Serena in versione Californication

Serena Williams

di Giovanni Cola

Si è scrollata di dosso tante incertezze che hanno contraddistinto buona parte del suo 2014 con la vittoria al torneo di Stanford. Serena Williams non ha espresso il suo miglior tennis sul cemento californiano, ma grazie ad una grande prova di carattere è riuscita ad estromettere dalla corsa al titolo nell’atto conclusivo la tedesca Angelique Kerber (7-6 6-3). La campionessa di 17 Slam se l’è vista brutta soprattutto nel primo set quando si è trovata sotto 1-5, dopo essere stata letteralmente in balìa delle accelerazioni della sua avversaria da fondo campo. Come spesso è accaduto in passato, nelle altre finali disputate in carriera, la Kerber si è però sciolta proprio nel momento in cui doveva assestare il colpo del ko. Serena ha così saputo issarsi fino al tie break, non senza aver annullato anche due set point. Nel gioco decisivo, la maggiore fiducia e la ritrovata potenza esplosiva dei suoi colpi, hanno avuto la meglio. Il match è quindi girato in suo favore e il punteggio non è praticamente mai stato in discussione nel secondo parziale. Per lei si tratta del quarto titolo dell’anno, il 61esimo all-time, che può aiutarla soprattutto sotto l’aspetto mentale nel lungo cammino verso gli Us Open.

“Quando mi sono trovata ad un passo dal baratro sul 1-5 – ha spiegato la Williams – ho pensato che dovevo solo focalizzarmi sul giocare un punto alla volta. Mi rendevo conto che non riuscivo ad incidere e a far male. Con un pizzico di fortuna sono però stata brava a tornare sotto e a sorpassare Angelique. Ora sono consapevole di dover compiere ancora diversi progressi, soprattutto al servizio e nella risposta. Mi aspettavo in particolare di poter mettere a segno più vincenti con questo fondamentale.  Spero di salire ulteriormente di livello a Montreal”.

Sembrava tutto facile invece per Svetlana Kuznetsova a Washington. Conduceva 6-3 3-0 nella finale contro la sorprendente giapponese Kurumi Nara e pareva facile la sua navigazione verso il tanto sospirato trofeo dell’evento disputato nella capitale statunitense. La giocatrice asiatica tuttavia, specialista in grandi rimonte anche nei turni precedenti, è stata capace di mettere in difficoltà la russa, vincendo perentoriamente il secondo set prima di arrendersi allo sprint finale nel parziale decisivo, facendosi breakkare sul 5-4 in favore di Sveta. Lo score conclusivo è dunque stato 6-3 4-6 6-4. Per la russa si è trattato in questo modo del primo titolo Wta dopo quattro anni, il 14esimo totale della carriera. Sicuramente un ottimo auspicio per la stagione sul cemento americano, a 10 anni dalla sua gioia più grande allo Us Open 2004.

Ad un certo punto – ha ammesso la russa in conferenza stampa – quando ero avanti nel punteggio durante il terzo set, ho rivisto i fantasmi della finale di quest’anno a Oeiras. In quel caso però avevo perso, subendo il ritorno della mia avversaria. Questa volta è andata meglio, soprattutto perchè ho saputo mantenere alta la concentrazione nel frangente in cui serviva davvero. Non vincevo un torneo da troppo tempo, mi ero disabituata a queste belle sensazioni, mi auguro possa essere il preludio per un finale di 2014 in crescendo”. 

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