Agnese Zucchini: “A Roma per mantenere una promessa”

Agnese Zucchini

di Giulia Rossi

Agnese Zucchini ha vinto tre tornei Itf tutti nel 2011, il suo anno magico, che le hanno permesso di raggiungere il best ranking di 372 al mondo a giugno 2012. 8 finali, altre 12 semifinali tra singolare e doppio, un cammino da professionista frammentato da numerosi infortuni che hanno tolto continuità a una carriera molto promettente.

Il successo all’Open di Terni la proietta verso il torneo di pre-qualificazioni agli Internazionali BNL d’Italia che prenderà il via la prossima settimana. Agnese porta con sé a Roma l’esperienza dei suoi 32 anni, suo marito Emanuele e una promessa che non poteva infrangere.

Fin dall’inizio l’intervista si trasforma nel racconto appassionato di una vita intera dedicata al tennis. Agnese è un fiume in piena di pensieri, ricordi, emozioni. La sua allegria contagiosa caratterizza questa divertente chiacchierata al telefono, rubata al termine degli allenamenti in vista di Roma, dopo averle concesso umanamente il tempo di farsi una doccia. Si parte da quello che è sempre stato un fattore ricorrente nella sua carriera da tennista: l’ennesimo infortunio.

“Questo torneo in teoria non era neanche in previsione perché io il 12 marzo mi sono operata di ernia. Sempre l’anno scorso sono stata operata all’ernia crurale, vicino all’inguine e quest’anno mi è uscita anche dall’altra parte. Ho giocato la mia ultima partita ai Campionati Italiani di seconda categoria, che ho vinto, dopodiché non mi sono allenata molto, perché lavoro a tempo pieno alla Bologna Tennis Academy e la mia preparazione è stata fare da sparring partner ai ragazzi del circolo e seguire le ragazze di seconda categoria che sono un po’ più piccoline di me. Non ho potuto fare più di tanto in questi mesi, soprattutto non potevo caricare perché dovevo operarmi. Dopo un mesetto dall’operazione ero di nuovo in piedi e il torneo a Terni era l’unico che mi permetteva di giocare più tardi rispetto agli altri, e mi lasciava una settimana per provare ad allenarmi un po’. Fortunatamente ho giocato solo due partite mentre per esempio a Modena, oltre al fatto di dover giocare prima, sarei partita dietro e avrei dovuto fare più partite. Ho pensato che era meglio non rischiare troppo, se volevo davvero provarci almeno a Terni il tabellone mi aiutava un pochino.”

Agnese ZucchiniAgnese incontra in finale Lisa Piccinetti, di soli 14 anni, che si rivela un’avversaria davvero tosta e cede solo alla fine di un  combattutissimo terzo set: “Ho giocato con questa ragazzina davvero brava che in semifinale ha lasciato solo tre game alla Sussarello che è classificata 2.2. Non l’avevo mai vista in azione, ma mi aspettavo giocasse bene e non essendo al top fisicamente in finale ho fatto molta fatica: ho portato a casa il primo set, mentre ho mollato un po’ nel secondo per giocarmi al meglio il terzo set risparmiando un po’ di energie. Forse lì l’esperienza e la voglia di vincere hanno fatto la differenza perché arrivata a quel punto ci tenevo davvero tanto. Adesso non è che tutte le partite lascio un set, però visto come si era messo il secondo… me la sono giocata al terzo set ed è andata bene”. Non è la prima volta che la bolognese si qualifica per il Foro Italico: “Avevo già giocato a Roma nel 2011, mi ero qualificata qui nella mia città. Ho perso all’ultimo turno delle pre-quali con Karin Knapp, quella volta il sorteggio non era stato dei migliori! Poi lei ha passato anche le qualificazioni ed è entrata nel tabellone principale. A Roma mi ha accompagnata il mio maestro di una vita, Cesare Zavoli, che è scomparso due mesi fa. Gli avevo promesso che ci sarei tornata, che ci avrei riprovato.”

