Diario da New York: dal ping pong con Cinà alla gioia di Passaro sino all’intervista a El Aynaoui

Lapo Castrichella
6 Min Read
Younes El Aynaoui e Lapo Castrichella

La giornata inizia con un bel sole. L’aria è pulita, diversa dal solito: il vento e la pioggia dei giorni precedenti hanno spazzato via la foschia, e già dai primi passi mossi a Manhattan si respira un’atmosfera più chiara, più fresca, che a New York non è così comune. Dopo la colazione, decidiamo di sfidaci a ping pong io e Federico Cinà. Dopo tre set combattuti devo ammettere che ha vinto lui. Oggi devo cambiare il pass poiché quello concesso da Stefano Napolitano non è più valido, così per entrare in lounge e nelle aree riservate devo cambiarlo. Gentilmente “Pallino” mi concede il suo pass guest: grazie a lui posso continuare a vivere da dentro questa esperienza. Arrivo a Flushing Meadows e subito assisto al tie-break tra Struff e Cazaux, un match che per il livello delle qualificazioni è di qualità molto alta. Dopo mi sposto in un angolino che dà verso i campi di allenamento al Corona Park. È lì che incontro per la prima volta Younes El Aynaoui, coach di Gaston e padre del nuovo acquisto della Roma Neil. Ex numero 14 al mondo, due volte nei quarti all’US Open, un giocatore che ha lasciato un segno. Mi fa piacere parlargli, e subito dopo passo qualche minuto con Mattia Bellucci, reduce dal suo allenamento: anche oggi mi colpiscono le sue maglie vintage, anni ’90, Nike e CP Company che indossa, un tocco unico e originale.

Poi è tempo di match: Francesco Passaro affronta l’ultimo turno di qualificazioni contro Rocha. Sono sempre con Giovanni Bartocci, che spinge a gran voce il perugino con i suoi “Daje Franci!”. È un bel clima, e stavolta arriva anche la gioia: Passaro vince il match e conquista per la prima volta in carriera l’accesso al main draw dello US Open dopo aver giocato ad inizio anno il tabellone principale in Australia.

Dopo pranzo vado a vedere Lucrezia Stefanini, che purtroppo parte male contro l’americana Hinoue, sotto 5-0. Poi è bravissima a reagire, rientra fino al 5-5, porta il set al tie-break ma lo perde 7-6. Nel secondo set però finisce la benzina di Lucrezia, finisce 6-1. “Luli” si ferma così all’ultimo turno di qualificazioni, con dispiacere, rabbia e anche un po’ di frustrazione per una partita non delle migliori. Mi colpisce, però, l’atteggiamento del suo angolo sul 5-0: invece di insistere sul punteggio ormai quasi compromesso, gli suggeriscono di usare quell’ultimo game per provare qualcosa di diverso in vista del set successivo. È un approccio che le dà coraggio e la spinge a rientrare fino al 5 pari. Non basta però per cambiare l’inerzia del match, detto ciò, nessuna azzurra passa le qualificazioni.
Sul campo vicino va in scena un match molto strano: Grenier va avanti 7-6 4-0 e poi 5-3 in un match contro Gomez ma l’argentino portando dalla sua parte il pubblico rimonta e vince 7-6 il secondo parziale per poi vincere 6-1 al terzo, in un match teso anche per un faccia a faccia tra i due, con atteggiamenti e reazioni che non fanno bene al tennis.

Younes El Aynaoui e Hugo Gaston
Younes El Aynaoui e Hugo Gaston

Mi interessa molto anche l’allenamento di Gaston e Tseng. Mi soffermo a osservare soprattutto Younes El Aynaoui, la sua calma, il modo di lavorare. Poi lo intervisto. È un’emozione forte: non è la solita chiacchierata, ma la mia prima intervista a un ex top player, un giocatore che è stato tra i primi 15 al mondo e che ha fatto due volte quarti qui a New York. Con lui parliamo di tennis, del rapporto con il figlio Neil e, inevitabilmente, della Roma. Gli dico scherzando che tifo la Lazio, ma che mi auguro che suo figlio faccia una grande stagione. Ci ridiamo sopra: un siparietto simpatico che rende l’incontro ancora più speciale.

Ormai la giornata volge al termine. I match sono finiti, torno verso Manhattan e la sera mi regalo una passeggiata sul Brooklyn Bridge. Lo skyline illuminato, i grattacieli che si riflettono sul fiume, le luci di New York che sembrano non spegnersi mai: è una di quelle esperienze che sembrano scontate, ma che in realtà non lo sono mai. Si chiudono così le qualificazioni. È stata una settimana intensa, ricca di partite, di incontri, di emozioni. Tanti tennisti ci hanno provato, speravamo in una quota più alta di azzurri e azzurre dentro al main draw, ma resta comunque una settimana preziosa, piena di tennis e di volti ritrovati. Tra questi anche Terence Atmane, che avevo conosciuto in un Challenger a Cassis nel 2022: si ricorda di me, parliamo un po’, gli faccio i complimenti per l’incredibile risultato ottenuto a Cincinnati. È un ragazzo solare, simpatico, disponibile. Il diario di bordo delle qualificazioni si chiude qui: una settimana di tennis, di corse tra i campi, di pioggia e di sole, di vittorie e sconfitte. Una settimana che resta.

Share This Article