Yuki Bhambri, la speranza indiana

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di Fabio Valente

Appare alquanto singolare che una nazione con un numero di abitanti regolarmente superiore al miliardo non sia in grado di produrre un flusso costante di giocatori di successo in uno dei suoi sport principali e più seguiti. Eppure, il caso della penisola indiana è la perfetta conferma che non sempre un grande quantitativo di materie prime porta con successo alla formazione di numerosi prodotti di pregevole fattura. L’India, seppure da sempre molto più dedita al cricket che al tennis, ha comunque investito molto nella formazione dei propri campioni del domani, venendo raramente ricompensata in termini di risultati: tuttavia, le recenti vittorie di Yuki Bhambri, ventitreenne di Nuova Delhi, si possono considerare un meraviglioso regalo ancora da scartare completamente.

Il movimento tennistico indiano degli ultimi anni ha poggiato la propria spinta sulle robuste spalle di abili e navigati giocatori di doppio, tutt’oggi tra i migliori specialisti della disciplina, citando i nomi di Leander Paes e Rohan Bopanna. In singolare, invece, le lodi migliori sono toccate a Somdev Devvarman, capace di portare una ventata d’aria fresca nella penisola indiana grazie ad una magica settimana giocata al Chennai Open nel 2009, dove da wildcard locale giunse in finale grazie alle vittorie su Karlovic e Moya. Se si eccettua tale exploit, il vuoto indiano è rimasto incolmato per anni, sino alle interessanti e recenti gesta di Yuki Bhambri.

Proprio due settimane dopo l’improbabile cavalcata di Devvarman sul suolo natale, Yuki Bhambri faceva conoscere il proprio nome nell’élite del tennis mondiale grazie ad una prodigiosa vittoria agli Australian Open juniors, torneo ovviamente tra i più ambiti dell’intero circuito giovanile. Tale trionfo non poteva che scatenare un furioso avvicinamento al tennis di gran parte della popolazione indiana, fiera di aver trovato nel giovanissimo Yuki un campioncino in cui riporre grandi e pesanti speranze per il futuro. Ciò che molti di questi improvvisati fans non sapeva era che non sempre ad un successo a livello juniores corrisponde un facile dominio nell’Olimpo dei grandi…

Nato in una famiglia tennisticamente piuttosto avanzata per gli standard indiani, Yuki è fratello di due tenniste professioniste, Ankita e Sanaa, grazie alle quali si avvicina alla disciplina. Accompagnando le due ragazze ai tornei si innamora dello sport a cui dedicherà intense giornate di allenamenti e sulle loro orme intraprenderà la carriera di tennista. Nonostante Ankita fosse la seconda tennista d’India, alle spalle di Sania Mirza, e Sanaa avesse raggiunto le semifinali di doppio a soli 15 anni al Roland Garros junior, la scelta della non abbiente famiglia Bhambri è di puntare soldi e sacrifici proprio sul solo Yuki, concentrando ogni risorsa sul piccolo ma talentuoso bimbo prodigio.

L’iniziale transizione nel circuito maggiore appare piuttosto serena: Bhambri inizia regolarmente a trionfare a livello future anche se il suo corpicino piuttosto fragile è spesso soggetto agli infortuni che i ritmi del tennis professionistico spesso causano ed impongono. Già nel 2014, nonostante i lunghi e numerosi stop, Yuki è tra i primi 150 al mondo, precisamente alla posizione numero 143 del ranking ATP. Grazie ad un mirato lavoro fisico, il 2015 è la prima stagione senza infortuni del nativo di Nuova Delhi e i risultati non smentiscono le previsioni dei genitori: Yuki entra agilmente tra i primi 100 al mondo, accendendo in un lampo la speranza di un’intera nazione alle sue spalle.

Il fatto che ancora oggi il tennis sia il secondo sport più seguito in India, alle spalle dell’amatissimo cricket, prova che comunque l’interesse della nazione verso questo particolare sport sia vivo e costante, nonostante la mancanza di un giocatore capace di occupare i vertici delle classifiche mondiali. E’ impossibile immaginare quale sarebbe la portata di tale disciplina se l’India potesse contare su un giocatore tra i primi 15-20 al mondo. Molti, dopo aver visto giocare Yuki Bhambri, hanno iniziato a chiederselo con un sospiro di desiderio. Chissà che non sarà proprio quel ragazzino di Nuova Delhi ad accendere definitivamente la speranza di una intera popolazione.

 

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