Il fiume di parole si interrompe bruscamente, si fa rado, il tono della voce si abbassa e, riemerse chissà da dove, le lacrime si mescolano alle parole: “Io dedico questa vittoria a lui perché anche due giorni prima che se ne andasse continuava a spronarmi «Torna a giocare, torna a giocare – mi diceva – qui il posto per lavorare ce l’hai sicuramente, invece per giocare non ti rimangano così tanti anni. Ma cosa ci fai qui, vai a giocare, io se fossi in te andrei subito!» Così mi sono detta dai, ci provo…e aveva ragione lui. Ho avuto davvero parecchi infortuni ed è stato lui sempre a sostenermi, era lui che mi incitava a ricominciare ogni volta”.

Gli infortuni, una costante ricorrente nella carriera di Agnese. Nonostante tutto non si è mai scoraggiata e a 29 anni è riuscita a vincere tre tornei Itf, due in Turchia e uno a Locri. A giugno 2012, alla soglia dei trent’anni, è la numero 372 del mondo, suo miglior ranking. Ma come si possono affrontare le difficoltà e risorgere quando sembra proprio il momento di appendere la racchetta al chiodo? Agnese ci pensa, ricomincia la frase quattro volte per poi affermare decisa: “Ok partiamo dall’inizio. A 22 anni mi sono trasferita a Palermo, dove abitava il mio ragazzo di allora e lì mi allenavo con Alessandro Chimirri. A quell’età non facevo tanti tornei anche se ero classificata B2. Chimirri mi ha spronata a giocare di più e sono arrivata attorno alla 500esima posizione. A 26 anni sono tornata a Bologna, di nuovo sotto l’ala di Zavoli ma avevo male alla spalla: giochicchiavo solo qualche torneo Open, non potevo certo fare i 10.000 o 25.000 dollari con una spalla messa malino. Aspetta, dimenticavo che a Palermo mi sono rotta i legamenti della caviglia! Poi mi sono strappata due volte gli addominali, gli adduttori, ho sofferto anche la pubalgia… quando sono arrivata a Bologna mi sono operata alla spalla, ho fatto il corso di istruttore di primo grado e ho cominciato a lavorare qui. In quel periodo giocavo la serie A1 con la Canottieri Padova e un minimo mi sono dovuta rimettere in forma, anche a Padova mi hanno incoraggiato a ritornare a giocare. Così mi sono decisa e se a inizio 2011 avevo zero punti, a gennaio dell’anno dopo ero già numero 380. Ho giocato bene quell’anno, ero rilassata, forse ero anche un po’ più matura e credevo di più nelle mie possibilità. Poi a inizio 2012 ho fatto una programmazione un po’ azzardata: sono andata negli Stati Uniti a giocare tre tornei da 25.000 dollari e ho trovato avversarie molto forti come la De Brito che oggi è attorno alla 100esima posizione. Sono stata un altro annetto attorno alla posizione 370 ma a inizio 2013 ho avuto altri problemi extratennistici, mi è tornato male al gomito, ho un po’ lasciato e ho iniziato a seguire le ragazze. Dall’anno scorso gioco i tornei Open e i campionati a squadre in Italia, Francia e Germania: ero a Trento domenica scorsa e questa domenica sono in Francia, infatti arriverò a Roma la sera verso mezzanotte e lunedì potrei anche giocare il primo match delle prequali!”

Mi viene naturale chiederle se dopo tutti questi anni di attività a singhiozzo, il tennis riesce ancora a divertirla: “Certo, io non smetterei mai di giocare! Anche quando sono piena di acciacchi a volte gioco lo stesso e mi devono tenere a freno. Ovviamente è anche un lavoro, ho sempre cercato di mantenermi da sola e di gestirmi coi soldi che prendevo dalle squadre o nei tornei Open, poi con quei soldi andavo a giocare tornei più importanti. La differenza è che ora non li spendo più per giocare i 10.000 o i 25.000 dollari e li metto da parte. Per me è totalmente un divertimento, se così non fosse non mi iscriverei neanche ai tornei”. In particolare allenare le ragazze di seconda categoria del Bologna Tennis Academy le dà molte soddisfazioni: “Mi piace un sacco trasmettere la mia passione per il tennis e sono molto fortunata perché sono ragazze d’oro, si impegnano e ci tengono tanto. Ovvio che ogni tanto quando sono con loro mi torna la voglia di tornare a giocare ma mi rendo conto che è dura fisicamente, io ormai faccio una partita e mi ci vuole una settimana per riprendermi! Gioco la domenica a squadre poi fino al venerdì dopo non tocco racchetta perché ho dolori ovunque, il venerdì tiro due palle e domenica vado a giocare di nuovo, è un circolo vizioso. A Roma mi ci vorrà un miracolo!”

