The Piccari’s Corner

Roberto Commentucci
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di Roberto Commentucci

Francesco Piccari da Anzio, classe 1979, è stato un buon giocatore professionista. Un filo troppo leggero per il circuito maggiore, ma dotato di un repertorio tecnico completo (in cui spicca un magnifico rovescio lungolinea) e di una viva intelligenza. Qualità che gli hanno consentito una buona carriera a livello challenger e future, con un best rank di 233 Atp in singolo e di 207 in doppio. Da circa un anno, Francesco ha praticamente smesso di giocare e allena (assieme a suo fratello Alessandro) una delle più forti – e più sfortunate – tenniste azzurre. La potente altoatesina Karin Knapp da Luttago, che è anche la sua fidanzata e che da circa 2 anni si è trasferita a Roma, interrompendo il sodalizio con il gruppo di lavoro Sartori-Boesso, con cui era arrivata 3 anni fa ad un best rank di 35 Wta, a poco più di 20 anni, prima di finire in un tremendo vortice di infortuni, in una via crucis fatta di ripetute operazioni al cuore e al ginocchio sinistro. Da qualche settimana, dopo tanto penare, Karin sta finalmente bene, e vederla giocare, vederla scatenare di nuovo sul campo tutta la sua barbarica potenza, è davvero molto bello. Ma non lascatevi fuorviare: il vero spettacolo è al suo angolo, e Francesco Piccari è il protagonista assoluto. State a sentire.
Le due stanno provando i servizi. L’avversaria, la franco-slava Mladenovic, è una vitaminica ragazzona dal fisico fantastico, bionda, alta e potente.
Francè, com’è la tattica con la Mladenovic?” “Farla muovere, e non darle palle facili al dritto, che ti fulmina. E poi aggredirla sempre con la risposta sulla seconda, per farle perdere sicurezza. Serve bene, e se la lasci tranquilla, è una che può non farti giocare.” Bene, penso: lucido e preciso, ma calmo e sereno.
Inizia il match. Karin è al servizio, da sinistra. Francesco mi guarda e mi fa, sottovoce: “Ci starebbe bene un bel kick sul rovescio”. Manco a farlo apposta, Karin esegue. L’altra, sorpresa, risponde corto, e viene fulminata da un missile di diritto in contropiede. Sorrisetto compiaciuto.
Poco dopo, Francesco mormora, sempre sottovoce: “Dai Karin, una bella botta piatta centrale…”. Manco a dirlo… Ace al centro!
E poi, mentre gli scambi si allungano: “se adesso va sul lungolinea col rovescio l’altra impazzisce”. Detto, fatto: dopo una battaglia di rovesci cross è Karin la prima ad andare in lungolinea, lasciando di stucco l’avversaria. E via così. Davvero, sembra che Piccari abbia in mano un telecomando, un joystick.
Insomma, il fluido tra i due funziona alla grande.
Anche se si guardano poco. “L’ho detto a Karin: non mi devi guardare sempre, ad ogni punto, ma solo quando ne senti la necessità. Se serve, sono qua.” Ma appena l’azzurra va sotto, da 31 a 34, Francesco interviene subito, sereno ma deciso: “Dai, su, stai più vicina al campo, stai andando troppo dietro. Devi esse te a menà. Daje!”.
Lei abbassa la testa, ma obbedisce e rimonta.
Il dialetto romanesco è un’altra componente importante in questa storia. Piccari ha, innata, una qualità fondamentale per un coach: la capacità di alleggerire le situazioni, magari con qualche battuta spiritosa, di sdrammatizzare, di infondere serenità. Una qualità di importanza enorme per una come Karin, sempre molto seriosa in campo, e che per carattere tende a mettersi addosso troppa pressione. Quando si arriva alle battute finali del primo set, con un susseguirsi convulso di break e controbreak, tensione a mille e cuore in gola, Francesco dopo un bel punto storpia volutamente il cognome di Karin, e stavolta si fa sentire: “Brava Sgnaff! Ammazza che crucca!”. Ilarità generale, anche se siamo 5 pari. Lei, sorpresa, tesissima, d’un tratto sembra sorridere, e si scioglie. In fondo, è solo tennis… Gioca più libera, e con due tremende bordate di diritto e un doppio fallo della Mladenovic, la crucca azzurra si porta via il primo set, un lottatissimo 75.
Da lì in poi, è una discesa. Francesco è più disteso, ha già capito che è fatta. L’altra infatti è sempre più nervosa, se la prende persino coi raccattapalle, mentre Karin acquista fiducia, inizia a sparare tutto e per 5 games di fila non fa più toccare la palla all’avversaria. A un certo punto, su una seconda della Mladenovic, Francesco mormora: “Dai Karin, monta sopra a ‘sta palla, senza paura!” Il kick della francese è rapido e velenoso, ma l’azzurra cerca benissimo la palla con i piedi, trova un impatto perfetto, e spara un tracciante bimane lungolinea che lascia l’altra immobile. Francesco allarga le braccia, e ridacchia: “Vedi, quando c’hai la Knapp, è troppo facile… finisce che sembri pure un bravo allenatore…”.
E invece lo sei, Francesco. Lo sei nell’anima, nel corpo e nella testa. Sei nato coach. Studia, perfezionati, completa il tuo bagaglio di esperienze, e potrai andare davvero lontano, in questa tua seconda carriera.
Tu e Karin, la tua crucca rinata, occhi dolci, cuore tenero e volontà d’acciaio.
Che a New York, il prossimo settembre, tornerà a giocare le qualificazioni di un torneo dello Slam.
Bentornata, stella alpina.
ITF Tevere Remo, 25.000 dollari. Semifinali.
Karin Knapp b. Kristina Mladenovic 75 61

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