L’erba di Ana è sempre più verde

Ana Ivanovic

di Giovanni Cola

Se ha un fondamento di verità il detto “Chi ben comincia è a metà dell’opera”, l’avvio della stagione sull’erba per Ana Ivanovic possiamo dire essere stato davvero promettente. La serba infatti si è aggiudicata perentoriamente il torneo di Birmingham dove era la n.1 del seeding e la favorita incontrastata del tabellone. Sappiamo bene però quante volte in passato la Ivanovic abbia tradito le aspettative su di lei quando godeva dei favori del pronostico. In questo caso però il successo è stato legittimato, con una condizione fisica e mentale in costante crescita, durante tutto l’arco della settimana. In finale, praticamente a senso unico, si è imposta sulla ceca Barbora Zahlavova Strycova con un 6-3 6-2 senza appello. In pratica l’avversaria di Ana è stata in partita, cercando di restare attaccata nel punteggio, solamente all’inizio del primo set quando era addirittura stata in grado di strappare subito in apertura il servizio alla serba. Da lì in avanti la Ivanovic ha poi cominciato a dominare il gioco con numerose variazioni di ritmo e appoggiandosi su colpi molto profondi che hanno rivelato la propria straordinaria efficacia sull’erba inglese. Per lei si è così trattato del terzo titolo stagionale, dopo quelli ottenuti a Auckland e Monterrey. Un successo che la fa risalire fino alla posizione n.11 del ranking Wta. Tra l’altro proprio Ana è la giocatrice che finora ha vinto più partite nel 2014, è già a quota 37. Sicuramente un buon viatico in attesa dei gloriosi Championships.

“Davvero non mi aspettavo arrivasse proprio qui il mio primo titolo su questa superficie – ha ammesso la serba in conferenza stampa – mi fa molto piacere che anche il pubblico mi sia stato vicino anche negli incontri precedenti. Ora comunque sono consapevole di essere una giocatrice molto più matura di qualche anno fa e riesco a gestire meglio pure i momenti difficili. Prometto che lavorerò sodo anche sul miglioramento degli smash, mi rendo conto di averne sbagliati ancora qualcuno di troppo…”.

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