Vista la sua esperienza diretta sul campo, sia come istruttrice di giovani leve, le chiedo un parere sui cambiamenti in atto nel tennis femminile degli ultimi anni: “La differenza è che adesso le ragazzine sono molto più impostate tecnicamente, tutte giocano bene i fondamentali e sono molto preparate fisicamente. Soprattutto spingono di più e giocano vicino alla riga. Ma c’è un comun denominatore: quello che manca sempre a tutte le età è la testa, il fattore mentale è ancora determinante in campo femminile, si perdono partite per un niente.” E dopo tanti anni di duri allenamenti si può ancora migliorare nella tecnica o è solo una questione di preparazione atletica? “Oddio migliorare tanto tecnicamente no, ma affinare la tecnica sì. Per quanto mi riguarda è soprattutto un fattore atletico, se riesci ad allenarti magari non tutti i giorni ma due volte a settimana arrivi in partita che ormai i tuoi schemi gli hai già in testa. Tra l’altro, io giocherei il rovescio da tutte le parti del campo. Da piccola sventagliavo anche di rovescio. Adesso ho capito che esiste anche un altro colpo, il dritto. Mi piacciono le superfici veloci ma non troppo, il cemento sarebbe l’ideale per me ma quando ho cominciato io c’erano davvero pochi tornei in questa superficie, adesso invece ce ne sono tanti anche da 10.000 o 25.000 dollari, per non parlare dei tornei Wta che ora sono la maggior parte…”

Il rovescio a sventaglio riporta Agnese indietro nel tempo, al ricordo dei suoi primi anni con la racchetta in mano: “Ho cominciato a 9 anni con i maestri Saetti dove c’era anche Simone Bolelli, infatti per tanti anni ci siamo allenati insieme. Non è che nella mia testa volevo fare la tennista, io avevo un’idea del tennis tutta mia: se non eri un fenomeno entro i 16/18 anni allora non andavi da nessuna parte. La mia tennista preferita era Monica Seles, bella aggressiva, che poi è il gioco che piace a me cioè cercare il punto subito e non stare delle ore a remare da fondocampo. Il tennis nella mia mente a 18 anni era tirare tutto forte, fare solo vincenti. Pensa che da piccola volevo fare l’avvocato, avrai notato la parlantina e quando voglio una cosa mi intestardisco per averla.”

Rinnovandole ancora i complimenti per la vittoria le domando chi la scorta a Roma e quali programmi le riserva il prossimo futuro: “Mio marito Emanuele Tendi, che è anche il mio preparatore atletico e che lavora con me a Bologna. Sinceramente ho sempre viaggiato da sola perché io ero un po’ più grande rispetto agli altri ragazzi, quindi mi fa molto piacere avere qualcuno lì fuori che mi sostenga. Dopo Roma giocherò a squadre in Italia e all’estero fino alla fine di giugno, poi ci sono i tornei Open qui vicino a Bologna, inoltre ho le ragazze under 18 da seguire, darò più spazio a loro che a me… e poi spero arriveranno anche le vacanze ad agosto!”

Ma non è ancora giunto il momento di riposarsi per questa irriducibile amante del tennis, tra pochi giorni il Foro Italico le aprirà le sue porte e questo torneo avrà per lei un significato particolarmente speciale. Che è racchiuso in una promessa. In bocca al lupo, Agnese.

Leggi anche:

    None Found