Tartarini segue Musetti da sempre, con il passare degli anni si è costruito un rapporto di fiducia e rispetto reciproco: “Mi ha preso che avevo 8 anni. Probabilmente siamo gli unici due al mondo che, partendo dalle scuole tennis, sono arrivati nella top-10 mondiale. Era il mio maestro, ho passato più tempo con lui che con i miei genitori, abbiamo a volte diviso lo stesso letto, quando di soldi da spendere ancora non ce n’erano. Conosce tutto di me, c’è un rapporto fatto di valori e fiducia, non dimentichiamo mai da dove siamo partiti”.
L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA
Nel tennis dei grandi le pressioni e i giudizi altrui fanno parte della vita quotidiana: “Le tempeste emotive, l’alternarsi di gioie e dolori, tutto cambia in fretta: dal bello passi al brutto, sei in cima, ti ritrovi sul fondo. Dal paradiso all’inferno. Tutto intenso, forte, feroce nello stesso modo. Cadi a un passo dall’orizzonte, basta un 15, e quello che stavi per afferrare non c’è più”.
CONFLITTO INTERIORE
Diversi gli aspetti caratteriali da limare per Musetti, che sa di essere migliorato sotto l’aspetto mentale, ma è allo stesso tempo conscio di dover fare un ulteriore step: “Rivedermi quando mi lascio andare a comportamenti che non mi appartengono. Ho emozioni, masochismi, complessità. Capitemi, sto facendo sforzi, e grazie se vi ritrovate in me, nei miei alti e bassi. Invidio la continuità che hanno altri, lavoro per averla, sono migliorato, ma non sono un pezzo che esce dalla catena di montaggio. Rivendico la mia diversità, credo di piacere perché sono fuori dal coro”.